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Un tuffo nel Museo del Mare di Capo Vaticano

Un tuffo nel Museo del Mare di Capo Vaticano

Il mare è una costante della vita dei calabresi. Sia che ci si trovi sul Tirreno ad osservare il tramonto che sullo Ionio alle prime luci dell’alba, l’oro blu scandisce e arricchisce la vita e lo spirito dei suoi osservatori. Inquieto, calmo o in scaduta. Blu, celeste e verde. Il sole sembra specchiarsi sulla sua superficie in un gioco di luce e colori che vengono riflessi, costringendo a guardarlo con le sue scintille color oro sul blu più profondo, ma è nulla rispetto alle meraviglie che sono custodite all’interno delle sue profondità. Oggi, durante il caldo avvolgente della stagione estiva, lasciatevi cullare dalle onde del mare capaci di trasportarvi in un luogo della cultura davvero unico, capace di restituire le tracce delle straordinarie bellezze contenute nella costa vibonese e i segni della cultura materiale delle comunità che vivono in stretto contatto e in una profonda sinergia con lo spirito più profondo di questi luoghi. Benvenuti nel Museo del Mare di Capo Vaticano. Collocato all’interno di una rete di cinque istituti della cultura dislocati sul territorio vibonese che creano il Museo Civico di Ricadi (Mu.Ri), alle meraviglie sommerse custodite al suo interno si affiancano il Museo della Cipolla a San Nicolò, il Museo delle Torri collocato all’interno della Torre Marrana di Brivadi, quello dell’arte contadina a Ricadi e il Museo antropologico e paleontologico a Santa Domenica.

Ti sei mai tuffato in acqua restando sulla terra ferma? Al Museo del Mare di Capo Vaticano è possibile immergersi nelle profondità marine rimanendo perfettamente asciutti; è proprio come se un giorno andando in spiaggia l’acqua del mare non ci fosse più: il museo è quindi un itinerario nei fondali delle meravigliose coste calabresi, che accorpa reperti marittimi, fossili, resti della fauna marina e strumenti dell’antica tradizione marinara locale.

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Vista dal Museo del Mare di Capo Vaticano – Foto del sito del Museo

«Sito nell’ex vedetta diurna di Capo Vaticano, è immerso nella vegetazione mediterranea e gode della vista panoramica delle isole Eolie. Il luogo riassume il rapporto uomo-mare vissuto e vivibile nel nostro territorio. Il Museo si articola in cinque sale espositive e comprende la storia delle tonnare romane rinvenute sulla costa vibonese (Briatico: Santa Irene e La Rocchetta) e di quelle ottocentesche in funzione fino ai primi decenni del secolo scorso, una sala in cui sono esposti alcuni attrezzi utilizzati per la pesca. Un percorso di pannelli didattici guida il visitatore alla conoscenza della biologia marina anche mediante l’esposizione di conchiglie e resti di animali marini»

Sito del Museo

Quale luogo più adatto ad ospitare il museo del mare in una ex vedetta della Marina Militare? La vista esterna dal museo gareggia con le appassionanti suggestioni legate alla pesca provate al suo interno: dalla vedetta è infatti possibile volgere lo sguardo oltreché sulle Isole Eolie, anche su tutto il promontorio di Capo Vaticano con una vista panoramica che svaria dalla Sicilia al Golfo di Gioia Tauro e di Lamezia.

Entrando al suo interno si possono osservare le riproduzioni delle antiche carte di navigazione della Calabria come in un incredibile viaggio nel tempo capace di portare il visitatore alla scoperta della biologia marina, degli arnesi da pesca usati in passato e di far rivivere, attraverso dei pannelli illustrativi, la caccia alle balene all’interno dello stretto di Messina. Un itinerario all’interno delle coste vibonesi che ripercorre e fa quasi percepire i suoni, l’atmosfera e i colori della tradizione vera e autentica come il mare delle tonnare del vibonese dall’epoca romana al 1800. Insomma, ad attendervi all’esterno di questo affascinante e coinvolgente viaggio troverete due barche e una serie di ancore, entrambi utili a lasciare gli ormeggi e navigare all’interno delle sue meraviglie mediterranee.

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Ernest Hemingway – Foto di Bio.biography.com

«Era un vecchio che pescava da solo su una piccola barca nella corrente del Golfo e ormai da ottantaquattro giorni non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni con lui c’era stato un ragazzo. Ma dopo quaranta giorni senza neppure un pesce i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio era ormai sicuramente definitivamente salao, cioè uno sfortunato della peggiore specie, e per loro ordine il ragazzo era andato su un’altra barca che aveva preso tre bei pesci nella prima settimana.

Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi, che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti».

Incipit del capolavoro di Ernest Hemingway: il Vecchio e il Mare

info@meravigliedicalabria.it

Foto di copertina del sito del Museo

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