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Teresa Siciliani Pometti, la donna che fece grandi meraviglie a Cirò

Teresa Siciliani Pometti, la donna che fece grandi meraviglie a Cirò

di Maria Francesca Carnea

Si dipana, in un ritratto di affabilità, la figura di Teresa Siciliani Pometti, nobildonna di Cirò. Recuperare la memoria, il senso storico, identitario di una comunità, stupisce e accresce curiosità. Antica devozione il territorio di Cirò ha riservato per S. Antonio da Padova: nel 1663, venne eletto Santo Protettore di Cirò1. Dall’Archivio di Stato di Catanzaro, protocollo del notaio Blefari Giovan Domenico relativo all’anno 1665, f. 327, leggiamo: “L’ Università del Cirò il 13 Settembre 1663 in ‘pubblico e general parlamento’ elesse S. Antonio di Padova suo Protettore, cioè “fu concluso in detto pubblico parlamento che si debba ricevere il detto miracoloso s.to Ant.o per Protettore di detta Patria del Cirò, e suoi cittadini, et habitanti, con obligo di sollennizzare la festa ogni anno à 13 di Giugno nella Chiesa dé Patri Con.li (Conventuali) di detta terra” – cioè nella Chiesa del Convento di S. Francesco d’Assisi2. Della devozione a S. Antonio, Protettore di Cirò, parla nel suo testo G. F. Pugliese3: circa le Feste dei Santi Protettori, questi sono S. Francesco da Paola, S. Nicodemo Abate, e S. Antonio da Padova. È dunque devozione sentita al Santo dalla lingua incorrotta, dai tanti miracoli. Tale devozione ha sicuramente favorito, ispirato all’edificazione di un’opera che ha condotto la Congregazione delle Suore Francescane di Sant’Antonio a giungere a Cirò, per volontà di D. Teresa Siciliani in Pometti. Cirò, infatti, si è compiaciuto della presenza del Collegio “Gesù Bambino”, istituito dal 1938, retto dalle Suore Francescane di sant’Antonio, una presenza spirituale resasi preziosa risorsa per la Comunità stessa, come collegio per orfanelle, asilo, scuola di laboratori di artigianato, forgiando a strumenti di mestieri tradizionali, oltre che sano senso di aggregazione comunitaria. Certo, i tempi cambiano, e venti di ‘modifica di finalità’, turba animi e fa dispiacere la Comunità. Le difficoltà dell’Istituto circa inattività ‘circostanziali’ non erompono oggi, e diventa importante comprendere cause contingenti che l’affliggono, superando la ‘circostanzialità’, affinché si determini una continuità di presenza.

Le suore, con amorevole servizio, si sono prodigate per la Comunità di Cirò, in cui sono nate anche vocazioni per la Congregazione stessa. Impegno come orfanotrofio, asilo, scuola di laboratori di artigianato, hanno regalato alla Comunità strumenti per mestieri tradizionali, il ricamo innanzitutto, oltre che sano senso di aggregazione comunitaria. È, dunque, doverosa la riconoscenza per l’operato profuso dalle Religiose Francescane di S. Antonio a Cirò che, nello spirito francescano, hanno offerto beneficio a ragazze rimaste senza genitori o provenienti da famiglie disagiate – veniva loro garantito un tetto, un’educazione, un pasto sicuro. Hanno favorito la vita attiva della gioventù che, con l’Azione Cattolica, infervorava all’impegno spirituale costruttivo. L’opera benefica della nobildonna Teresa Siciliani in Pometti, ha consentito l’apertura di una casa di speranza, intitolata a Gesù Bambino. Se dunque gratitudine è dovuta alle Suore “Povere figlie di S. Antonio”, ancor più se ne deve a Donna Teresa, il cui progetto fu segno di una speranza concreta. Una Donna che tanto ha fatto per Cirò, meriterebbe maggiore attenzione: la titolazione di una piazza pubblica, la realizzazione di un monumento che la ricordi alla storia di Cirò e, perché no, la presenza delle sue spoglie nella Cappella dentro al collegio, casa sua.

Ma chi era la N.D. Teresa Siciliani Pometti (1870- 1952)

Sorella del poeta Luigi, dell’ammiraglio Domenico, fu la 5a di 13 figli, sei fratelli e sette sorelle, nati dall’amore di Mario e  Antonietta Catanzaro Zito. Teresa, sensibile ai sofferenti, ai bisognosi, affinò le sue qualità nella pratica della carità che si traduceva in atti concreti di aiuto. Fu una donna di virtù, straordinaria, una donna che amava la preghiera, ne sentiva l’attrazione e ne apprezzava il valore, non solo sul piano ascetico, ma come metodo mistico, come vita di unione con Cristo. Amava pazzamente il Bambino Gesù. Andò in sposa a Giuseppe Pometti, ricco gentiluomo originario di Longobucco, dove il padre esercitava la professione di medico.

Frutti di fraternita e Azione cattolica A. DeFino 1 - Meraviglie di Calabria - 12
Frutti di fraternità e Azione cattolica -A. DeFino

I Pometti, venuti a Cirò, erano riusciti a comprare tutti i beni che appartenevano alla famiglia Raniere di Scala Coeli. A Napoli, dove dopo il matrimonio si trasferirono, Donna Teresa aderirà ai gruppi ecclesiali che, sotto la guida del Card. Prisco, avevano promosso un programma di aiuti e iniziative per i ragazzi abbandonati, per i bimbi senza famiglie. Grazie anche all’esperienza che praticò con questo gruppo di madame napoletane, animate da sentimenti umanitari e cristiani, Teresa Siciliani Pometti troverà modo di realizzare i sogni della sua giovinezza. E, leggendo i segni dei tempi, aprì il suo cuore e la sua casa affinché queste creature avessero un pezzo di pane ed un letto e, soprattutto, sentissero meno amara e desolata la mancanza dell’amore materno. Affidò i segreti della sua anima all’allora Vescovo di Cariati, mons. Raffaele Faggiano, che veniva dalla Congregazione dei Passionisti. Tra l’altro, nel 1938 mons. Faggiano aveva già preparato tutto il materiale per fare sorgere un convento, il Santuario sulla collina di Madonna d’Itria. In una lettera del 20.05.1938 scrive: “D’accordo col nostro Santo Vescovo ho preso la decisione di aprire la casa, senza attendere”. Si apre l’Orfanotrofio a Cirò, e lo affida alla Congregazione delle Religiose Francescane di Sant’Antonio. L’aurora del 1938 salutò la venuta delle prime consorelle. D.Teresa amava far vita comune con le suore, pregava con loro, viveva come una di loro. E le bimbe che venivano accolte dovevano sentire il calore e l’affetto di una famiglia.

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A Donna Teresa non piaceva parlare di orfanotrofio, la sua era la casa di Gesù Bambino. La casa di carità aperta, fu un’oasi di spiritualità, dove centinaia di orfanelle trovarono modo di vincere il proprio abbandono, e di educarsi ai sani principi di una morale che ha dato loro dignità e decoro. Donna Teresa aveva voluto che le suore venendo a Cirò non si sentissero ospiti, ma si considerassero a casa loro, e responsabili anche della parte economica. A questo scopo, con atto pubblico, redatto dinanzi al notaio Natale Ferraro di Strongoli in data 28.10.1944, fu stilata la generosa donazione con la quale l’Istituto delle Suore Francescane acquisiva il possesso di un fondo di 102 tomolate, pari 34 ettari, sito in agro Cirò, riportato in catasto all’art. 6886, e del palazzo di casa Pometti, sito nell’abitato di Cirò in via Nicotera, riportato in catasto all’art. 4664. A questa donazione, per testamento olografo, seguirà il lascito di altri beni di una certa consistenza. Il testamento è datato 25 marzo 1950. Ma il cuore di Donna Teresa, fu ancora più grande. Per Lei, l’opera non poteva essere legata alla sua persona, bisognava provvedere a che essa potesse avere un carattere di continuità e permanenza, non vincolata alla presenza o meno di una determinata persona. La nobildonna, che aveva il senso pratico di una buona amministratrice, intuì molto bene che la posizione dell’opera doveva essere affidata ad un ente morale e per tempo volle fare atto di donazione all’orfanotrofio e di tutti i suoi beni alla Congregazione delle Francescane di Sant’Antonio. Si spogliò di tutto, persino dei suoi cari gioielli e ne vincolò la donazione a precise clausole.

La N. D. Teresa Siciliani ved. Pometti si spense nel 1952. La preghiera delle Suore “Povere figlie di S. Antonio” per la loro Benefattrice ne riporta edificante descrizione: “… fu donna di volontà energica di cuore nobile, grande, sempre umile, di intelligenza pronta e cantò con sentimenti delicati inni al Pargolo divino. L’Orfanotrofio “Gesù Bambino” eretto con le sue sostanze patrimoniali testimonierà ai secoli il suo amore all’infanzia abbandonata perché vide in essa l’immagine di Gesù umile e povero nella Grotta. …”.

Del suo progetto ha beneficiato tutta una Comunità supportando, negli anni, reali stati di bisogno. Occorre motivare le buone volontà alla continuità di un bene spirituale, auspicando permanenza di presenza delle Religiose Francescane di S. Antonio, al contempo, mantenendo memoria, riconoscenza, a personalità e opera, quale la N. D. Teresa Siciliani Pometti, vanto per tutta la Comunità.


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1 Maria Francesca Carnea, San Nicodemo monaco di Calabria. Fuoco manifesto di magnanimità, Rivista di Ascetica e Mistica – 1/2018, Ed. Nerbini, Firenze.

2 Maria Francesca Carnea, San Nicodemo da Sikròs. Monaco eremita del Kellarana, IlTesto ed., 2021.

3 Giovan Francesco Pugliese, Della Descrizione ed Istorica Narrazione dell’origine e vicende politico-economiche di Cirò, Vol. I., Napoli, 1849.

4 Antonino Terminelli, La storia di un’anima in un paese di Calabria (Teresa Siciliani nobildonna di Cirò), Tazzi ed., L’Aquila, 1991.

Foto di copertina del Comune di Cirò

Maria Francesca Carnea, filosofa, consulente strategie di comunicazione, già docente invitato presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo in comunicazione e spiritualità; sociologia e spiritualità della comunicazione politica.  Autrice di pubblicazioni a carattere storico, filosofico, socio-politico.

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