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Storia della Calabria da riscrivere, i geositi di Nardodipace la “chiave di volta”

Storia della Calabria da riscrivere, i geositi di Nardodipace la “chiave di volta”

di Roberto De Santo

Opera della natura o, come sostengono più studiosi, perizia di un millenario popolo che abitava la Calabria. Sapienti mani che avrebbero realizzato questi veri e propri monumenti per celebrare antichissimi riti o per farne dimora funeraria. I complessi megalitici che sorgono a Narcodipace mantengono intatti questi elementi di mistero. Un enigma che proviene da millenni di storia – si calcola che siano stati realizzati cinquemila anni prima della nascita di Cristo – e che suscita interesse non solo nel mondo della scienza. Si tratta di due complessi alti tra gli 8 e 6 metri e la cui base è costituita da pietre gigantesche a forma poligonale pesanti fino a 200 tonnellate.

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Nardodipace

Proprio per comprenderne qualcosa in più di questa affascinante storia, il Parco naturale regionale delle Serre – dove risiedono i megaliti – ha siglato un accordo con i ricercatori del dipartimento Biologia, Ecologia e Scienze della terra dell’Università della Calabria. Un accordo finalizzato proprio a realizzare uno studio approfondito sui geositi e cercare di svelarne almeno la natura.

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«L’iniziativa – spiegano dall’Ente parco – ha carattere didattico, formativo e divulgativo anche per la fruizione da parte di studenti dell’Unical, indicando come prioritario lo studio inerente alle emergenze geologiche, geomorfologiche e ambientali di interesse scientifico, paesaggistico e storico-culturale nell’area dei Geositi caratterizzati da megaliti». Una scelta compiuta anche ai fini di «sviluppare progetti di tutela e valorizzazione ambientale, culturale e turistica».

Il mistero millenario

Da quando vennero scoperti, dopo il devastante incendio che nel 2002 distrusse la vegetazione della zona facendo emergere questi ciclopi, i megaliti stimolano le ipotesi più disparate. Alcune leggendarie ed altre che hanno basi scientifiche. Stando ad alcuni studi, i misteriosi geositi – definiti la “Stonehenge” italiana (per il parallelo con il sito neolitico che si trova ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra) – potrebbero essere opera del popolo dei Pelasgi che per millenni abitò anche l’Occidente. Provenienti dall’Asia Minore, “il popolo del mare” sarebbe approdato anche in Calabria realizzando queste ciclopiche opere.

Uno strenuo assertore di questa tesi è stato il professor Domenico Raso che ha speso tutta la sua vita per far luce sulla civiltà che abitò le Serre calabresi in un periodo antichissimo. L’antropologo pubblicò una quantità immensa di studi tra cui quelli riferiti proprio ai megaliti di Nardodipace. E stando alle sue conclusioni, queste strutture avrebbero origini umane. Sarebbero dei dolmen, sepolture collettive destinate ad antichi sovrani pelasgici. Il professore riuscì a decifrare alcune tavolette con scritte “petroglifi” in una lingua sconosciuta.
Tavolette rinvenute anche queste in condizioni fortuite da Mario Tolone Azzariti a seguito dell’alluvione che nel 1972 colpì Girifalco. Qui all’interno di una cavità scoprì alcuni reperti tra cui appunto le tavolette.

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Stando alla lettura di quelle scritture, in Calabria esisterebbero almeno quattro siti pelasgici: due a Placanica e gli altri appunto a Nardodipace. Area questa che nella trascrizione del professor Raso verrebbe denominata come “città della porta”. Ed è anche il geologo Alessandro Guerricchio, professore emerito dell’Università della Calabria a sostenere con forza la natura umana di quei geositi. Forte delle sue profonde conoscenze, il docente ritiene che quelle strutture così come emerse sarebbero state realizzate dell’uomo.


Ma c’è di più, stando ad un suo studio realizzato anche grazie all’ausilio di fotografie aeree e stereoscopiche, nonché grazie ai rilevamenti di carattere magnetometrico, il professore emerito dell’Unical ha potuto sostenere la tesi secondo cui «il sito di interesse archeologico sarebbe ben più vasto di quello visibile ad occhio nudo».  Da qui l’importanza di approfondire lo studio sul sito di Nardodipace che potrebbe rivelarsi fondamentale per ricostruire le origini della storia delle popolazioni che abitarono la Calabria millenni prima dell’arrivo dei greci. Una tesi affascinante a cui l’indagine dell’Unical potrebbe apportare contributi decisivi. (foto dal web)

info@meravigliedicalabria.it

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