Sotto il manto di San Francesco

Nei giorni scorsi si sono tenute a Paola le celebrazioni in onore del più calabrese tra i santi, San Francesco di Paola, patrono della gente di mare e della Calabria. Quattro giorni di festeggiamenti culminati con i solenni festeggiamenti del 4 maggio. La figura del Santo paolano è tra le più note della Regione, vuoi per le sue origini vuoi per la sua fama che ha valicato i confini regionali diventando una delle figure più venerate del mondo. Ma perché proprio il 4 maggio e non il 2 aprile (ricorrenza della salita al cielo) o il 27 marzo (ricorrenza della venuta al mondo)? Dietro questa ricorrenza si cela quello che potremmo chiamare un ritardo di comunicazione. Infatti, per i paolani e tutti i devoti del Santo il 4 maggio si ricorda l’avvenuta canonizzazione da parte di Papa Leone X il 1° maggio 1559. Tuttavia la notizia giunse a Paola solo quattro giorni dopo, il 4 maggio appunto ed è per questo che i festeggiamenti hanno inizio il primo del mese e si concludono il 4.
Ma chi era San Francesco?
Francesco da Paola, fu uno straordinario taumaturgo del XV secolo. Fin dalla sua nascita svelò una straordinaria maturità spirituale, impreziosita dal dono di manifestazioni soprannaturali. Si rimane affascinati dalla sua potenza mistica, dall’autorità della sua comunicazione sociale, dal suo agire da giusto a favore dei più deboli. Francesco, non fu contro lo Stato, ma sicuramente contro chi, forte delle attribuzioni di gestione, le usava per vessare il Popolo. Celebre, a tal proposito, il miracolo della moneta avvenuto dinanzi al re di Napoli, Ferrante di Aragona. Francesco nel prendere una delle monete che il re gli stava offrendo in dono, la spezzo e da essa ne uscì sangue, mentre il Santo pronunciava le seguenti parole: “Vedete mio re? Questo è il sangue della povera gente sfruttata e malpagata”. Per questo motivo Francesco è anche patrono degli oppressi. La sua straordinarietà lo porterà a lasciare la Calabria, triste destino che oggi tocca a tanti nostri giovani conterranei, per raggiungere in Francia il capezzale di re Luigi XI. Il re convinto che, se il frate calabrese poteva compiere tutti i miracoli di cui gli era giunta voce, avrebbe miracolato anche a lui che, in fondo, era stato colpito soltanto da un ictus. Tuttavia, come spesso accade ciò che ci si aspetta si verifica in una natura completamente diversa. Ciò di cui aveva bisogno Luigi non era la guarigione del corpo, ma dell’anima. Comincia, infatti, un dialogo a distanza tra i due, nel silenzio, dove l’uomo più potente ha bisogno di quell’uomo povero ed è in attesa del miracolo. Quel miracolo non avviene. Perché Francesco sente che, con il re di Francia, dovrà compiere un miracolo ancora più grande, quello della conversione o meglio del raggiungimento della piena consapevolezza della fede. Il più grande miracolo che l’uomo può chiedere a Dio infatti è quello di avere fede. San Francesco di Paola riesce in questo nonostante la durezza di alcuni dialoghi. E quando giunge la morte, Luigi XI, grazie alla vicinanza del frate calabrese, la accoglie serenamente.

Nonostante il viaggio intrapreso, per la maggior parte della sua vita, Francesco scelse di vivere in solitaria e in perenne stato penitenziale. Oltre ai miracoli compiuti, è questo quello che segna l’eccezionalità del personaggio e attira devoti e discepoli. Il carico dei problemi, che la gente deposita moralmente sulle sue spalle, lo rende interprete dei più poveri presso i potenti, che spesso si accostano a lui con sincera conversione. Comincia così anche un’azione sociale, resa credibile agli occhi della gente attraverso uno stile di vita molto austero, da vero uomo libero dai condizionamenti terreni. Si formò attorno a lui un piccolo nucleo di compagni e il monastero che ne sorse, dovette darsi una regola di comportamento per l’osservanza della vita religiosa in comune. Tuttavia il modo di vivere dettato dalla regola non viene visto di buon occhio dalla curia romana definendolo sostenibile solo da un uomo “rustico e villano” come lui. Francesco rispose che era la verità e, come prova, prendendo tra le mani dei carboni accesi, gli dice: “A chi ama Dio tutto è possibile”, dimostrandogli, così, che lo stile di vita da lui proposto per seguire la strada del Vangelo era possibile. Questo è il messaggio potente del Santo Paolano che va oltre i miracoli fisici. San Francesco con la sua vita ci mostra come se si accetta la volontà di Dio pienamente e senza opposizione alcuna, non c’è intelligenza o ricchezza che tenga, anche il più povero tra i poveri sarà capace di compiere atti straordinari avendo come alleato Colui per il quale nulla è impossibile.
di Domenico Lo Duca