Settimana Santa in Calabria, la sacralità entra nel vivo

di Roberto De Santo
La Settimana Santa in Calabria entra nel vivo. Con le principali manifestazioni che interesseranno praticamente l’intero territorio calabrese. Una serie di appuntamenti che sono già partiti da domenica delle palme ma che vivranno la parte saliente in questo fine settimana con l’arrivo della Pasqua.
Ma ecco alcuni dei principali eventi che coinvolgeranno le comunità e che rappresentano gli appuntamenti più sentiti dai calabresi.
Giovedì Santo

È il giorno dei Sepolcri e dell’Ultima Cena quello del Giovedì Santo. Una ricorrenza che viene ricordata praticamente in tutti i centri calabresi. Tra gli eventi più suggestivi, però restano quello che si celebra a Verbicaro con i Battenti. Nel piccolo centro del Tirreno Cosentino durante la notte, un gruppo di uomini, chiamati “battenti” o “vattienti”, si flagellano le gambe sui sagrati delle chiese del paese e in altri luoghi simbolici con un cardo o cardillo, un pezzo di sughero nel quale sono conficcati alcuni pezzi di vetro acuminato. Questo rito di auto-flagellazione è un atto di fede e devozione, e rappresenta le pene sofferte da Cristo durante la Via Crucis.

A Cassano allo Ionio invece si svolge “La Chiamata della Madonna”. Al termine della messa celebrata nella Cattedrale il sacerdote chiama a sé la statua della Madonna che viene portata in spalle fino al pulpito. Questa statua veneratissima di Maria fa il suo ingresso in chiesa, preceduta da “flagellanti” che si percuotono incessantemente e dai suonatori di “troccola”, “bùccína” e “tamburi”.
A Stilo si svolge la benedizione delle “gucciadate”. I pani a forma di ciambella vengono benedetti nel corso della messa del Giovedì Santo. I fedeli, quando cala la sera, si radunano in vari punti della città portando pesanti croci sulle spalle e in corteo a piedi nudi percorrono le stradine del piccolo borgo.
Venerdì Santo

Sono tanti gli eventi in Calabria che commemorano la passione e la crocifissione di Gesù Cristo. Tra i più famosi ci sono le “Nache”, processioni che si svolgono in diverse località. La più affascinate è quella che si celebra a Catanzaro e che trae origine dal 1600. Nel Capoluogo il simulacro di Gesù portato nella “culla” appunto la Naca sfilerà in processione portato dai vigili del fuoco. La “naca” viene preceduta dagli stendardi, dai gonfaloni delle Confraternite cittadine: dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, dell’Immacolata, del Carmine e del Rosario. Seguono le croci penitenziali delle varie congreghe alcune tuttora esistenti.

A Cassano la Via Crucis è resa affascinante da un antichissimo rito. Durante la processione dei Misteri del Venerdì, che si snoda lentamente lungo le strade della cittadina, gli uomini e le donne che hanno fatto un voto alla Madonna si flagellano. Questo rito penitenziale di auto-flagellazione è un atto di fede e devozione, e rappresenta le pene sofferte da Cristo durante la Via Crucis. A Melicucco, in provincia di Reggio Calabria, si celebra la “Notte dei Misteri di Cristo”. Si tratta di una delle rappresentazioni sacre più suggestive. Oltre 110 portatori lavorano per celebrare la Passione del Signore. La Processione Sacra delle Statue rappresenta i momenti salienti della Vita e della Morte di Cristo. A Diamante si svolge, invece “La Cordata”. Il simulacro del Cristo Morto viene portato in processione dai pescatori, i protagonisti di questa tradizione. Durante la processione, i partecipanti indossano corone di spine, provenienti dalla tradizione contadina. Tutti sono legati ad una lunga corda che ricorda la tradizione marinara della cittadina.


Ad Amantea si celebra la processione delle Varette. Si tratta di statue processionali che rappresentano i vari episodi legati alla Passione di Cristo. Queste sfilano per le vie della città accompagnate da una moltitudine di fedeli che intonano canti religiosi tradizionali di origine medievale, alcuni anche in latino. L’origine della processione risale al verso la fine del 1500.
A Decollatura, è possibile assistere alla classica processione delle statue accompagnate dai canti struggenti chiamati “u chiantu di Maria”, il pianto di Maria, mentre a Satriano la figura del Cireneo trascina la croce nel mezzo alla folla che suona un tipico strumento in legno. A Mesoraca, il Venerdì Santo – dopo un’asta pubblica, seguita dall’assegnazione della croce penitenziale ad un devoto che si impegna a portarla – la processione attraversa il paese, fermandosi davanti alle chiese dove sono allestiti i sepolcri. Particolarmente suggestivo l’insieme di suoni prodotti dalla troccola, dalla raganella e dalla trombetta per avvisare la comunità dell’arrivo del corteo.

A Mammola, sempre il venerdì Santo, i fedeli partecipano alla processione della Madonna Addolorata e del Cristo morto, portati dalle confraternite lungo una strada in salita che porta al Monte Calvario, sulla parte più alta del Paese. Suggestiva anche la processione dei Misteri di Sant’Eufemia d’Aspromonte, durante la processione per le vie del paese un canto appositamente ideato e scritto da un maestro del paese che viene cantato da figuranti donne del paese. Quest’ultime indossano un abito appositamente creato e che sono chiamate “Le Marie”.
Sabato Santo

Forse è l’evento più famoso dell’intera settimana santa che si celebra in Calabria. Parliamo del rito dei “Vattienti” che tra la notte del venerdì e il sabato mattina interessa Nocera Terinese. Il tradizionale rituale che risale al Medioevo coinvolge gruppi di flagellanti che si colpiscono con un pezzo di sughero nel quale sono conficcati alcuni pezzi di vetro acuminato. Questo rito di auto-flagellazione è un atto di fede e devozione, e rappresenta le pene sofferte da Cristo durante la Via Crucis.

Mentre a Caulonia il Sabato Santo si tiene la processione del Caracolo. Il nome della cerimonia deriva dallo spagnolo caracol, che significa chiocciola, con riferimento al caratteristico movimento a spirale con cui si snoda la processione recante le statue del Cristo, dell’Addolorata e di San Giovanni per le vie della cittadina. Nello splendido borgo di Badolato si tiene la “Via Crucis vivente”. Si tratta di una delle rappresentazioni più lunghe del Mondo e prevede la partecipazione di almeno 200 figuranti.
Anche a Serra San Bruno si rinnova il rito della “Naca”, il letto sul quale giace il Cristo viene portato in processione. La statua di Gesù di notevole fattura viene rivestito con seta ed inserti la cui realizzazione parte, a cura della Confraternita Maria Santissima dei Sette Dolori, subito dopo l’Epifania.

Sempre in provincia di Vibo Valentia, troviamo i riti di Briatico dove viene portata in processione la Vara, ovvero la bara del Cristo Morto e quelli sentiti e fortissimi di Vazzano, in cui i confratelli indossano una corona di spine e si incatenano le mani. E a Stilo il Sabato Santo si snoda la processione del Cristo Morto detta “U monumentu” ed i fedeli portano su croci fatte con canne intrecciate, delle ciambelle di pane chiamate comunemente “guccedate” benedette il Giovedì Santo.
Domenica di Pasqua
Il rito più diffuso nella Domenica di Pasqua in Calabria non c’è dubbio sia quello dell’Affruntata con le sue varianti semantiche di Cunfrunta, Cunfruntata, Cumprunta, Cumprunti, Ncrinata. Il rito di origine spagnolo rappresenta l’incontro tra Gesù risorto, la Madonna e San Giovanni Apostolo ed è l‘apice delle festività pasquali.

Tra le processioni più partecipate si segnalano quella che si svolge a Vibo Valentia. Qui l’Affruntata si svolge da almeno trecento anni nel cuore del Capoluogo dove le statue di Gesù Risorto, di San Giovanni e della Madonna che provengono da strade diverse si incontreranno rendendo unica l’esperienza di migliaia di persone che ogni anno si recano.


In provincia di Catanzaro c’è quella di Badolato Superiore. Si tratta de La Cumprunta, ovvero l’incontro tra Cristo e la Madonna che si svolge in piazza Santa Barbara, a cui segue il Ballo degli Stendardi, simbolo di rinascita dopo le austerità della Pasqua. Non si può non citare anche l’Affruntata di Sant’Onofrio, la “Cumprata” di Soriano Calabro e la “Cufrunda” di Santa Caterina dello Ionio. Tutti eventi unici che dimostrano quanto il senso di religiosità sia diffuso tra i calabresi.
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