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«Segui l’Ostessa». A Mormanno, il tempio del gusto e del buon vino

«Segui l’Ostessa». A Mormanno, il tempio del gusto e del buon vino

Dimenticate gli chef-star, in cucina così come in sala comanda lei: Catia Corbelli per tutti l’ostessa. La sua “Osteria del vicolo” nel cuore del Parco nazionale del Pollino, a Mormanno, conquista il palato di food blogger e amanti della tradizionale cucina calabrese. «Ho lanciato un hashtag sui canali social #SeguilOstessa e spesso capita di accogliere ospiti da ogni parte d’Italia, che si presentano annunciando “Io seguo l’ Ostessa!”». Non un semplice luogo dove assaporare prodotti di qualità e rigorosamente made in Calabria, ma un piccolo tempio del gusto è da prassi leggere un libro sorseggiando un calice di ottimo vino. L’ampia scelta soddisfa tutti, al momento la carta dei vini conta 60 diverse etichette. L’ospitalità è fondamentale nella ricetta proposta da Catia, «Accolgo i miei ospiti, consiglio loro le pietanze del giorno e soprattutto – da sommelier – abbino i vini in base alle esigenze strutturali del piatto. Rispettando sempre i gusti dell’ospite», racconta a Meraviglie di Calabria.

L’osteria e il boom degli anni ’60

L’osteria del vicolo nasce nel 1968, «in quegli anni si registrò una decisa crescita e molte erano le industrie presenti nel nostro borgo. Erano in corso i lavori dell’attuale A2 e Mormanno contava su industrie che davano lavoro e lustro alla Calabria. Basti pensare al pastificio D’Alessandro o all’impresa dolciaria Spagnoli Sud e poi non dimentichiamo alcuni ginestrifici e le cererie: tante realtà che reggevano l’economia del borgo», racconta Catia. Mormanno era popolata soprattutto da lavoratori e viaggiatori occasionali, un’opportunità per offrire ristoro e calore. Ed ecco l’idea della suocera di Catia, la signora Pina: aprire un’osteria. «Nel corso degli anni cambiarono le dinamiche sociali e fu necessario anche un cambio radicale rispetto alla precedente offerta enogastronomica. Agli inizi degli anni ’90, Francesco Armentano, figlio della signora Pina, trasformò la locanda in un pub. Qualche anno per ricredersi e tornare sui suoi passi. «Ci siamo resi conto che Mormanno e il Parco del Pollino stavano diventando degli attrattori turistici, così abbiamo pensato ad un ritorno alle origini ed a riprendere quelle tradizioni gastronomiche utili a tramandare la nostra cultura, la nostra identità».

L’osteria, tra i 50 migliori ristoranti d’Italia

«Uno delle scommesse vincenti – confessa Catia Corbelli – è il recupero delle lenticchie di Mormanno. Siamo riusciti a reimpiantarlo ed una delle eccellenze del nostro territorio». L’attenzione ai prodotti di qualità è quasi maniacale. «Oggi nel nostro menù troverete pietanze a base di fagiolo poverello bianco, un’altra eccellenza che è diventata un presidio Slow food». Il lavoro, la ricerca delle migliori materie prime uniti ad una vera e calorosa accoglienza sono i segreti che hanno permesso all’osteria del vicolo di ottenere diversi riconoscimenti. Su tutti, «l’orgoglio di essere inseriti tra i 50 migliori ristoranti d’Italia, una classifica stilata da Luciano Pignataro». e il riconoscimento ricevuto da Gambero Rosso». E non è finita qui. «L’8 di maggio 2023 saremo a Roma e in occasione della manifestazione “Beviamoci Sud” saremo insigniti del riconoscimento di “Ambasciatori dei Vini del Sud“.

Il futuro

Il rispetto per la tradizione, i tanti cambiamenti in corso e i numerosi progetti in cantiere. L’Osteria è in continua evoluzione, Catia Corbelli una vulcanica ostessa. «Il primo b&b in Calabria è stato il nostro (il San Michele) nel 2003. E la prima rete imprese (la MADe in Pollino- Mormanno Accoglienza Diffusa esperienziale) sottoscritta alla Camera di Commercio porta la firma di Osteria del Vicolo». E non è finita qui. «Dopo le lenticchie e il fagiolo poverello, puntiamo a valorizzare il cece siccagno e stiamo lavorando ad un progetto che partirà a breve in collaborazione con l’enoteca regionale». «Non nascondo – confessa Catia – che il sogno nel cassetto è creare un brand “Osteria del vicolo” da riproporre in tutte le Regioni italiane. Ci proverò».

di Fabio Benincasa

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