Se la terra guarda dentro il mare, ad Amendolara paesaggi che si inabissano

La storia, le stagioni in continua successione, un tempo lungo e diviso a metà che diventa come un segno naturalmente perfetto, e serve per definire l’iconicità di quel paesaggio: la torre è solitudine, poi ci sono una costa rocciosa e il mare che l’ha sempre sfidata. Non si direbbe una figura incompleta, eppure l’antica torre di avvistamento che domina nella zona marina di Amendolara è conosciuta proprio come Torre Spaccata, perché quasi perfettamente divisa a metà e in seguito ai numerosi crolli subiti nel corso della sua storia. La torre venne costruita nel 1517 da Fabrizio Pignatelli, principe di Cerchiara e signore di Amendolara.


Serviva a difendere il territorio, consentiva l’avvistamento delle navi corsare provenienti dalla Turchia e che in quel periodo minacciavano le coste calabresi. Attorno alla torre è una spiaggia di ciottoli dalla quale è facile scorgere l’area della Secca di Amendolara. Questo tratto di fondale interessa non solo la Calabria ma anche la Basilicata e la Puglia, e possiede una profondità di soli 20 metri sotto il livello del mare. La notevole estensione della secca è da riferire al fatto che probabilmente corrisponda ai resti di un’antica isola, poi sommersa a causa dell’erosione. Alcune carte nautiche del XVII-XVIII secolo individuano nel Monte Sardo l’isolotto che sarebbe poi affondato, mentre una leggenda identifica la secca nell’isola di Ogigia dove la ninfa Calipso trattenne Ulisse dal riprendere il suo viaggio verso Itaca.

Suggestive le esperienze di immersione che vengono praticate in questi fondali coralligeni che si caratterizzano per avvallamenti, sporgenze rocciose e pareti verticali, non manca una variegata flora sottomarina di gorgonie rosse e gialle, spugne e alghe. Il fondale e la superficie rocciosa, la Torre Spaccata e la Secca di Amendolara, sono insieme spazio di terra e di acqua, luoghi vicini di quel tratto di Calabria che il Fondo Ambiente Italiano suggerisce come luoghi del cuore.
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