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“Portanova di Agropteria”, misterioso presidio dello Ionio reggino

“Portanova di Agropteria”, misterioso presidio dello Ionio reggino

di Roberto De Santo

C’è un lungo che riporta indietro nel tempo. Immerso nella natura indomita rimarca plasticamente quelle che dovevano essere le sembianze del sistema viario che per centinaia di anni ha caratterizzato il territorio di questa porzione del reggino jonico. Stretti sentieri che conducevano da un versante all’altro della Calabria i cui accessi erano presidiati costantemente da uomini in armi. Baluardo di un tempo in cui il traffico verso l’interno di un territorio aspro come quello dell’area ionica era appannaggio di pochi. Strategico per dominare vaste aree della Calabria. Quel che si percepisce a “Portanova di Agropteria” rimanda a quell’epoca. Come se in questo lembo di territorio il tempo qui si fosse fermato.

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Attraversando il versante nord nel territorio di Grotteria, centro nevralgico fin dai tempi della presenza ellenica nella zona, ci si imbatte in questo straordinario sistema difensivo. Quasi interamente conservato. Una memoria architettonica eccezionale che fa avvertire in pieno le vertigini del tempo.
L’intera struttura si trova in località San Paolo su un’altura lungo la ex statale 501 fuori dal centro abitato di Grotteria. È un alto muraglione che circonda l’intera area e che presenta un’apertura nella parte centrale. Qui sorge un piccolo edificio, alto due piani, che richiama quello che doveva essere l’avamposto del corpo di guardia che presidiava l’accesso nord del territorio. Una muraglia che costituiva una barriera tra i due versanti – ionico e tirrenico – sui quali si frapponeva Grotteria.

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Altro avamposto rispetto a quello rinvenuto su monte Palazzi in località Croceferrata. Qui negli anni ’60 sono stati rintracciati quelli che si presumono essere i resti di una stazione di transito di epoca magno-greca (V secolo a.C.). Due aree che potrebbero costituire un complesso sistema di difesa posto a guardia di un territorio le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Sicuramente prima del XV secolo d.C. a cui si deve la denominazione di “Portanova di Agropteria”.

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A descrivere con precisione quest’area piena di fascino ci ha pensato Vincenzo Naymo, docente di Storia Moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Messina che rivendica la scoperta. «Si tratta di uno sbarramento di controllo del transito sulla antica via istmica fra Jonio e Tirreno – scrive il docente -. La muraglia, perfettamente conservata, ha la forma di una mezza croce uncinata a chiusura del passo di San Paolo. Ritenuta erroneamente un muro frangivento, è stata identificata dal sottoscritto 25 anni fa grazie alle indicazioni di un documento del 1497. Al centro della muraglia c’è la porta per il transito e, addossata alla stessa, c’è una abitazione dove erano di stanza i soldati a guardia del passo. Concludo sottolineando che il nome di Portanova attestato nel Quattrocento lascia supporre, in epoca più remota, la presenza di una porta ancora più antica».
Aspetti che invitano a compiere ricerche più approfondite su questa antica ed affascinate area della Calabria ionica e che restituirebbero quel giusto riconoscimento ad un territorio che fu scelto dai greci – fin prima dell’XI secolo a.C. per realizzare un tempio dedicato alla dea Minerva e che per questo assunse fu denominato Eruma Atenaies (Castel di Minerva). (foto: Umberto Panetta)

info@meravigliedicalabria.it

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