Papaglionti, fotogrammi di un tempo congelato

di Roberto De Santo
Sembra ancora echeggiare il vociare tra gli stretti vicoli del centro o il suono delle campane nei giorni di festa. Le urla gioiose di bambini che giocano a palla e quelle delle mamme che li richiamano per invitarli a rientrare a casa. Ed ancora si percepiscono come reali le ombre di chi, affaticato dopo una lunga giornata di lavoro nei campi, attraversa la via principale del borgo antico per far ritorno nella propria dimora.

A Papaglionti il tempo si è fermato, lasciando intatto quel che fu la vita in questo piccolo villaggio in provincia di Vibo Valentia. Istanti congelati per essere restituiti sotto forma di emozioni percepibili spiando all’interno delle case dirute che si susseguono in un rosario di vicoli fantasma.
Raccontano dell’intimità delle famiglie di una Calabria antica, fatta di semplicità, lavoro e tanto impegno. Fotogrammi di momenti trascorsi tra le vie di quel borgo abbandonato frettolosamente dai suoi abitanti e divenuto testimone – apparentemente muto – dei suoi antichi fasti.
La storia del borgo fantasma

Frazione della fascinosa e per certi versi misteriosa Zungri, Papaglionti ha origini medioevali. Stando a quanto riportato in alcune fonti storiche, il suo nome deriverebbe da Paleontos variante generata dalla vulgata di Papas Leontius, un religioso bizantino che visse in questi luoghi. Dunque un toponimo patronimico del centro che per questo lo si fa risalire a quella data. Anche se, con molta probabilità, l’area era già popolata in tempi ancor più remoti.


Qui ci sono testimonianze romane a comprova che il centro era conosciuto fin dall’epoca.
Il villaggio sorto nella zona – attorno a palazzi dal sapore nobiliare ed a una chiesa importante – pullulava di vita nei tempi antichi. Poi è stato progressivamente abbandonato a se stesso, ma ha continuato a vivere di vita propria. Diversa.

I suoi abitanti sono andati via, o meglio fuggiti, dopo eventi drammatici che hanno funestato il borgo, trasformandolo in un fantasma. Il sisma devastante del 1905 prima e soprattutto l’alluvione del 1952 hanno spinto chi viveva qui a trasferirsi poco distante. Sono loro che hanno dato vita a Papaglionti Nuovo – che ha acquisito l’appellativo solo negli anni ’80 – sorge ad un’altitudine maggiore proprio per via del cataclisma che aveva colpito a metà del secolo breve il vecchio borgo.
Le testimonianze preziose

A segnare l’ingresso del villaggio che fu ed ora sopravvive di ricordi, un calvario di fine seicento.
A pianta rettangolare è stato realizzato in pietra granitica con base di mattoni e laterizio. Custodiva al centro – in una nicchia – un dipinto. È opera che dimostra l’importanza che il luogo rivestiva nel tempo.


La famiglia di Francia – ritenuta imparentata con Carlo Magno – ebbe qui una residenza. In posizione dominante del borgo si trova un imponente palazzo settecentesco ora abbandonato. Seppur in rovina, quello che doveva essere un casolare della famiglia gentilizia ne conserva intatte le fatture.
Ed è nel cuore del villaggio fantasma che sussiste l’edificio più antico.



Si tratta della chiesa dedicata a San Pantaleo, il santo venerato da numerose Chiese cristiane e considerato uno dei quattordici santi ausiliatori. Per il medico personale del cesare Galerio – martirizzato durante le persecuzioni di Diocleziano – sussiste una devozione antica in tutta l’area del vibonese. Di quel luogo di culto resistono indomite le mura ed una facciata in mattoni rossi. Mentre l’interno è stato depredato dallo scorrere del tempo che ne ha sfregiato i lineamenti.
Tutte preziose testimonianze di quel glorioso passato di Papaglionti. Per questo il villaggio fantasma dell’entroterra Vibonese custodisce intatto il suo fascino. Sopravvivendo così agli eventi. (foto: dal Web)
info@meravigliedicalabria.it