Olearia Manfredi: l’inizio è un ritorno

«Eccomi, stavo confezionando le bomboniere!». Comincia così la chiacchierata con Maria Rosaria, volto femminile dell’Olearia Manfredi e moglie del titolare. Ma non producono olio? Sì. Il frantoio di famiglia esiste dai primi del Novecento ma da cosa nasce cosa e lei da bambina sognava di fare l’architetto. La vena creativa c’era ed è pure ereditaria.

La storia olearia inizia con Orazio che, negli anni Sessanta, emigra verso Ottawa. Era partito “in cerca di fortuna”, come tanta storia ci ha sempre raccontato, ma dopo quasi dieci anni Orazio e la moglie comprendono che la vera fortuna è poter vivere nella propria terra. Non erano mai riusciti ad ambientarsi come speravano e la nostalgia di casa gridava più forte. Così, nel ’70 stampano il biglietto di ritorno. “Mio suocero – dice Maria Rosaria – era un uomo in gamba e lungimirante per l’epoca”. Orazio inizia a coltivare la terra forse senza sapere che, intanto, stava seminando un progetto e una tradizione. Infatti il figlio Filippo prende le redini e trasforma una realtà che produceva olio da distribuire artigianalmente in un’azienda che coltiva, produce e imbottiglia un extra vergine capace di raccontare il territorio. Manfredi coltiva Carolea ma chi è amante dell’oro giallo sa che c’è Carolea e Carolea. Le olive, in fondo, sono come le persone: cambiano in base all’ambiente in cui crescono. Siamo a San Mango D’Aquino (provincia di Catanzaro) a 450 metri sul livello del mare in una zona che beneficia dell’aria di montagna e della brezza di mare. Il risultato è un olio dall’intensità media, fruttato ma delicato, «Decisamente meno impattante rispetto a tanto olio del Sud a cui siamo abituati», spiega Maria Rosaria. Filippo e Maria Rosaria si sposano e lei, appena ventunenne, sceglie di mettersi al fianco del marito nella vita e nell’oleificio. Così inizia a curare il lato più commerciale e, insieme, avviano un call center per la vendita diretta dei prodotti che, nel tempo, ha visto il paniere arricchirsi grazie alla creazione di una rete con le aziende del territorio di salumi, formaggi, sottoli e pasta. Vuol dire che se componi il suo numero, Manfredi ti assembla una cesta di prodotti tipici a suo marchio per un’esperienza a tavola tutta calabrese. Per inciso: oltre all’extra vergine base, Manfredi produce un evo biologico e quattro extra vergine aromatizzati: limone, peperoncino, basilico e bruschetta (con aglio e origano).
Agriturismo experience

La famiglia si allarga con l’arrivo di Orazio e Pierluigi e l’azienda pure. Nel 2013, infatti, il piccolo casolare di Orazio senior diventa un agriturismo che oggi fa hopitality e ristorazione (su prenotazione). Cucini tu? «Non è consigliabile!», esplode in una risata Maria Rosaria. «Lo dico sempre anche ai miei figli: io vi sfamo, non vi faccio morire di fame. Ma cose semplici, veloci e salutari». Ci pensa lo chef dell’agriturismo, insomma, che utilizza solo prodotti locali, ça va sans dire.
È in questo angolo di terra che si sono fatte spazio pure le idee di Orazio, suo figlio, che le sere d’estate alza il sipario sull’agrimusic: l’azienda ci mette i prodotti e lui la sua performance live. Una miscela di arti, insomma. E a proposito di miscele, è proprio in occasione di queste serate che l’olio è diventato protagonista della mixology con un cocktail a base di evo e liquore alle foglie d’ulivo.
Bomboniere, un sogno in scatola
Ancora non hai capito cosa c’entrano le bomboniere? Si potrebbe dire che sono state loro a trovare Maria Rosaria che davanti alle proposte dei rappresentanti ha sempre cercato bottiglie e ampolline diverse dalle classiche: le piaceva imbottigliare l’olio come se fosse un profumo. L’idea, a sua insaputa, ha fatto centro perché un giorno riceve la telefonata di Ester, una ragazza che viveva a Roma: desiderava piccole bottiglie di olio Manfredi come bomboniera di nozze. «Mi sembrava così assurdo che quasi non mi misi a ridere», dice oggi Maria Rosaria. E invece, a chilometri di distanza, una futura sposa le aveva dato un’idea di marketing vincente. Da allora Mrs Manfredi si diletta con scatole e fiocchetti: «Mi piace perché si crea empatia con le persone che le richiedono. Non si tratta di un ordine e una consegna, a me piace mostrare tutte le fasi della preparazione, il work in progress del loro regalo, insomma».
Quando si è sposata ed è entrata in azienda credeva che si sarebbe dedicata ai conti seduta ad una scrivania. Ma la vita trova sempre una strada e lei, che tanto desiderava creare, ha trovato la sua. Ed è per questo che spera la stessa cosa per i suoi figli. “Giù da noi” siamo abituati a vedere aziende passare di generazione in generazione: «Anche Orazio e Pierluigi hanno una vena imprenditoriale e quando il lavoro chiama in campagna non si tirano mai indietro. Anzi: lo fanno di cuore e lo fanno bene. Ma hanno anche altre passioni e io desidero innanzitutto che realizzino i loro sogni. Intanto qui restiamo noi. Solo se fai quello che ami non avvertirai mai la fatica del lavoro», parola di mamma.
Non cucina per il ristorante Maria Rosaria ma ha trovato una ricetta infallibile: darsi la possibilità di fare ciò che ci appassiona, fare il tifo per la propria famiglia, credere nella propria terra. Lasciare raffreddare e servire con un “giro” di olio (a crudo) Manfredi.


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