Nicotera, la devozione per la Madonna venuta dal mare

Madonne e santi. Ogni paese ne ha uno da venerare. Qualcuno li porta a spalla, altri li sistemano su carri che sembrano pezzi di cielo caduti per sbaglio: fiori, nastri, piume, ogni cosa al suo posto. E poi ci sono i paesi di mare, dove ogni santo a cui si è devoti viene sempre portato davanti allo specchio azzurro. Le statue le portano gli uomini, con le braccia sollevate, con la schiena un po’ curva e i piedi scalzi. Il mare è là davanti, è l’acqua da cui deriva la fatica, ma da guardare e benedire.
A Nicotera Marina, ogni 8 dicembre, succede così. L’Immacolata scende dalla parrocchia che porta il suo nome per le strade del paese, verso il mare. Non c’è fretta. Ogni passo del corteo è una preghiera, mentre ogni silenzio porta il peso di qualcosa. La statua è alta, ornata di fiori bianchi e rose che si prendono beffa del vento che tira. Quando giunge sulla spiaggia i portantini di terra si fermano, pronti a dare il cambio ai pescatori che la attendono. Hanno mani forti, e gli sguardi mai completamente distolti dall’orizzonte. Prendono la statua, sollevano il peso. Poi avanzano, un passo, e poi un altro.



In questa giornata di nuvole e vento le onde non si fermano, come i pescatori sul bagnasciuga. Con i pantaloni che stringono sui polpacci duri, i loro passi spingono la sabbia sotto il loro peso e quello della statua, fino a condurla in acqua. Gli occhi guardano con speranza e il cuore è pieno di felicità. “Viva Maria!” gridano, e le parole che sembrano perdersi nel vento, invece restano nell’aria come un segno. Ogni anno è lo stesso gesto, lo stesso rito, eppure è come se fosse sempre la prima volta.


Si dice che questa Madonna sia arrivata proprio da lì, dal mare. Una cassa, portata dalla corrente, e dentro lei. L’hanno trovata due secoli fa, i pescatori, e da allora è diventata loro. Forse è per questo che il mare e quell’immagine sembrano parlarsi. C’è qualcosa che li lega, e nessuno si azzarda a sciogliere quel nodo.
Sulla spiaggia, c’è chi prega, chi applaude, chi guarda in silenzio mentre l’aria scompiglia i capelli. Quando l’Immacolata lascia la riva, i pescatori la consegnano di nuovo ai portantini di terra. È un passaggio veloce, ma a tanti sembra eterno. Lei risale verso il paese, ma il mare l’ha avuta, anche solo per un po’. “Oh candida Vergine, immacolato splendore/proteggi chi sfida l’onde e il fragore/Sei luce che guida tra scogli e tempesta/madre di speranza che mai si arresta” è il canto che si sente, mentre la processione accompagna di nuovo Maria nella sua chiesa. Per ogni pescatore, l’Immacolata rappresenta la promessa di un ritorno sicuro, di cieli sereni dopo ogni tempesta. Le preghiere che si levano verso Maria sono la richiesta di benedizione di ogni viaggio, nella certezza che una madre non abbandona mai i suoi figli.


Un sentimento forte e generoso che ha fatto nascere una poesia – per la celebrazione di quest’anno – scritta da una giovane di Nicotera, Domenica Cavallaro: Mossi dalla speranza o schiacciati dal dolore/in cerca della pace o privi dell’amore, /in preda alla paura, a chiedere una cura/Venendo al Tuo cospetto di Dio nutrito al petto;/Deflagra rapinosa e immensa l’emozione /in pianto dolce o amaro di forte devozione./Davanti agli occhi fissi, bramosi di conforto/Tu, Santa Madre grande del Cristo Re Risorto,/Di questi grami uomini in carne e debolezza/raccogline le lacrime,/rinnovale in bellezza;/Certa si affida a Te, che sia di Terra o Mare,/Dispersa umanità che sembra da rifare;/Nel nome del tuo amore scambia l’antico passo/verso lo stesso mare, freddo, o quieto o mosso;/Di gioia le Braccia tese e l’anima volta al cielo/Le grida esultanti cantano, squarciano il grigio velo;/Dal Caino rabbioso male che striscia tra i fratelli/si spogliano i figli tuoi, ne cadono i fardelli;/Ti seguono nelle acque e lavano via il peccato,/folla che copre e pulsa il cuore, golfo dorato;/Come piedi nella sabbia affondano i timori/involte Vesti bagnate, risorgono puri i cuori;/Emergi così lucente, dall’arenile, Maria/Riunisci le tue genti in un’unica sola via;/Salvata la stirpe dal buio, di giubilo devota e festante,/Scacciato il maligno peccato, calcato insidioso il serpente;/Tu brilli di stelle e comete del manto d’azzurro cobalto/e giunge la luce splendente che da’ al nuovo mondo risalto.
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)
Foto di Linda Fassari