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Nicodemo Librandi: il visionario, il papà, il professore

Nicodemo Librandi: il visionario, il papà, il professore

Una storia di famiglia diventata leggenda. È stato uno squarcio più che un fulmine nel cielo sereno dell’enologia calabrese. Quando ieri abbiamo saputo che Nicodemo Librandi ci ha lasciati, al silenzio è seguito un incredulo “no”: due lettere e una grande commozione. Ci sono persone che ti fanno sentire l’assenza anche quando non sono amiche o parenti perché sono così grandi che, alla fine, senti che un pezzetto appartenga pure a te. Era un 31 d’agosto tranquillo, uno di quei pomeriggi con Brunori Sas di sottofondo che ti accompagna alla fine dell’estate e a nuovi inizi, la vigilia dei buoni propositi, insomma. Oggi è davvero un nuovo inizio: con Librandi, con il prof., finisce un’era ma non una storia poiché Nicodemo ci lascia un’eredità inestimabile. E non parliamo “solo” delle tenute e dei suoi vini: Librandi è stato, innanzitutto, un grande esempio.

Con lui, la Calabria nel mondo

Era maggio quando lo abbiamo incontrato l’ultima volta: Nicodemo è stato ospite di una due giorni
organizzata da Meraviglie di Calabria per discutere intorno alla calabresità
. Come non dare voce ad un
ambasciatore di calabresità nel mondo del suo calibro? Di lì a pochi giorni l’Università Mediterranea di
Reggio Calabria lo avrebbe insignito del dottorato honoris causa in “Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali” e ce lo disse allargandosi in un sorriso, come se gli avessimo teso un pacco di Natale. Su quel palco parlò l’imprenditore e, come sempre, parlò l’uomo raccontando limiti e meraviglie della nostra terra oppressa da luoghi comuni di cui, troppo spesso, noi ci facciamo ambasciatori: “Papà era un piccolo coltivatore, io ho creduto molto nell’attività di famiglia e mi sono impegnato per dimostrare che si possono realizzare tutti i sogni anche al Sud”. Un sogno chiamato Librandi che inizia negli anni Sessanta per mano dei tre fratelli, Raffaele, Nicodemo e Tonino, e che ha trasformato una storia di famiglia in una
leggenda nel mondo. Perché ovunque si pronunci la parola “vino” accanto a “Calabria” si finisce sempre per parlare di Librandi. È con lui, con la sua vision che Cirò varca i confini e oggi racconta il nostro territorio in oltre 40 Paesi.

librandi

C’è una frase che mi è sempre piaciuta: “Vai a conoscere l’uomo. Se ti piace, ti piacerà il suo vino”. Adesso, invece, è bello pensare che chi non ha avuto l’opportunità e la fortuna di incontrare il signor Nicodemo può fare il processo inverso e conoscerlo attraverso il suo tesoro liquido. Una bottiglia di vino, in fondo, fa soprattutto questo: racconta la storia. La sua inizia con “c’era una volta un ettaro e mezzo” e oggi ce ne sono 320 e chi ha visitato l’azienda sa di cosa stiamo parlando: Tenuta Rosaneti sembra uscita dalle favole. E oltre a tanta – ma tanta – bellezza è pure un luogo che da lungo tempo punta sul sociale, sulla sostenibilità e sulla ricerca: è tutto quello che ha reso Librandi, Librandi.

Un fatto di famiglia e un grande amore

Ci lascia a 78 anni Nicodemo Librandi e della sua generazione aveva i sacrifici sulle spalle e il sorriso sulle labbra, la competenza di chi sa perché ha sempre studiato e mai improvvisato e la favella di chi riesce a farsi comprendere da chiunque. Era laureato in matematica ma il suo cuore ha sempre fatto i conti con le vigne, fino alla fine. In un qualunque giorno, se varcavi la soglia dell’azienda, non potevi che trovarlo in cantina. Ci sono luoghi che ci appartengono al punto che diventano identificativi: il prof. era la sua azienda e l’azienda era la sua famiglia. E basta parlare oggi con figli e nipoti che tengono le redini di Librandi: nessuno di loro ha mai lontanamente pensato di andare altrove a fare altro. Cirò, le vigne, la produzione vinicola sono da sempre un fatto di famiglia e un grande amore. É quello che ci resta oggi: il ricordo di un uomo e di un sogno Made in Sud.

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C’è una cosa che mi conforta perché la storia troppo spesso ci ha abituati a veder riconosciuti meriti troppo tardi (i grandi geni, in vita, sono stati più spesso vittime di incomprensioni che protagonisti di glorie). Invece, ogni volta che qualcuno ha pronunciato Librandi sono sempre uscite parole come “pioniere”, “visionario”, “genio”, “padre della viticultura” accanto agli intramontabili “davanti a Librandi alziamo tutti le mani”. È la parola più bella, forse, papà: Nicodemo si prendeva cura della famiglia e delle vigne e ti insegnava sempre qualcosa come solo un genitore potrebbe fare, in modo appassionato e disinteressato, tutto pur di veder crescere la sua terra che voleva diventasse una famiglia unita. È stata un’avventura bellissima. Buon viaggio, prof.

di Rachele Grandinetti

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