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Nicastrello, un’avventura fuori dai sentieri battuti [FOTO]

Nicastrello, un’avventura fuori dai sentieri battuti [FOTO]

Sulle colline verdeggianti della provincia di Vibo Valentia, il villaggio abbandonato di Nicastrello è un toccante ricordo di un’epoca passata. Un tempo comunità vivace, Nicastrello oggi si presenta come una raccolta di strutture fatiscenti, ognuna delle quali sussurra racconti di una ricca storia e di uno spirito resiliente. Le origini di Nicastrello risalgono alla fine del XVII secolo, quando emerse come un piccolo insediamento agricolo. Il suo nome, derivato dalla vicina città di Nicastro, suggerisce i suoi legami storici. Con il fiorire del villaggio, divenne sede di una comunità vibrante, vantando una scuola, una chiesa, due mulini e due frantoi.

Tuttavia, il XX secolo portò con sé cambiamenti significativi: il fascino delle comodità moderne e delle opportunità nelle città più grandi attirò gli abitanti lontano, portando a un graduale declino della popolazione del villaggio. Entro gli anni ’70, Nicastrello era praticamente deserto, con l’ultimo abitante rimasto che se ne andò nel 1976. Oggi, il paesino si erge come una reliquia suggestiva e allo stesso tempo bellissima del passato della Calabria. Gli scheletri delle case, un tempo piene di vita e risate, ora silenziosamente testimoniano il trascorrere del tempo. La natura ha reclamato il villaggio, con la vegetazione che si insinua tra le crepe e le fessure, aggiungendo un’aria di mistero e fascino.

Nonostante il suo stato di abbandono, Nicastrello conserva un fascino unico. Vagando tra le rovine, si possono quasi sentire gli echi delle conversazioni, il rumore degli attrezzi agricoli e le risate dei bambini. Il villaggio offre uno sguardo all’anima della Calabria, mostrando la ricca storia della regione, la sua resilienza e il suo legame con la terra. Per chi cerca un’avventura fuori dai sentieri battuti, Nicastrello è una destinazione intrigante. Il villaggio è accessibile a piedi o in auto, offrendo una fuga tranquilla dal caos della vita moderna. I visitatori possono esplorare le rovine al loro ritmo, immaginando le vite che si svolgevano un tempo all’interno di queste mura ora vuote: Nicastrello serve come un promemoria toccante della fragilità delle comunità e dell’importanza di preservare il nostro patrimonio. La sua storia riecheggia attraverso i secoli, esortandoci a custodire i luoghi che custodiscono i nostri ricordi collettivi e a salvaguardarli per le generazioni future.

Addentrandoci nel cuore del borgo, rimangono tangibili le abitazioni aperte, con visibili stoviglie abbandonate, con immancabili sedie in paglia intrecciate e le testimonianze dei contenitori alimentari che segnano l’inesorabile scorrere del tempo, che fu stoppato quando fu spopolato anche dall’ultimo residente che lasciò Nicastrello per problemi di salute. Un centro che torna a rivivere, anche mediante progetti del FESR 2007/2013 che hanno risvegliato l’istituzione di itinerari enogastronomici e religiosi che almeno nelle date della venerazione di due Santi, hanno regalato quel valore aggiunto che alla fine della festa, “una volta passato il santo”, si è potuto dire in maniera orgogliosa e felice che “NICASTRELLO VIVE ANCORA”. Importante far rivivere questo grazioso borgo con questi eventi religiosi, anche perché in quelle giornate di festa, questo borgo è stato luogo di coesione sociale e territoriale, fra i comuni di Capistrano, S.Nicola da Crissa , Monterosso e i tanti emigranti che immancabilmente ritornano da lontani stati d’Oltralpe e Oltreoceano, facendo risvegliare il cuore del loro borgo preferito, unendolo al tavolo della più forte ricchezza dell’uomo, quella che unisce le proprie origini e radici dell’albero della Vita. – Giampiero Taverniti
(Foto: Antonella Gentili)

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