‘Nduja d’estate? Sì, la voglio! Come mangiare piccante con 40° all’ombra

Le temperature salgono, l’aria scotta, qualcuno cerca refrigerio in riva al mare, altri sotto qualche pino della Sila. Quando il caldo è eccessivo, le abitudini si dividono che manco Mosè con le acque del Mar Rosso: ci sono quelli da insalatina fresca total mood perché “con l’afa non ho appetito” e quelli che, dalla Siberia all’Arabia Saudita, non rinuncerebbero mai ad un pasto completo e non avvertire il senso di fame è una gioia che non hanno mai sperimentato. Per questo genere di persone non conta la stagione ma solo il gusto, perciò è inutile chiedere: “Non ti fa stare peggio tutto quel piccante?” o “non ti fa sudare la birra?”. Forse. Ma l’amore per il cibo è più forte, così sincero che non potrà mai essere tradito per qualche grado in più.
Vuol dire che anche sotto i 40 gradi calabresi è fuori discussione rinunciare a sua maestà la ‘nduja, regina quanto a piccantezza e gusto. Poi, si sa, l’estate è la stagione dei matrimoni, quindi se la proposta è ‘nduja, la risposta non può che essere: “Sì, la voglio”.


Ma la tavola deve restare un piacere, non un banco di prova. Allora, per continuare a mangiare volentieri la ‘nduja pure col solleone, ci sono dei trucchetti per evitare di finire come Fantozzi con i pomodorini: fuori freddi, dentro palla di fuoco a 18mila gradi (sì, è la scena in cui la lingua diventa chilometrica!).
Ecco alcuni consigli per godersi la ‘nduja anche d’estate senza rischiare di trasformarsi in draghi sputafuoco:
Scegliere la ‘nduja giusta: esistono diverse tipologie, con gradazioni di piccantezza variabili. Perciò, meglio optare per una versione più dolce, da spalmare con moderazione su crostini freschi o pane casereccio.
Accompagnamenti strategici: la ‘nduja ama la compagnia. Abbinata a verdure fresche e croccanti come finocchi, sedano o peperoni verdi regala un bellissimo contrasto di sapori e temperature. Un filo d’olio extravergine d’oliva, poi, completa l’opera.
Freschezza garantita: conserva la ‘nduja in frigorifero, avvolta in carta pergamena, e tirala fuori un po’ prima di servirla per farla ammorbidire.
Bevande rinfrescanti: accanto alla ‘nduja, non può mancare una bevanda fresca che aiuti a smorzare il piccante. La birra bionda artigianale, ad esempio, o un calice di vino rosato sono il pairing ideale. C’è un motivo: il luppolo della birra contiene polifenoli che neutralizzano la capsaicina, la sostanza responsabile della sensazione di piccantezza; inoltre essendo una bevanda carbonata e alcolica, stimola la produzione di saliva, contrastando la secchezza e alleviando la sensazione di bruciore. Il vino rosato, invece, si distingue per un leggero tannino che aiuta ad “asciugare” e per la spiccata acidità, tecnicamente definita freschezza, capace di bilanciare il piccante e pulire la bocca dalla percezione di calore.
La fantasia, poi, resta l’ingrediente principale in cucina, perciò spazio a primi piatti, pizze gourmet e verdure grigliate da insaporire con un tocco di ‘nduja. Perché una vita senza amore sarà pure come un cielo senza stelle ma un’estate senza ‘nduja è una notte senza sogni. E allora, sveglia: tagliare, spalmare, mangiare e sognare ad occhi aperti!
Rachele Grandinetti