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Morano Calabro, un presepe di pietra incorniciato dal Pollino

Morano Calabro, un presepe di pietra incorniciato dal Pollino

Visto da lontano Morano Calabro è un presepe adagiato su una collina, incorniciato dalle forme sinuose dei monti del Pollino. È un piccolo centro storico dell’entroterra dell’alto Ionio Cosentino, ma – grazie ad una fortunata combinazione di arte e bellezze naturali – custodisce un enorme patrimonio storico, culturale, gastronomico e paesaggistico.
Qui tutto invita a godere delle peculiarità di questo luogo: aria salubre e incontaminata, la distesa di tetti sui cui spiccano maioliche policrome che raccontano dell’incontro tra popoli e culture del Mediterraneo. Il Castello Normanno-Svevo a sovrastare tutto, con le sue finestre aeree affacciate sul cielo.

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Il cuore del paese è un dedalo di viuzze in parte scavate nella roccia. Un’atmosfera fiabesca, tra torrioni e contrafforti, monasteri, archi, portali, sottopassi, scalinate, piazzette. Di sera, con il cielo che si colora di blu scuro e le luci delle case, l’atmosfera è suggestiva: non a caso lo chiamano “il paese-presepe”. Ma anche di giorno Morano Calabro regala un colpo d’occhio veramente spettacolare: da lontano le case sembrano addossate le une alle altre, sullo sfondo il Pollino e il Dolcedorme. Il paese, insignito dal Touring Club della Bandiera Arancione, offre ai visitatori un ampio ventaglio di proposte: trekking, ciclovia, escursioni, passeggiate nel verde o in mezzo alla profumatissima distesa di fiori del Parco della Lavanda, che da giugno ad agosto trasforma quest’area in una piccola Provenza.

Da Bernini a Escher

Le origini di Morano affondano in ere lontanissime che hanno prodotto stratificazioni di tracce magnogreche, romane oltre a numerose testimonianze tangibili del periodo normanno svevo e delle varie dominazioni. È per questo motivo che una passeggiata a Morano riserva grandi soddisfazioni, basti pensare che anche il grande incisore olandese Maurits Escher, durante il suo soggiorno in Calabria, rimase affascinato da questo luogo e decise di immortalarne la bellezza.

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La visita del borgo inizia dal Complesso conventuale dedicato a San Bernardino da Siena, monumento Nazionale, fondato nel 1452. La chiesa è un esempio di architettura monastica quattrocentesca in stile tardo gotico. Il suo interno si presenta a navata unica con un soffitto a carena di nave cassettonato, di pregevole fattura il pulpito pensile in stile rinascimentale e le rifiniture in pietra gialla sfumata dei portali.

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Nel 1485, in occasione della consacrazione la chiesa venne impreziosita di un’opera grandiosa: il Polittico di Bartolomeo Vivarini, che al suo interno racchiude venticinque tavole pittoriche su fondo oro. Per ben tre volte l’opera è stata trafugata dal borgo del Pollino ma fortunatamente ritrovata, restaurata e custodita dalla Sovrintendenza ai beni culturali di Cosenza. È tornata a Morano nel 1995 e da quel momento in poi viene custodita per motivi di sicurezza nella cappella di San Silvestro nella Collegiata di Santa Maria Maddalena. Questo imponente e formidabile edificio di culto si erge nella piazza principale, presenta una facciata in stile neoclassico con due magnifiche cupole maiolicate della seconda metà del 1800, fruibili a colpo d’occhio da ogni angolazione del centro storico. Da alcuni studiosi è stata definita la chiesa barocca più bella della Calabria. Il suo interno si divide in tre navate e si pregia del titolo di “chiesa Museo” perché custodisce opere che non le appartengono, oltre al Polittico si può ammirare – tra le altre – la Madonna degli Angeli di Antonello Gagini.
Di grande suggestione gli arredi lignei settecenteschi, notevole il patrimonio pittorico quasi interamente napoletani. Completano il quadro di opere di grandissimo valore, gli Angeli oranti e il Tabernacolo di Pietro Bernini padre del più famoso Gian Lorenzo.

Una passeggiata nella storia

Passeggiando nei vicoli del borgo raggiungiamo la sede dell’antica Universitas di Morano allocata nelle vicinanze della Chiesa di San Nicola di Bari o di Mira costruita su due corpi di fabbrica, l’ipogea di epoca medievale e la superiore del XV secolo.
Nella piazzetta antistante fa da cornice una fontana monumentale del 1600 al centro della quale spicca un bassorilievo dello stemma cittadino che raffigura la testa di un moro con un berretto conico e un motto scritto in latino Vivat Sub Umbra Morus. I vicoli, i sottopassi, le porte urbiche, i resti di contrafforti e l’affaccio panoramico in via Ferrante, rendono tutto suggestivo e meraviglioso, in cima alla collina si ergono i ruderi del Castello Normanno Svevo un tempo residenza signorile dei Principi Sanseverino che lo ampliarono sul modello del maschio angioino di Napoli.

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La Madonna del Gagini (foto: I borghi più belli)

A poche centinaia di metri dal castello troviamo la Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo la cui costruzione risale all’anno 1007, conserva al suo interno ben quattro opere di Pietro Bernini, una croce processionale d’argento lavorata a doppio sbalzo del 1400, dipinti su tela di autori illustri come Stefano Roncalli detto il Pomarancio, Giovan Battista Colimodio.
Lo sguardo viene rapito dalla finezza degli arredi lignei e dalla statua di San Carlo Borromeo che presenta il rocchetto della veste realizzato da mani sapienti, così realistico da sembrare realizzato non in marmo, ma all’uncinetto.

Durante il corso dell’anno sono vari gli eventi organizzati che attraggono centinaia di visitatori, in uno dei borghi più belli d’Italia, non a caso ha ricevuto la Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico ambientale.
Suggestiva è la grande rievocazione storica della Festa della Bandiera nel mese di maggio, in cui si ricorda una battaglia avvenuta nel corso dell’anno mille tra saraceni e moranesi. Furono i moranesi ad avere la meglio, che dopo la vittoria tagliarono la testa al “moro”, da qui verrà realizzato lo stemma di Morano. Nel corteo la nobiltà indossa abiti finemente realizzati che si rifanno al Cinquecento spagnolo, lungo le strade sfilano corteo del popolo, gli sbandieratori e gli archibugieri.

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Il Polittico Vivarini (Foto: I borghi più belli)

Nel periodo di dicembre si illumina su una collina adiacente al borgo una stella cometa, che a guardarla di notte ha le caratteristiche della stella di Betlemme. Luci e atmosfere che sanno di sacro, di antico. Come il presepe vivente, allestito nei vicoli del centro storico, che è un tuffo nella storia: vengono rappresentati antichi mestieri e si assaporano pietanze di un tempo. (Mariella Rose)

info@meravigliedicalabria.it

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