Lungro, è la notte delle Kalimere e del comandamento dell’amore

Il Giovedì Santo segna l’inizio del Triduo Pasquale, i tre giorni che anche nel culto della Chiesa bizantina conducono alla Pasqua. È il giorno dell’Ultima Cena, della lavanda dei piedi, del dono dell’Eucaristia. Ma soprattutto, è la sera in cui Cristo affida ai discepoli un comandamento nuovo dell’amore, come il principio etico e universale che si dovrà realizzare nelle azioni degli uomini. La Chiesa bizantina lo ricorda con la celebrazione dei Vespri uniti alla Divina Liturgia di San Basilio, e nella sera, con l’Ufficio della Passione, che comprende la Lettura dei Dodici Vangeli e ripercorre gli episodi della Passione. Tutto accade intorno al senso dell’amore che si consegna, e che sarà fino alla fine.


A Lungro, questo giorno ha la sua estensione corale nell’intonazione delle Kalimere, i canti paraliturgici tramandati in lingua arbëreshe che accompagnano la sera del Giovedì Santo. Dopo la funzione nella Cattedrale di San Nicola di Mira, sede dell’Eparchia, la processione attraversa le vie del centro storico, guidata dalle voci dei gruppi e dalla luce delle fiaccole. Le kalimere vengono intonate lungo il tragitto fino a raggiungere Piazza Borgo, davanti al Crocifisso.
Questa sera, il rito promosso dal Comune di Lungro, vedrà la partecipazione della Corale greco-albanese “I Paradosis – G. B. Rennis”, del coro “Vuxhë Grash” dell’Officina della Musica, della Pro Loco Arbëria, dei gruppi “Moti i Parë”, “Të Bukurit ka Ungra” e “Të Pjekurit ka Ungra”, insieme alle associazioni del territorio. Il percorso attraversa anche l’area un tempo legata all’attività della salina, tra le più antiche d’Italia, inserendo il rito in una geografia che rimanda anche alla memoria storica produttiva del luogo.



Le kalimere vengono eseguite in forma monodica, su una linea melodica senza accompagnamento strumentale. L’intonazione è affidata alla memoria che appartiene ad ognuno e all’ascolto reciproco. In alcune occasioni, durante il canto, emerge una seconda voce spontanea, che accompagna la linea principale con armonizzazioni per terze o con dissonanze leggere. Le melodie si muovono secondo il plagios tetartos e il protos della tradizione bizantina. La forza del canto è nella tecnica, ma anche nella coralità che dà forma e tensione al racconto.
Anche per questo la notte delle kalimere di Lungro è davvero speciale, perché nella lingua, nelle espressioni dei volti, nell’intenzione sincera della comunità, ci sono la partecipazione e l’identità, quelle che hanno permesso a una cultura straordinaria come quella arbëreshe di resistere intatta a ogni cosa.
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)