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L’estate di San Martino, quando il vino novello parla calabrese

L’estate di San Martino, quando il vino novello parla calabrese

Today is the day: a San Martino, ogni mosto è vino. Non è rosso sul calendario ma lo è certamente nel calice e in molte zone è vissuta come una vera festa da celebrare con sagre e degustazioni. Tra l’altro, oggi è estate, lo sapevi? E non è perché non esistono più le mezze stagioni ma perché “l’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino”. La credenza popolare non aveva mai fatto i conti con il cambiamento climatico ventiventitré che ci sta abituando a mezze maniche di giorno e piumino d’oca di notte, però, tradizionalmente, al giro di boa del mese di novembre il meteo regala sole e temperature più elevate. Il detto ha a che fare con la figura di Martino di Tours: secondo la leggenda, durante il suo soggiorno in Gallia, tornando a casa incontrò un mendicante senza vestiti in mezzo alla tormenta. Martino si impietosì e così donò all’uomo un pezzo del suo mantello perché potesse proteggersi dalla pioggia. Quel gesto di generosità si trasformò in un miracolo: la tempesta si placò e tornò il sole. Non solo. Perché quella stessa notte a Martino apparve Gesù: era lui il mendicante a cui aveva donato il mantello. Quel sogno fu una premonizione che spinse Martino a deporre le armi e convertirsi al Cristianesimo. Era il primo passo verso un cammino di fede che lo avrebbe portato a diventare vescovo di Tours. Ma, allora, cosa c’entra il vino? E perché San Martino è il protettore della vite e patrono dei viticoltori, dei vendemmiatori e dei sommelier? Pare che proprio grazie al clima mite legato al dono del mantello, in questo giorno “d’estate” il mosto completi il processo di fermentazione trasformandosi in vino. Perciò, nel tempo, questa data è diventata per la cultura contadina un momento da celebrare e da dedicare al “vino nuovo”.

Vino nuovo e vino novello

Alt. A questo punto diventa necessaria una precisazione, ovvero: pillole di enologia. “Vino nuovo” e “vino novello” non sono la stessa cosa: nuovo è un qualsiasi vino prodotto successivamente all’ultima vendemmia trascorsa; novello, invece, è il vino dell’annata frutto di una particolare tecnica di vinificazione chiamata “macerazione carbonica”. Si tratta di un processo che consente una maggiore estrazione di aromi secondari che regalano quei tipici sentori di fragola e lampone. Il risultato è un vino porpora (incubo delle tovaglie bianche a tavola), poco tannico e molto morbido. È novello perché è pensato (e vinificato) per essere bevuto giovane, non ha una struttura e una forza organolettica che gli permetterebbero di sfidare il tempo. Non a caso, il disciplinare parla chiaro e permette la commercializzazione dal 30 ottobre al 31 dicembre. Quindi, detto tra noi, se hai comprato del novello da bere a Natale, consumalo entro capodanno e non tenerlo in dispensa oltre un paio di mesi: si trasforma in qualcos’altro e non perché “i rossi invecchiano bene” (ma questa è un’altra storia che ha a che fare con volontà del produttore, macerazione, affinamento). Morale della favola: se da gennaio trovi ancora sugli scaffali del vino novello desisti: non dovrebbe neanche starci.

Un rito di passaggio

Novello sì, ma quale? Regione che vai, novello che trovi visto che poi ciascuno predilige alcuni vitigni. In Calabria c’è chi si affida agli intramontabili internazionali, come Merlot e Syrah, e chi predilige l’autoctono. Se non lo hai mai bevuto, un novello da Gaglioppo o Magliocco è un viaggio sensoriale da sperimentare. C’era una volta la festa della vendemmia, quel momento in cui, terminata la raccolta, la grande stanchezza dei giorni passati in mezzo ai filari sin dalle prime luci dell’alba cedeva il passo all’adrenalina e all’emozione di aver messo nelle cassette una nuova promessa, una nuova annata e una nuova storia. Tanti vignaioli lo fanno ancora: si riuniscono insieme alle persone care, quasi fosse un rito si passaggio. San Martino ha un po’ questo sapore: è l’occasione per trascorrere del tempo insieme e godersi una piccola anteprima della nuova annata. Da nord a sud della Calabria, tanti gli appuntamenti in questo fine settimana, dai “Vini in Fiore” a San Giovanni in Fiore (CS) al “Festival del Vino tra vicoli e catoja” a Bivongi (RC), dal “San Martino 2023” a Soriano Calabro (VV) alla “Festa di San Martino” a Gerace (RC). “Quando sei felice bevi per festeggiare. Quando sei triste bevi per dimenticare, quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa” (Charles Bukowski): a San Martino accade sempre qualcosa di bello quando i borghi si animano e nessuno ha voglia di tornare a casa a dormire. In fondo, non c’è bisogno di un letto quando, ad occhi aperti, basta un calice di novello per vivere un sogno di una notte di mezza estate.

Rachele Grandinetti

foto copertina - Meraviglie di Calabria - 10
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