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L’esperienza di economia circolare di Roccella, benedetta anche dal Papa

L’esperienza di economia circolare di Roccella, benedetta anche dal Papa

di Roberto De Santo

Dietro c’è una storia di riscatto che si lega ad un progetto di economia circolare. La voglia di rendere attuale quell’antico mantra della tradizione calabrese che recita dalla notte dei tempi: «non si butta nulla». Un’idea centrale dell’attività della cooperativa “Felici da Matti” che dal 2003 opera a Roccella Ionica nel campo della raccolta e del riuso dei materiali. Nella logica che i rifiuti da problema possono divenire una risorsa concreta per il territorio. Un’iniziativa imprenditoriale che ha anche o per meglio dire soprattutto una caratterizzazione sociale: offrire un’occasione di lavoro reale per chi vive ai margini della società. Obiettivo che ha spinto 21 anni fa sei donne ed un sacerdote della diocesi di Locri-Gerace a dare vita alla cooperativa e ad un progetto che è divenuto un esempio virtuoso non solo nel panorama regionale.


Il progetto è finito più volte all’attenzione della stampa nazionale che ha dedicato all’iniziativa un approfondimento. Per ultimo, in ordine cronologico, anche Il Fatto Quotidiano che ha intervistato Teresa Nesci, presidente della cooperativa Felici da Matti. Al centro la curiosa somiglianza del nome “Bergolio” – utilizzato dalla cooperativa per produrre un sapone ricavato da olii esausti e poi aromatizzati con il bergamotto di Reggio Calabria – con quello di papa Bergoglio. Un’assonanza che ha spinto i responsabili della cooperativa – che dà lavoro a persone svantaggiate – a scrivere al Pontefice per evitare eventuali conflitti. Ricevendo una risposta decisamente gratificante.


«Quando abbiamo ricevuto la lettera dal Papa – confida Teresa al Fatto – ci ha incoraggiati a continuare nella nostra impresa». Al giornale diretto da Marco Travaglio Teresa racconta come è iniziata quell’esperienza. «Quando abbiamo iniziato – spiega – non avevamo le idee ben chiare su business plan, progetti, sviluppi. Sono passati 20 anni». All’inizio la cooperativa si è occupata di raccogliere indumenti usati che venivano poi lavorati per divenire pezzame industriale. Prodotti richiesti da diverse imprese e che hanno portato la cooperativa ad intercettare commesse anche da aziende come Trenitalia e Medcenter, la società che gestisce lo scalo di Gioia Tauro.

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Poi la diversificazione nata quasi per caso il riuso degli olii esausti: nel 2013 il Comune di Roccella Jonica inserisce nel piano di raccolta differenziata la frazione dell’olio usato per le fritture.
«Ci siamo adoperati subito e abbiamo proposto all’amministrazione di raccogliere l’olio per lavorarlo – ricorda Teresa –. Alla fine di un convegno che avevamo organizzato sul tema, abbiamo presentato il primo sapone ottenuto con olio vegetale esausto al bergamotto, uno dei prodotti locali d’eccellenza, il profumatissimo agrume tipico calabrese e in particolare della Locride».

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Da lì è nata la linea dei saponi che ora ha raggiunto numeri importanti: ogni anno vengono raccolti circa 60 tonnellate di olio esausto, che si trasformano in saponette. Ma soprattutto ha permesso alla cooperativa di ingrandirsi ed offrire lavoro a persone disabili e con fragilità: nove soci, di cui sei lavoratori. A cui si aggiungono 4 detenuti del carcere di Locri che lavorano dietro le sbarre al confezionamento e l’imballaggio finale dei prodotti.

Man mano che il progetto andava avanti, l’iniziativa ha raccolto pareri diversi. Fino a qualche critica legata proprio al nome della linea di saponette che, per alcuni, suonava come scorretta volendo sfruttare commercialmente il nome del Pontefice. Da qui la decisione di Teresa e degli altri soci di consultarsi direttamente con Papa Bergoglio. «Abbiamo mandato i nostri prodotti al Papa – racconta al Fatto – accompagnati da una lettera in cui presentavamo il nostro progetto e spiegavamo che, nel caso in cui avesse ritenuto il nome scelto un danno, lo avremmo cambiato». E dopo qualche mese è arrivata la lettera del segretario per la comunicazione vaticana in cui Papa «ci incitava a continuare nell’impresa», dice Teresa. Ed anzi, si definiva «molto contento» e «ci ha benedetto».

info@meravigliedicalabria.it

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