Le due grotte dell’eremo minimo francescano di Altilia
Il piccolo Comune di Altilia nel cosentino custodisce i segni della santità e del profondo legame che unisce i calabresi alla religione attorno a San Francesco di Paola. In questo borgo sono infatti presenti due Grotte eremitiche di cui una custodisce ancora oggi l’effige del Santo; gli anfratti sono stati ritrovati per caso proprio dietro la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e vicino al Convento dei Minimi, collocato su una montagna affacciata sul Savuto che ha ospitato l’ordine francescano dei minori conventuali. Dal ritrovamento sono venute alla luce delle grotte decorate con affreschi, alcuni dei quali ben conservati, altri poco chiari e consunti dall’incedere del tempo, raffiguranti oltre a San Francesco di Paola, ripreso nella volta a sinistra, anche Cristo, la Santissima Vergine Maria con il bambino Gesù e San Sebastiano, capaci di arricchire il patrimonio culturale, artistico e religioso non solo del comprensorio cosentino, ma dall’intera Calabria. Probabilmente le immagini di San Francesco e della Madonna, meglio conservate rispetto alle altre, dovevano far parte di un unico affresco con diversi soggetti.
Visitare il borgo di Altilia e le sue grotte significa immergersi in un viaggio religioso che ripercorre i luoghi di San Francesco di Paola, il quale dimorò nel Convento di Santa Maria delle Grazie e si ritirava in preghiera nel suo giardino, inoltre non molto lontano dalle grotte è collocato il Santuario di Paterno Calabro, eretto dal Santo in persona nel 1472. Francesco visse infatti in questo territorio prima di partire per la Francia a Plessis-lez-Tours su indicazione di Papa Sisto IV per visitare il sovrano Luigi XI in fin di vita, rimanendo poi alla corte dei re francesi dopo la sua scomparsa, fino alla sua morte avvenuta nel Castello di Plessis-lez-Tours il 2 aprile 1507.
Questo patrimonio religioso e culturale è aperto al pubblico e visitato da numerose scolaresche, oltre ad essere una meta affascinante per i pellegrini in cammino sulle rotte del turismo religioso che associa al borgo di Altilia, noto anche per la nascita della Carboneria calabrese e in quanto scrigno di mestieri e tradizioni come quelle dei maestri scalpellini. Infatti, vicino alla Grotta di San Francesco è presente una zona, nota come le «Parrere» ricca di pietre di tufo dalla quale si estraevano le materie prime utili per il lavoro artigianale delle maestranze locali accorpate attorno alla «scuola degli scalpellini», nata attorno al Convento francescano.
La Chiesa e il Convento di Santa Maria delle Grazie
Del Convento, edificato probabilmente attorno al 1500 da Domenico Agacio e Gerolamo Curaro per l’ordine francescano dei minori conventuali, oggi restano soltanto le mura perimetrali, mentre la Chiesa è stata rimaneggiata e sottoposta a complessi interventi di restauro come nel caso del tetto ricoperto con le capriate lignee, simbolo dell’arte francescana in quanto materiale considerato «povero». La struttura della Chiesa comprende un’unica navata sulla cui pavimentazione sono presenti tre oblò in vetro con vista sulle celle e, assieme a Palazzo Marsico, annesso al Convento, costituisce uno tra gli edifici dal maggiore valore culturale e artistico del Comune di Altilia.
Posta sul costone roccioso all’interno della Valle del Savuto ad Altilia, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie non poteva non essere abbellita con delle decorazioni dalla bravura degli artigiani del posto. E’ proprio la pietra a conferire alla struttura un senso di profondo rispetto e di maestosa antichità, con i suoi portali in tufo realizzati impiegando la pietra locale modellata dalla sapiente azione degli scalpelli, osservabile anche negli edifici più antichi del borgo.
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Foto di copertina di Piero Carbone