Le contaminazioni artistiche «d’io, bio» a Santa Severina

Al via la quarta edizione di «Una Boccata d’Arte», il progetto d’arte contemporanea diffuso in tutta Italia, promosso da Fondazione Elpis, in collaborazione con Galleria Continua e con la partecipazione di Threes, che vede ogni anno venti borghi e paesi d’Italia, uno per ogni regione, accogliere venti artisti italiani e internazionali di età, formazione e pratiche differenti. Invitati a trascorrere un breve periodo di residenza, gli artisti realizzano venti interventi attinenti al territorio e alle tradizioni delle comunità locali. Il progetto costituisce un vero e proprio itinerario culturale che, di regione in regione, promuove il sorprendente patrimonio costituito dai piccoli centri, per mettere in risalto la storia e le tradizioni locali attraverso l’arte contemporanea. È insomma un invito al viaggio e alla scoperta attraverso la condivisione di pratiche e linguaggi artistici diversi, con una particolare attenzione alle ultime generazioni, che vuole rendere l’arte accessibile a tutti e portarla nei luoghi pubblici attivando un processo creativo inclusivo.
Il progetto «d’io, bio» dell’artista iraniano Mohsen Baghernejad nel suggestivo borgo di Santa Severina
In Calabria, il borgo di Santa Severina nel crotonese ospita il progetto d’io, bio dell’artista iraniano Mohsen Baghernejad Moghanjooghi, coordinato da Vincenzo Costantino per Altrove e realizzato con il patrocinio della Regione Calabria e del Comune di Santa Severina. D’io, bio è un intervento composto da tre opere nelle quali la parola scritta diventa materia e si piega alle esigenze espressive dell’artista per aprirsi a riflessioni sulla percezione dello scorrere del tempo, il cambiamento climatico e la bellezza, come risultato di una lenta ma progressiva stratificazione culturale.
«Santa Severina è carico dei disegni di sopravvivenza del tempo, quindi è storia; è la storia che dà senso a quello scoglio, ma il tempo senza di noi non esiste», ha spiegato direttamente l’artista Mohsen Baghernejad Moghanjooghi.



Giungendo a Santa Severina, mentre si percorrono gli ultimi tornanti prima di raggiungere le mura, si scorge il borgo medievale da lontano, arroccato su un colle. Questa visione potente e sempre inattesa restituisce l’immediata sensazione di trovarsi in un luogo fuori dal tempo. E proprio il tempo e la relazione che con esso hanno le persone nel corso della propria vita, è un tema centrale nella ricerca artistica di Mohsen Baghernejad Moghanjooghi.
Vincenzo Costantino per Altrove
«L’edizione in corso di Una Boccata d’Arte, la quarta, anche quest’anno rinnova la propria vocazione internazionale e conferma la volontà di dare spazio ai giovani, alla loro capacità di proporsi in maniera sempre originale», ha spiegato Marina Nissim, Presidente della Fondazione Elpis. «Fin dalla prima edizione, la ricerca e la selezione degli artisti partecipanti è stata guidata dal desiderio di fornire una preziosa occasione di espressione principalmente a giovani artisti, sicuri che fossero capaci di centrare uno dei grandi obbiettivi di Una Boccata d’Arte: diffondere arte con alta qualità di ricerca in quei borghi – perle del nostro paesaggio – spesso lontani dai circuiti di mostre d’arte contemporanea», ha invece raccontato Maurizio Rigillo, direttore di Galleria Continua.
L’arte di Mohesen Baghernejad Moghanjooghi da Teheran a Santa Severina

Clase 1988, Mohsen Baghernejad Moghanjooghi vive e lavora a Torino, dove ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti.
L’artista si è trasferito in Italia nel 2011, dopo aver lavorato per cinque anni nella sua città natale, Theran, come assistente in uno studio di architettura e poi come disegnatore di tessuti per uno studio di Como.
Oggi Mohsen partecipa a mostre personali e collettive, oltre a residenze artistiche in tutta Italia.
info@meravigliedicalabria.it
Foto di Matteo Gregoraci