L’arpia, l’Askos di Strongoli
Quando lo terminammo – l’anno scorso – Antonio Martino (che lo ha scritto con me e lo ha anche diretto) mi disse: l’arpia si farà strada. E – lui che è assai spesso profetico – ci ha visto bene. L’arpia è l’Askos (chiamato anche Sirena) di Strongoli. E a farsi strada non è materialmente l’unguentario di bronzo del V secolo a. C ritrovato clandestinamente negli anni ’80 a Murge – che di strada ne ha fatta tanta, da lì al Getty Museum di Malibù, andata e ritorno, passando per la Svizzera, di mano nera in mano nera – ma il nostro documentario che racconta questa nostra regione (e ragione) prendendo a pretesto questo reperto e a prestito il repertorio umano che intorno all’archeologia clandestina, non ufficiale o paraufficiale si è mosso per più di mezzo secolo. Egli ufficiali laureati dell’accademia e quelli stellati del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale dei carabinieri che hanno cercato di dipanare il groviglio di buoni e cattivi. Si sta facendo strada per i festival cinematografici e tra gli appassionati di sottoterra. E ora è il turno del RAM Film Festival di Rovereto, dedicato all’archeologia e al patrimonio culturale materiale e immateriale. La formula del Festival roveretano prevede proiezioni, incontri, esposizioni, corsi di formazione, visite guidate alla scoperta del territorio e molto altro, in una contaminazione tra conoscenza, emozione e informazione: e l’Askos (prodotto da Lago Film e Solaria Film) c’è: in programma. La nostra arpia si racconterà e vi racconterà un pezzettino di questo misterioso mondo sotterraneo sabato 5 ottobre al RAM film festival.
di Francesco Mollo