La Vallata delle Zucche, il primo Pumpkin Patch in Calabria
Ci sono quelle tonde, quelle lunghe belle dritte, ma a volte anche parecchio storte; a forma di fiore, o di fiasco; ce ne sono lisce, ma anche bitorzolute nelle sfumature dell’arancione, dal più brillante al più leggero, bianche e gialle, bianche e verdi, soltanto verdi. Persino caffelatte! Qualcuna ha addirittura il cappello: c’è chi dice del prete, qualcun altro ci vede un turbante turco. Sono pure ornamentali e quindi bellissimi complementi d’arredo.
È la natura fantasy delle decine di varietà di zucche, quelle che si trovano negli sterminati campi d’autunno, e che sono anche la lunga riserva alimentare che va oltre l’inverno. Una ricchezza straordinaria per la cucina, certo, ma anche per chi ne fa oggetti, ad esempio pipe o strumenti musicali, come il “calabash” oppure – come dalle parti di Lungro – il “cungulo” (la tazza per bere il mate) ricavato da un varietà di zucca Lagenaria.
La coltivazione delle zucche può rappresentare molto altro, può diventare divertimento e non solo. La festa di Halloween nel nostro Paese ha fatto il suo ingresso ormai da decenni. È la festa di Ognissanti tutta americana, ma ne abbiamo adottato un po’ di cose, oltre a “trick or treat”. Sicuramente qualche tradizione gastronomica, come la pumpkin pie, e anche l’arte dell’intaglio della zucca, un fatto rituale in quella parte di mondo. Tra le cose belle accolte in Italia – e forse la più entusiasmante – ci sono i Pumpkin Patch, campi di zucca allestiti a tema dove intere famiglie vanno a scegliere il grande ortaggio da intagliare o dipingere a piacimento, e a fare magari un picnic consumando le specialità alla zucca, comunque a trascorrere una giornata in gioco e libertà.
Di Pumpkin Patch, ne è appena nato uno in Calabria, a Saracena per l’esattezza, e si chiama “La Vallata delle Zucche”. È l’idea di una coppia di ragazzi che amano viaggiare e che, quindi, hanno gli occhi aperti sul mondo. Traggono esempio da ogni esperienza e provano a metterla in relazione con il territorio in cui vivono, a costo di sembrare matti. Hanno un pezzo di terra a Saracena, posto in alto, in posizione panoramica sulla valle del fiume Garga. Bisogna tener conto che, da là, basta spostare appeno lo sguardo per intuire che la natura circostante è quella del Parco Nazionale del Pollino, con le fitte faggete che vestono di verde le montagne e una ricchezza naturalistica e paesaggistica senza eguali, come i Piani di Novacco e Masistro, il Monte Caramolo, o il Laghetto di Tavolara.
Il campo coltivato dai due ragazzi non è in montagna, anzi è simile a tante altre distese sulle quali crescono gli ulivi e i vigneti che hanno reso famosa Saracena per l’olio e i vini.
Vincenzo Trimani e Sabrina Caruso si saranno guardati negli occhi e magari si saranno chiesti se nel loro appezzamento potesse trovare spazio anche altro, oltre agli ulivi.
Vincenzo ha trent’anni, lavora per una multinazionale del settore energetico, è laureando in ingegneria ambientale e anche appassionato di agricoltura. Non ci ha messo niente a scommettere su quel posto, perché il legame con quella terra lo sente forte. «Saracena è casa – racconta -. È il posto dove sono cresciuto, è il luogo che aveva – quando ero piccolo – le villette e le piazze gremite di coetanei con cui giocare e crescere insieme. Gli stessi che oggi sono stati costretti a emigrare per lavoro. Il paese custodisce tutti i ricordi della mia infanzia! E oggi per me è un po’ come la terra per i miei ulivi: mi nutre e mi permette di dare degli ottimi frutti».
Come le zucche? «Sabrina ed io siamo sempre alla costante ricerca di nuove esperienze, soprattutto a contatto con la natura. L’anno scorso abbiamo avuto l’opportunità di visitare un campo di zucche in Campania. Ci siamo divertiti tanto e abbiamo visto bimbi felici e genitori soddisfatti. La sera a casa ne abbiamo riparlato facendo un castello di ipotesi sulla possibilità di farne uno da noi in Calabria. Effettivamente – e un po’ ridendo – ci dicevamo che era una follia, ma abbiamo voluto condividere il pensiero anche con i nostri familiari. Sì, siamo sembrati dei folli anche ai loro occhi perché all’inizio non riuscivano a comprendere il senso della nostra idea. Ci guardavano dubbiosi e dicevano “I cocuzz vi mancano a vua” – Le zucche vi mancano a voi!».
È così che è iniziata l’ avventura, con difficoltà, ma con il sapore della sfida. «Organizzare un “parco delle zucche” potrebbe sembrare semplice, ma ti assicuro che non lo è affatto – spiega Vincenzo -. Quando si parla di agricoltura il solo impegno nel fare le cose non basta. Se Madre Natura non vuole, puoi esser bravo quanto vuoi ma non produci nulla. L’estate appena trascorsa è stata molto torrida e siccitosa e noi ci siamo dovuti misurare anche con questa particolarità stagionale. Le difficoltà non si sono fermate al campo, poiché anche la parte burocratica ci ha fatto stare in apnea fino alla fine. Poi tanti giorni a lavorare nella Vallata per livellare il terreno, per ripulirlo dai rovi con la paura di non riuscire a fare tutto per tempo. Un ringraziamento speciale lo dobbiamo ai miei genitori e a quelli di Sabrina. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile».
Per il momento, a lavorare nella Vallata delle Zucche di Saracena sono Vincenzo, la sua compagna Sabrina e Dalila, sorella di Vincenzo. In forze, anche due ragazze del posto, e altre ancora che accorrono al bisogno. Il parco è stato inaugurato in questi giorni e, per tutti i weekend fino al 3 novembre prossimo, si potrà partecipare ad un autentico “Pumpkin Patch”.
«Le famiglie che vengono a farci visita – continua Vincenzo – trovano un parco allestito con sentieri tematici. Qui sicuramente possono scattare belle e memorabili foto ricordo in mood autunnale. Una volta arrivati nella distesa parte la caccia alla zucca più bella, quella che si può scegliere da personalizzare. Nei laboratori ci sono tutti gli utensili per intagliare o decorare. Le attività sono seguite dalle animatrici che aiutano grandi e bambini insegnando loro a inventare le facce più buffe con l’intaglio, oppure a dipingerle con i colori atossici. E col “Trucca bimbi” sarà bello farsi dipingere anche la faccia. Chissà, magari somigliante alla zucca. Quando l’opera è completa e l’“artista” è soddisfatto, si riprende il sentiero del ritorno fino in alto dove abbiamo collocato una maestosa panchina gigante che si affaccia sul Pollino. Da qui c’è veramente una visuale bellissima su Serra Dolcedorme che, con i suoi 2248 metri, è il tetto della nostra Calabria. Nei pressi della panchina abbiamo allestito anche un’area relax dove si può consumare la colazione al sacco. Per le degustazioni abbiamo invece previsto uno piccolo stand gestito da un ristoratore locale».
È un parco a tempo. Le attività si chiudono a novembre. E poi? «Stiamo valutando anche altri progetti per dare continuità a questa piccola impresa. Se il pubblico ci dirà che abbiamo fatto un buon lavoro, allora possiamo pensare ad altro. Per adesso incrociamo le dita e cerchiamo di garantire un ottimo servizio».
Cosa vorresti che diventasse questo posto? «Vorrei che diventasse un luogo che riavvicini la gente alla campagna, che servisse a sensibilizzare adulti e piccini al rispetto e alla salvaguardia della natura di cui troppo spesso stiamo abusando. Ricordo che la nostra antagonista principale è stata la siccità, effetto dei cambiamenti climatici, ad esempio. E poi vorrei tanto che attraesse visitatori da fuori regione per far conoscere ed apprezzare le meraviglie paesaggistiche ed enogastronomiche che caratterizzano Saracena e tutto il comprensorio del Pollino».
Sono piccole cose per chi le guarda dall’esterno, ma grandi, grandi assai per chi ci crede e ci cammina dentro. Qui c’è il senso di un progetto che non guarda solo a sé stesso, perché si sente proprio che c’è dell’amore destinato a tracimare intorno. L’attrattiva di un territorio si costruisce anche così, attraverso una rete di piccoli servizi o attività che, accanto a quelle tradizionali, aggiunge bellezza e la condivide con gli altri.
https://www.lavallatadellezucche.it/, per chi volesse regalarsi un giorno di felicità.
Di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)