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La stele del dio Mitra, il racconto della scoperta a Melito

La stele del dio Mitra, il racconto della scoperta a Melito

Negli anni del 1990 a seguito delle ricerche sulla preistoria, condotte con Luigi Saccà e gli archeologi della Soprintendenza del Museo Archeologico di Reggio Calabria ci siamo imbattuti in una strana lastra di pietra calcarea con dei segni graffiti. Intorno al questa lastra una grande cinta muraria in pietra a secco, e decine di siti preistorici, un susseguirsi di popolazioni ed epoche. Dopo la comunicazione alla Soprintendeza archeologica sono venuti sul sito i preistorici più conosciuti e stimati, tra questi il compianto professor Santo Tinè. Tinè riconobbe subito una facies culturale del tutto nuova per l’Italia. Borġ in-Nadur è un sito archeologico di Malta, situato vicino a Birżebbuġa.

Borg in Nadur - Meraviglie di Calabria - 2
Il tempio megalitico di Tarscen

Dove esiste un tempio megalitico di Tarscen a quattro absidi racchiuso da un muro di rocce. Nelle vicinanze del tempio sorgeva un villaggio fortificato di cui rimangono pochi resti. Le rovine potrebbero risalire all’età del bronzo, approssimativamente intorno al XX secolo a.C.
Non è stato facile comprendere cosa rappresentava la stele, ci sono voluti 20 anni e un lungo lavoro. Finalmente dopo alcune foto con i falsi colori, da sotto i muschi e licheni che ricoprivano i segni graffiti abbiamo ottenuto questa immagine.

Il culto della divinità

Mitra è il nome di una divinità molto antica, le notizie sui suoi culti sono scarse e frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.

Il culto di Mitra nasce nel 1200 a.C. e compare nei Veda come uno degli Aditya, una delle divinità solari, dio dell’amicizia e degli affari, governatore del giorno. Nella civiltà persiana, dove il suo nome veniva adorato, le immagini di Mitra apparivano nell’atto di sgozzare un toro sacro. Mitra è rappresentato come un giovane energico, indossante un berretto frigio, una corta tunica che s’allarga sull’orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle. Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all’indietro mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada. La raffigurazione di Mitra è spesso mostrata in un angolo diagonale, col volto girato verso l’alto.

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La raffigurazione del dio Mitreo rinvenuta nel 1962 a Marino

Un serpente e un cane sembrano bere dalla ferita del toro (dalla quale a volte sono rappresentate delle gocce di sangue che stillano); uno scorpione, invece, cerca di ferire i testicoli del toro. Questi animali sono proprio quelli che danno nome alle costellazioni che si trovavano sull’equatore celeste, nei pressi della costellazione del Toro, nel lontano passato (“era del Toro”), quando durante l’equinozio di primavera il Sole era nella costellazione del Toro.
La stele di Mitra da noi scoperta si trova su un sito dove si rinvengono ceramiche preistoriche senza alcuna decorazione che possa identificarli in una facies precisa. (Sebastiano Stranges Ellesmere; Foto: Sebastiano Stranges, Gian Franco Iaria, web)

info@meravigliedicalabria.it

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