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La statua di Santa Domenica a Tropea presto al suo antico fasto

La statua di Santa Domenica a Tropea presto al suo antico fasto

La statua di Santa Domenica tornerà al suo antico splendore. L’opera settecentesca conservata nel museo diocesano di Tropea sarà infatti oggetto di un’accurata opera di restauro.
Ad annuncialo la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città di Reggio Calabria e Vibo Valentia che spiega come l’intervento rientra nel Programma triennale dei lavori pubblici 2021-2023

L’opera

La scultura, si presenta quasi come un gruppo, è alta 150 cm, larga 73 cm e profonda 55 cm ed è realizzata in argento fuso, sbalzato e cesellato, e in lega di rame dorata a mercurio.
La tecnica con cui è stata eseguita è la fusione a cera persa per le parti anatomiche in argento e per gli ornati in lega di rame. I panneggi, la miniatura della città di Tropea e le modanature della base sono invece realizzati in lastra d’argento sbalzata e cesellata.

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Sul manufatto sono presenti dei punzoni entro cornice rettangolare con le iniziali F.A. che permettono di attribuirlo alla bottega dell’argentiere napoletano Francesco Avellino e di datarlo al 1738 come indicato da altri punzoni coronati, con la scritta NAP e l’indicazione cronologica. La Santa è raffigurata a figura intera, con le fattezze di una giovane donna, in posizione eretta e con lo sguardo rivolto verso l’alto; porta con sé, nella mano sinistra, i simboli del martirio, la croce ed il libro a rappresentare la sua fede e la palma della vittoria sulla morte.

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Ai suoi piedi sono inoltre raffigurate delle bestie, una mentre la aggredisce l’altra invece le lecca il piede, a ricordo di un tentativo di martirio durante il quale le fiere affamate avevano tentato di aggredirla ma invece vennero poi ammansite dalla santa. Completa la scena, la presenza in basso di un modellino che ritrae la città fortificata di Tropea entro le sua mura, a ricordo dei natali della santa e della protezione che la stessa. Il gruppo in basso è ancorato ad una base ottagonale con struttura lignea su cui sono inchiodate, ai bordi, delle modanature in lastra di lega di rame dorata ed al centro da una fascia in lastra, decorata a motivi floreali, con un’apertura nella zona frontale per poter osservare la reliquia.

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La raffigurazione di Santa Domenica in questo manufatto denota un’elevata perizia e caratterizzazione del personaggio. La giovane, con una lieve torsione del busto, con la mano destra sulla città e lo sguardo verso il Cielo trasmette un certo dinamismo che ci fa immaginare la sua elevazione alle gioie del Cielo dopo aver subito il martirio in terra. La donna indossa abiti sontuosi arricchiti da tessuti florali e ricchi di decorazioni e la sua posa è di grande eleganza ed anche i suoi capelli sono acconciati con raffinatezza.

Santa Domenica e la devozione di Tropea

Santa Domenica, Ciriaca per i greci, giovane cristiana nacque nel 287 precisamente nell’attuale Santa Domenica di Ricadi da Doroteo ed Arsenia, una ricca famiglia del luogo. Qui visse tra la fine del III secolo e gli inizi del IV d.C. e fu educata alla religione cristiana fin dall’infanzia. All’età di sedici anni fu arrestata con la famiglia e condotta a Nicomedia. Essendo una famiglia di spicco, i genitori furono risparmiati, mentre Domenica fu sottoposta a numerose pressioni per indurla a rinnegare la sua fede cristiana. Ma lei si rifiutò e per questo venne condannata a morte “ad leones”.
Secondo la tradizione, i leoni che avrebbero dovuto sbranare la giovane rimasero impassibili e divennero addirittura docili davanti a Domenica. Così la pena fu mutata in decapitazione, che avvenne, secondo lo storico Baronio, il 6 luglio del 303. Le spoglie della Santa furono sepolte inizialmente a Vizzini, per essere poi traslate nella cattedrale di Tropea.

Venerata come patrona di Tropea, questo simulacro in argento in origine si trovava presso la cattedrale di Maria Santissima di Romania della stessa Tropea e doveva fungere da reliquiario, infatti tuttora in un vano della base si conserva un frammento di marmo che dovrebbe essere una piccola porzione della colonna alla quale la santa sarebbe stata flagellata.

I danni riscontrati

Analizzando lo stato di conservazione del manufatto sono numerose le criticità che si riscontrano già ad un’analisi autoptica. La scultura è infatti interessata da una serie di danni di natura meccanica da attribuire presumibilmente ad urti accidentali ed alle sollecitazioni cui era sottoposta in occasione delle processioni rituali.
Per sopperire a questi danni, nel corso di tempo, sono stati applicati rimedi improvvisati ed inefficaci, che deturpano l’opera, senza risolvere le ragioni dei sopravvenuti accidenti.

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Per quel che riguarda invece la superficie essa presenta un basso livello di solfurazione, indice di una manutenzione ordinaria che potrebbe, nel corso di tempo, aver prodotto accumuli di materiali residui, che rappresenterebbero una sollecitazione alla produzione di prodotti di corrosione da parte di quelle porzioni di superficie non esposte alla vista.

Un’iscrizione documentaria in latino attesta che nel 1949 la statua fu “rimessa a nuovo per devozione dei coniugi Toraldo Berlingieri”, ma niente o poco altro si sa di ulteriori interventi di restauro; si possono solo constatare quelle riparazioni o manutenzioni ordinarie condotte per cercare di sopperire a danni occasionali o ad evidenti problemi conservativi.

L’opera di restauro

Tale situazione e l’importanza del manufatto dal punto di vista storico, artistico, demoetnoantropologico nonché devozionale, impongono di intervenire per poter arrestare i fenomeni di degrado in corso e correggere e ripristinare le fattezze del manufatto con un intervento condotto scientificamente e nel rispetto dei principi del restauro.


L’intervento proposto, previa accurata documentazione grafica preliminare e mappatura del degrado, da svolgersi all’interno di un laboratorio di restauro, si avvale di almeno due indagini diagnostiche: XRF, per il riconoscimento quantitativo della lega metallica e qualitativo del grado di solfurazione, nonché di tasselli di pulitura, sulla base dei quali condurre le successive operazioni.

L’intervento prevede lo smontaggio, nella misura in cui le singole parti lo rendano possibile, per la verifica della struttura di sostegno e delle eventuali riparazioni e la pulitura di tutta la superficie, interna ed esterna, delle lastre metalliche, da eseguirsi per fasi.
Inoltre sarà applicata EDTA in acqua demineralizzata, nelle percentuali opportune, per la rimozione di eventuali cloruri e carbonati e la riduzione del grado di sulfurazione superficiale. Infine il rimontaggio di tutte le parti nella definitiva sede espositiva.

info@meravigliedicalabria.it

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