La statua della Madonna della Grotta a Praia, tra leggende e storia

di Roberto De Santo
Miti, storie e leggende si intersecano, ricostruendo vicende di tempi remoti. Una caratteristica che accomuna molte località della Calabria in cui si riscontrano i segni tangibili di quei passaggi. Soprattutto quando si parla di siti religiosi. È il caso di Praia a Mare. Qui posti a 30 metri sul livello del mare esistono tre grotte create dalla millenaria erosione delle onde. Cavità che, dopo l’emersione della collina dal mare, sarebbero state popolate già fin dal Paleolitico superiore. Testimonianze di frequentazione di questi luoghi sono state accertate anche nella tarda Età romana. Qui sono stati rinvenuti, in alcune campagne di scavo, da resti di utensili in pietra a reperti in ceramica. Segni dell’avvicendamento di popoli che nel corso di centinaia di anni hanno vissuto questa area dell’Alto Tirreno Cosentino.



Un’area sacra probabilmente già da quei tempi antichi, e consacrata come tale con l’avvento dei monaci Basiliani. Ed è da quel remoto periodo che si deve l’origine di quello che diventerà poi il Santuario dedicato alla Madonna della Grotta.
I monaci di origine bizantina in fuga da Costantinopoli – per le persecuzioni in atto fin dal VII secolo per la furia iconoclasta scatenata nel 726 dall’imperatore bizantino Leone III Isaurico – giunsero in questo angolo della Calabria popolando aree interne e portando con se immagini e statue sacre. Grotte e cavità naturali sulle colline della zona divennero così i luoghi prediletti dai religiosi per rifugiarsi e professare il loro credo.
I basiliani e la leggenda del capitano turco

A Praia, seguendo quel modus vivendi, molto probabilmente i monaci collocarono il loro monastero nei pressi delle grotte e qui deposero la statua della Madonna. Ipotesi non confortata da fonti certe che spiegherebbe la presenza di quella statua – con caratteristiche tipicamente orientali – negli anfratti della cittadina del Tirreno cosentino.
Ma accanto a questa ricostruzione – con basi storiche (la presenza dei monaci nella zona sarebbe stata assodata con la costituzione dell’Eparchia di Mecurion) – ne esiste un’altra. Leggendaria.
Narra che la statua sarebbe stata a bordo di una nave siciliana con equipaggio turco. L’imbarcazione nel 1326 fu colta da una bonaccia davanti le coste di Praia a Mare e, stando sempre a questo racconto, non riuscendo ad allontanarsi dal litorale scatenò la superstizione degli uomini. L’equipaggio turco riteneva che fosse quella antica statua a non permettere alla nave di riprendere il mare. Così il capitano per impedire che la Madonna venisse scaraventata in mare dai suoi uomini, decise di deporla sopra un grande masso all’interno di una grotta della zona. Soltanto dopo, la nave riuscì a riprendere la navigazione.
Seguendo il racconto leggendario, a scoprire la statua fu un pastore della zona che la portò via, trasferendola in una chiesetta. Ma il giorno dopo quella statua svanì per ricomparire nuovamente sopra quel masso in cui era stata posta dal capitano della nave all’interno della grotta.
La nascita del Santuario



Storia e leggenda alimentarono la devozione per la statua della Madonna che prese il nome della Vergine della Grotta ed attorno ad essa sorse l’attuale Santuario. E ai piedi di questo luogo di culto nacque il primo nucleo urbano di Praia a Mare. Una devozione giunta fino ai giorni nostri. Nonostante quella antica statua fu trafugata il 4 marzo 1979, senza essere mai più ritrovata. All’interno del Santuario oggi è collocata una perfetta copia realizzata a metà degli anni 80 da una ditta specializzata in icone sacre. Ma il Santuario continua ad essere meta di pellegrini. (foto copertina: Francesco Giunti)
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