La Sambucina, Abbazia cistercense a Luzzi
A pochissini chilometri dal centro di Luzzi (Cosenza), resiste ai secoli, una parte del monastero legato alla grande storia del monachesimo europeo; la maggior parte degli studiosi, infatti, data la fondazione dell’Abbazia di Sambucina, come filiazione diretta di Clairvaux, attorno al 1140. Oggi dell’imponente complesso, rimane la chiesa nelle forme assunte durante i restauri all’inizio del seicento.
Nell’Abbazia – frequentata da papi, re e imperatori – soggiorna Gioacchino da Fiore, fondatore dell’Ordine florense, qui di passaggio nella seconda metà del XII secolo prima di diventare abate, il celebre teologo piemontese Pietro Lombardo, conosciuto per il Liber Sententiarum ed il celebre giurista e letterato, Francesco Accursio. Ma all’interno della Sambucina si lavorava la terracotta, il vetro, l’oro, la seta e la canapa. E nello scriptorium, i monaci ricopiavano gli antichi codici, contribuendo alla conservazione delle fonti letterarie classiche.
L’Ordine Cistercense lascia la Sambucina nel 1780 quando per volere di Ferdinando IV viene soppresso ed i beni incamerati dal demanio per essere poi rivenduti a privati. Dell’antica decorazione della chiesa rimane un affresco cinquecentesco raffigurante la Madonna col Bambino oltre a una tela con l’Annunciazione della Vergine, angeli e i dodici Apostoli di fine cinquecento, inizi seicento.
Non tutti sanno che Vincenzo Padula noto poeta e patriota calabrese scrisse nel 1842 la novella in versi “Il monastero di Sambucina“. Si tratta di un poemetto ambientato nel monastero di Luzzi, in cui l’invenzione dello scrittore, narra della presenza femminile in abbazia facendo fremere, per la mescolanza di sacro e profano.
«O agresti solitudini, o pinete, o monti della Sila cosentina, che l’estrema reliquia possedete del Monastero della Sambucina, giovine io sono di piú mite ingegno, amo le Muse, e a meditar quì vegno». Vincenzo Padula
redazione@meravigliedicalabria.it