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La processione delle Persephoni, a Bova si rinnova il ponte tra due mondi

La processione delle Persephoni, a Bova si rinnova il ponte tra due mondi

di Roberto De Santo

C’è qualcosa di arcano e nello stesso tempo ancestrale nella processione delle Persephoni (popolarmente dette pupazze), il rito che si celebra oggi come ogni domenica delle Palme a Bova. Un rito che per questo ricorda i misteri eleusìni, quelle cerimonie religiose segrete praticate nell’antica Grecia e poi estese nelle sue colonie e legate al culto di Demetra e di sua figlia Persefone.
Una cerimonia che trae origine da tempi ancora più antichi e riscontrabili nelle culture proto-greche dell’Oriente e della Creta minoica. Un culto che si è poi esteso a macchia d’olio nel Mediterraneo, trovando terreno fertile anche nei territori che furono poi colonizzati dai greci, come la Calabria.

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Una tavoletta votiva che simboleggia Persefone e Ade in trono

Il cuore di questo culto risiede nel mito del rapimento di Persefone da parte del re degli Inferi Ade. La madre Demetra, dea che presidiava la natura, irata per quel ratto impedì la crescita delle messi e scatenò un inverno perenne. Solo l’intervento di Zeus fece in modo che Persefone potesse tornare dagli inferi per sei mesi e così Demetra in segno di gioia per il ritorno dell’amata figlia fece rifiorire in primavera e in estate la natura.   
Un culto agrario diviso in fasi di cui una quella dei “piccoli misteri” si celebrava proprio in occasione dell’avvento della primavera che con il suo arrivo si sperava portasse messi proficue. Rito di passaggio che simboleggiava anche l’eterno ciclo della vita.

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Una pinax con Ade che rapisce Persefone, proveniente da Locri e conservato al MARC

A Bova quel rito in qualche modo è sopravvissuto trasformandosi in quello che ora viene definito da quell’antica origine appunto processione delle Persephoni. Un plastico esempio di sincretismo religioso che ha mutato gli elementi devozionali, mantenendo immutati i tempi ed i luoghi.
D’altronde non poteva che essere così perché questi sono i luoghi dove maggiormente erano diffusi   i “misteri eleusìni” e la cultura ellenica ha permeato il tessuto sociale. E Bova ritenuta la capitale della Calabria Greca ne ha conservato i tratti più salienti.

La processione

Oggi quel rito si rinnova con la processione delle Persephoni, grandi sagome femminili realizzate con foglie di ulivo (della varietà Chianota-Sinopolese) ed intrecciate secondo un’antica tradizione attorno ad un asse di canna. Mani sapienti che riescono a mettere in scena quei modelli che per fattura richiamano le divinità greche di Demetra e Persefone, visto che vengono riprodotte di varie dimensioni per simboleggiare una madre ed una figlia. Ma che per quella mutazione religiosa ora quella liturgia fa riferimento più all’arrivo di Gesù trionfale a Gerusalemme.


Secondo il Vangelo di Giovanni, il Signore venne accolto dalla folla con rami di palma, simbolo di vittoria e pace. Tuttavia, nelle regioni dove le palme non erano facilmente disponibili, si iniziò ad utilizzare rami di ulivo, un altro simbolo biblico di pace e riconciliazione. Quegli ulivi che si ritrovano nelle Persephoni di Bova. Sincretismo religioso appunto che fa di simboli e di riti un prosieguo sovrapponibile per non urtare le sensibilità popolari che si sono succedute nel tempo.

A Bova la popolazione si snoda per le viuzze del centro in processione fino alla chiesta di San Leo con quelle grandi figure. Le Persephoni poi vengono poste ai lati dell’altare presenziando alla liturgia della domenica delle Palme. E in una sorta di staffetta religiosa tra riti pagani e devozione religiosa le “pupazze” di eleusina memoria vengono benedette dal sacerdote che presiede la celebrazione. A fine messa sono infine poste fuori dalla chiesa. Qui ogni fedele può raccogliere dalla figura una parte detta “steddha” e portarsela a casa. Un pezzo benedetto che proteggerà la propria abitazione e la famiglia che la vive.

Le CittA Visibili Pupazze Bova 7 - Meraviglie di Calabria - 20

Ma c’è anche un altro rito in uso a Bova che viene praticato con quelle foglie d’ulivo benedette. Vengono utilizzate per benedire la casa attraverso la diffusione del fumo di combustione di quattro foglioline d’ulivo proveniente dalle “Persephoni” disposte sul un pezzo di brace ardente assieme a tre grani di sale. Un rito che viene accompagnato da una preghiera anch’essa dal sapore arcaico-pagano che, nella tradizione popolare, serve ad allontanare il “malocchio” invocando il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma anche San Pietro e San Pasquale.
Un rito propiziatorio che si inquadra anch’esso perfettamente in quel sincretismo religioso che accompagna tutta la cerimonia delle Persephoni di Bova. Rendendo unico quanto accade nel cuore del Calabria Greca.

info@meravigliedicalabria.it

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