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La geopolitica letta attraverso la fede universale per il pallone

La geopolitica letta attraverso la fede universale per il pallone

Gli acquisti dei grandi campioni del calcio europeo da parte dell’Arabia Saudita, le mani degli sceicchi del Golfo su Manchester City e PSG, la tratta dei talenti africani, l’oscurantismo dei Talebani, le proteste delle donne in Iran. Storie, curiosità e aspetti poco noti del calcio e del suo forte legame con la politica nel mondo islamico sono al centro del libro-inchiesta “Il centravanti e La Mecca. Calcio, Islam e petroldollari” (Paesi Edizioni), a cura del giornalista Rocco Bellantone, ha destato particolare interesse nel pubblico in occasione della presentazione nei giorni scorsi a Bagnara Calabra – introdotta da Mimma Garoffolo, consigliere comunale con delega alle Politiche culturali – in chiusura della rassegna Estate culturale bagnarese.

Il calcio nelle mani della politica

“Il centravanti e La Mecca” è un libro di strettissima attualità come dimostra il passaggio negli ultimi anni nella Saudi Pro League, il campionato di calcio dell’Arabia Saudita, di campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, Benzema e Neymar. Ma non solo. Nel saggio, avvalorato da una prefazione di Roberto Tottoli, rettore dell’Università L’Orientale di Napoli, si svelano anche aneddoti su importanti figure politiche del mondo islamico. Come il presidente turco Erdogan che prima di darsi alla politica è stato per anni uno spietato attaccante nelle serie minori del suo Paese, guadagnandosi in campo il soprannome di “Imam Beckenbauer”. O l’ex dittatore iracheno Saddam Hussein, il quale pur di vedere la sua nazionale ai Mondiali di Messico ’86 assoldò quattro allenatori brasiliani, riuscendo alla fine nella storica impresa. Si parla anche di Osama Bin Laden, leader di Al Qaeda ucciso nel 2011, del quale probabilmente in pochi sono a conoscenza della passione per la squadra londinese dell’Arsenal. E ancora dell’oscurantismo dei Talebani, tornati al potere in Afghanistan, degli attentati jihadisti, degli stadi vietati alle donne in Iran.

Non c’è più (una sola) religione

La conclusione a cui giunge il libro è che solo in teoria il calcio è uno sport ateo. La verità è ben altra – scrive Rocco Bellantone nell’introduzione – I credi religiosi, infatti, si sono ormai posizionati da tempo in pianta stabile sui terreni di gioco. E se fino a qualche anno fa si trattava per lo più di un affare tutto cristiano, con il proverbiale segno della croce ad accompagnare puntualmente il fischio d’inizio di ogni partita, oggi anche i calciatori musulmani non fanno più mistero della loro fede. E l’aumento della loro esposizione mediatica sta andando di pari passo con la crescita del peso – politico e soprattutto economico – di sceicchi e businessman del Golfo Persico e dell’Asia sul calcio internazionale”.

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