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Là, dove nascono le storie: l’Abisso del Bifurto narrazione naturalistica di Calabria

Là, dove nascono le storie: l’Abisso del Bifurto narrazione naturalistica di Calabria

Cosa può rivelare un abisso scavato naturalmente nella roccia? Cosa può celarsi ad una profondità di ben 683 metri? Di sicuro è tanta meraviglia, una di quelle da esplorare. E poi storia, mito, leggenda, avventura. Dove? Alle pendici del Monte Pollino, aggirandosi nel territorio di Cerchiara di Calabria, nel cosentino, e laddove a scolpire la storia geologica di questo luogo sono stati due autori d’eccezione, il tempo e l’acqua: si è formato così l’Abisso del Bifurto, una grotta verticale originata per l’incessante agire di gocce d’acqua, capaci di scavare nelle rocce e nel sottosuolo fino a crearne degli incavi profondissimi e uno scenario assai suggestivo. La grotta, indicata anche come Fossa del Lupo, è la quarantesima più profonda al mondo, e tra diversi salti e pozzi rientra anche tra le più difficoltose da esplorare. Difficile ma non impossibile, con l’esperienza delle guide. Entrare nei suoi meandri è vivere un’esperienza naturalistica esclusiva, ci si confronta con la diversità di specie animali e vegetali, tutte caratteristiche del sotterraneo: qui non fanno paura gli “insetti cavernicoli”, e ci si può abituare a ragni e pipistrelli (fanno mistero), poi l’incanto, appena all’ingresso della grotta, davanti al fiorire delle rose di montagna come la Peonia mascula. La storia naturalistica cede presto il passo a quella dell’uomo: queste anse e i loro dintorni sono state abitate dai tempi preistorici, poi da popolazioni nomadi e, nel IX secolo, dai monaci basiliani, fino a prestarsi a rifugio di briganti e pastori.

Ed è a questo punto della storia che nascono tutte le altre storie della grotta, tra miti e leggende, o mezze verità, e che non pochi speleologi avrebbero tentato di riportare alla luce: come Giuseppe Dematteis e Giulio Gecchele due speleologi piemontesi che nel 1961 scesero nelle viscere dell’Abisso per cercare il bottino del bandito Antonio Franco, che le leggende narrano come occultato in quest’area carsica. Una storia che risale a più di sessant’anni fa e che ha fatto presto a diventare favola cinematografica, perché ripresa nella trama e nella scenografia autentica de “Il Buco” del regista Michelangelo Frammartino e poi premiato a Venezia alla Settantottesima Mostra del Cinema. La storia e le storie di questo abisso di natura sono uno scenario sempre aperto, quello di una Calabria originaria, che sa raccontarsi anche attraverso i silenzi delle sue profondità.  

info@meravigliedicalabria.it

gola copertina - Meraviglie di Calabria - 8
Abisso del Bifurto, Ph dal web
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