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La Chiesa della Beata Vergine del Carmelo, suggestioni di bellezza a Cirò

La Chiesa della Beata Vergine del Carmelo, suggestioni di bellezza a Cirò

di Maria Francesca Carnea

Addentrarsi nei vicoli della storia significa scorgere piccoli angoli di grazia. Nella raffinata Chiesetta dedicata alla Beata Vergine del Carmelo a Cirò, nel crotonese, è custodito un dipinto che riproduce l’immagine di Santa Filomena, giovane vergine e martire. Impressiona nel dipinto la bellezza, i segni, il suo tempo antico che lascia trasparire. Commuove tale presenza raffigurante un infante, che ha subito supplizio terrificante perché si era promessa a Cristo, e il suo agire non vide ombra d’immoralità.

Chiesa della Beata Vergine del Carmelo Ciro 1 - Meraviglie di Calabria - 2
Chiesa della Beata Vergine del Carmelo a Cirò

Santa Filomena è testimone del cruento tempo delle persecuzioni ai cristiani e, a onor del vero, il tempo non ha modificato la crudezza nei confronti ancora oggi delle donne, o del credo religioso da seguire. Filomena incarna la passione per una scelta, di cui ha subito, senza difesa alcuna, stillicidio per mano di bruti, la cui rozzezza e ignoranza ha lastricato di sangue numerose strade e fiumi. Apprezzare, valorizzare i beni che appartengono alla Casa Comune, rientra nel dato di attenzione culturale. Ogni seme rappresenta un segno su cui soffermarsi, e invita a porsi domande: cosa mi sta dicendo l’effige di questo quadro? Come può arricchire il mio spirito? Cosa può testimoniare alla nostra Comunità oggi?

Santa Filomena, la vita e le opere di un martire

Di Santa Filomena è risaputo che nel 1802, nel corso degli scavi condotti sotto l’autorità della Santa Sede, nella Catacomba romana di Priscilla, sulla Salaria, vennero scoperte le ossa, una giovane di tredici o quattordici anni, e un vasetto contenente un liquido ritenuto sangue della Santa.

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Quadro di Santa Filomena all’interno della Chiesa della Beata Vergine a Cirò

La sepoltura prevedeva tre mattonelle che recavano un’iscrizione: «LUMENA / PAX TE / CUM FI», presenti anche dipinti una palma, due frecce, un’ancora con flagello e un giglio: erano i simboli del martirio subito dalla Santa a Roma tra il III e il IV sec. d. C. I simboli rinvenuti sui mattoni, concordano con la rivelazione fatta dalla Santa stessa, ad una Suora dell’ordine Domenicano, di Napoli, la Serva di Dio Suor Maria Luisa di Gesù, amica del Vescovo di Imola, mons. Mastai Ferretti, poi divenuto Papa Pio IX che, in seguito, per intercessione della Santa, guarirà da un grave male e, divenuto Papa, si recherà come pellegrino a Mugnano del Cardinale. Il 30 gennaio 1837, S. Filomena fu canonizzata con atto del Magistero Pontificio ordinario, da Papa Gregorio XVI. Nel novembre 1849 Pio IX ritornò a Mugnano, e dichiarò S. Filomena “Seconda Patrona del Regno delle Due Sicilie”.

Lapide S. Filomena simboli rinvenuti - Meraviglie di Calabria - 6
Simboli rinvenuti sulla lapide di Santa Filomena

Circa l’iscrizione, si credette che, per inavvertenza fosse stato invertito l’ordine dei tre frammenti e che si dovesse leggere: «PAX TE / CUM FI / LUMENA», cioè: «La pace sia con te, Filomena», nome che significa “beneamata”. I diversi segni decorativi che circondavano il suo nome – soprattutto la palma e le frecce – portarono ad attribuire queste ossa ad una martire cristiana dei primi secoli. Si riteneva, infatti, che la maggior parte dei corpi presenti nelle Catacombe risalissero alle persecuzioni dell’epoca apostolica. Le reliquie della vergine martire furono portate, per richiesta del sacerdote nolano Francesco De Lucia, a Mugnano del Cardinale (AV), nella chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, dove tuttora si venerano. Qui i primi miracoli raccontati proprio da mons. De Lucia. Attirato da quanto succedeva, Papa Leone XII concesse al Santuario la lapide originaria che Pio VII aveva fatto trasferire nel lapidario Vaticano. Nel 1833, in questo contesto, si inserì la “Rivelazione” della suora domenicana Maria Luisa di Gesù che contribuì a diffondere il culto di Santa Filomena in Europa e in America. Personaggi noti come Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede e del Rosario vivente, e Giovanni-Maria Vianney, il santo Curato d’Ars, ricevettero la guarigione completa dei loro mali per intercessione della santa e ne divennero ferventi devoti. Devozione a S. Filomena fu molto sentita anche da S. Pio da Pietrelcina. La commemorazione della Santa Vergine Martire, è l’11 agosto.

La storia, la cultura e l’arte come leva di valorizzazione dei territori

La storia ha il fine di migliorare il vivere sociale, umanizzandolo con luce d’intelletto rivolto alla conoscenza, al rispetto, alla salvaguardia della dignità! È la Cultura sana l’investimento trasparente che nobilita i territori, e li veicola verso un domani di innovazione reale. E se è vero che, come asseriva Gramsci, «l’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva, poiché la storia insegna, ma non ha scolari», con Sant’Agostino, possiamo affermare che «qualsiasi evento storico, per quanto, per alcuni, nefasto possa essere, è sempre posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo, per chi nutre senso sano di Cultura, di Comunità e ama il Bene comune della casa comune!».

La presenza di S. Filomena, con la sua effige, impreziosisce di bellezza la Comunità, e induce a ricercare ancora bellezza, per una crescita etica e spirituale del territorio.

di Maria Francesca Carnea

Filosofa, consulente strategie di comunicazione, già docente invitato al Pontificio Ateneo S. Anselmo, Roma. Autrice di pubblicazioni a carattere storico, filosofico, socio-politico.

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