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La barchetta bronzea di Hera Lacinia, testimonianza unica del ponte tra civiltà

La barchetta bronzea di Hera Lacinia, testimonianza unica del ponte tra civiltà

di Roberto De Santo

C’è un reperto che più degli altri dimostrerebbe la centralità di Heraion Lakinion nel mondo antico. Un reperto che chiarirebbe come l’area sacra crotonese con al suo centro il santuario dedicato alla dea Hera fosse conosciuto non solo dai popoli magnogreci. Ma anche da altre civiltà.  Si tratta della barchetta risalente al VII secolo a.C. di fattura nuragica.

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L’area archeologica di Capo Colonna


L’eccezionale reperto venne rinvenuto nel corso di una campagna di scavo del 1987 nell’area sacra di Capo Colonna di Crotone. Era negli strati archeologici del Thesauros (edificio B), come riporta la scheda scientifica del rinvenimento, da cui provengono gli “anathémata”, concessi dai pellegrini alla divinità, assieme agli splendidi ornamenti di crateri o grandi lebeti. Per intenderci Sirena, Gorgone e Sfinge. Ma anche ceramiche miniaturistiche e oggetti di reminiscenza orientale.

Quel che rende però questa scoperta straordinaria è la circostanza che questa sia l’unica testimonianza del collegamento tra due mondi apparentemente lontani: quello sardo ed il crotonese. Non solo. Stando a quanto sottolineato anche dagli stessi ricercatori la “barchetta nuragica” di Hera Lacinia sarebbe un unicum per il mondo magnogreco. Questo reperto è l’unico rinvenuto nell’intera area meridionale.

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Il Tempio di Hera Lacinia in una stampa francese del Settecento.

Segno tangibile se non altro della forte devozione per quel santuario e dell’importanza che per questo rivestisse in quei tempi così lontani nell’intero bacino mediterraneo. Difficile stabilire come quell’oggetto votivo fosse giunto fino a Crotone. Se sia stato donato direttamente dai fedeli pellegrini sardi – marinai dell’epoca – o facesse parte del patrimonio di commercianti di altre etnie che ne fossero venuti in possesso. Ma di certo questo oggetto – così unico – dimostrerebbe come il Santuario di Hera Lacinia fosse meta di genti di ogni luogo.

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D’altronde la dea era ritenuta protettrice oltre che della fertilità, anche della navigazione ed il santuario crotonese è collocato in un’area che è stata da sempre crocevia e luogo di incontri tra mondi lontani. Non solo delle colonie magnogreche. Dunque il posto più indicato per contatti tra civiltà anche lontane. Stando alle ricostruzioni degli storici, i sardi riuscivano a sfruttare le correnti per giungere fino ai litorali tirrenici e quando si spingevano fino alla Calabria, si sarebbero spinti a circumnavigare le coste anche lungo lo Jonio. Da qui l’ipotesi non remota che la “banchetta” potesse essere anche un dono votivo alla dea Hera Lacinia del santuario crotonese.

Il bronzo votivo

La barchetta nuragica rinvenuta negli scavi di Capo Colonna è ora custodita nella sala del Museo Archeologico Nazionale di Crotone. Il reperto si trova esposto assieme agli altri reperti che costituiscono il ricco Tesoro del santuario eretto in onore di Hera Lacinia.

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Realizzata in bronzo con la tecnica della cera persa, la barchetta presenta una forma convessa dello scafo con chiglia appiattita e murate diritte e lisce. Le dritte murate dell’imbarcazione in miniatura sono caratterizzate da tre gruppi di tre piccole finestre alternate ad altre due finestre più grandi. Una disposizione che si presenta in entrambi i lati. Manca l’albero maestro che doveva trovarsi al centro del ponte nell’incrocio di una lamina in bronzo che sovrasta le murate.

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Di particolare rilievo le rappresentazioni di due carri trainati da due coppie di buoi che trasportano due elementi cilindrici (secondo la descrizione ufficiale potrebbe trattarsi di tronchi di legno). I carri sono saldati sul bordo delle murate. A prua due colombe.
Questo oggetto, generalmente ritenuto come elemento di corredo funerario, misura 26 centimetri di larghezza e 11 di altezza. Ed è stato rinvenuto, nonostante i millenni trascorsi in buon stato di conservazione. Se la vera storia della Barchetta Nuragica di Crotone resterà avvolto nel mistero, il suo fascino resta immutato e che vale da solo il gusto di vedere da vicino questo straordinario testimone di civiltà antiche.

info@meravigliedicalabria.it

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