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Kalos irtete Gallicianò. Nel cuore della Calabria Grecanica

Kalos irtete Gallicianò. Nel cuore della Calabria Grecanica
Stele-Gallicianò
Stele-Gallicianò

“Ìglio ti òllo ton còsmo porpatìse an to levànti sto ponènti pài Pino gapào egò su to cchorise canunato ce vrè a ssu ghelài”  – Sole che percorri tutto il cosmo da levante a ponente vai Chi io amo tu lo vedi guardalo e dimmi se lui ti sorride

Il canto di una donna al sole verso l’amore perduto, perché il sole lo ritrovi e gli porti sue notizie. Questa è solo una delle tante suggestioni emozionali che si provano attraversando il borgo di Gallicianò. Un luogo perduto nel tempo, in cui si possono toccare con mano le radici profonde del nostro essere calabresi. Quella Magna Grecia che prima ancora di essere bellezza architettonica è storia di uomini, di lingua e di tradizioni millenarie.

Gallicianò (Gaḍḍhicianò in greco di Calabria), frazione di Condofuri, è un piccolo borgo di 30 anime nel cuore dell’Aspromonte, unico attualmente interamente ellenofono, anche se va specificato l’uso della lingua avviene in ambito prevalentemente domestico.  Grazie al suo isolamento strutturale, per raggiungerlo infatti bisogna inerpicarsi in una strada tortuosa su per la montagna, ha mantenuto intatte le tradizioni culturali, artigianali, musicali e coreutiche.

Quello che colpisce appena si giunge in paese è il forte spirito di aggregazione ed ospitalità. L’ignoto non viene guardato con occhi sospetti, ma viene accolto con un caldo Kalimera, kalos irtete (buongiorno e benvenuti in Greco). La sensazione che si prova è quella di essere a casa, un posto in cui riconciliarsi con il proprio essere primordiale, lasciandosi trasportare delle fresche note del vendo e dal caldo sole.

Giunti all’ingresso del paese sulla destra troviamo il calvario con una stele mosaicata, preceduto da bandiera greca a simboleggiare il forte legame con il popolo ellenico, da dove da un lato si può perdere lo sguardo sulla vallata dell’Amendolea fino al mare, dall’altro si può ammirare il paese in tutta la sua piccola bellezza.

Percorrendo qualche centinaio di metri si giunge nella piazza del paese. La prima cosa a colpire è l’alternarsi di ruderi e abitazioni ristrutturate, a simboleggiare la forza della resilienza di chi nonostante il lento declino non vuole rinunciare alle proprie radici. Il nucleo abitativo principale si distribuisce attorno alla piazza dominata dalla chiesa del santo patrono: San Giovanni Battista. La facciata, col suo campanile a torre ha l’aspetto di un tempio greco: un sacello sacro, protetto e tenuto sott’occhio da tutti i residenti. Per accedervi si sale una gradinata che porta al sagrato sopraelevato, chiamato Prepiglio dove alla vigilia dei morti e di Natale viene realizzato un grande falò con le legna portate dai bambini, che le raccolgono nelle varie abitazioni.

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Chiesa

Addentrandosi tra i vicoli del borgo si giunge Museo Etnografico dedicato ad Angela Bogasari Merianoù, la filosofa greca giunta a Gallicianò negli anni ’70. La struttura museale è stata realizzata con materiali donati dagli stessi paesani, convinti che fosse l’unico modo per mantenere viva la memoria di un borgo che piano piano sta scomparendo. A guidarvi con fare sapiente nella storia di Gallicianò troverete il sig. Domenico, custode delle chiavi del borgo. Qualsiasi cosa vorrete visitare lui sarà in grado di aprirvi la strada. Vi guiderà con mano forte e profonda dolcezza tra sulavrie (il flauto a due), musulupa (stampo artistico per la realizzazione del formaggio fresco) e talaranghia battisti (pezzo di legno con attaccate all’estremità delle arance che vengono portate in chiesa per essere benedette il giorno del Battesimo del Signore e poi portate nei campi come rito propiziatorio per il raccolto che sarà). Con in mano una testa di caprone, Domenico vi racconterà la storia, i miti e le leggende del luogo. Del ballo di San Giovannino (o giovannello) patrono del luogo che si festeggia il 29 agosto e che, in punti determinati del paese, viene fatto girare al suon di tarantella tre volte in senso orario e tre volte in senso antiorario a simboleggiare il mistero della Santissima Trinità di cui Giovanni il Battista è testimone precursore.

Lasciato il museo salendo sulla destra si giunge alla “Fontana dell’amore” (cannalo tis agapi) così denominata perché lì anticamente si incontravano i fidanzati. La leggenda vuole che nel bere si debba esprimere intensamente un desiderio verso la persona amata e questo si realizzerà.

Salendo verso la sommità del paese, tra un “supermercato” e l’altro allestito dai residenti per vendere i prodotti e suppellettili del luogo, si giunge nella zona dell’anfiteatro. La vista da qui è mozzafiato, per gli appassionati di fotografia gli spunti di luce sono davvero tanti. Ma il vero tesoro di questa parte del borgo è la piccola chiesa ortodossa di Panaghìa tis Elladas (Madonna dei Greci), aperta al culto nel 1999, deve ancora oggi si celebra il rito greco-ortodosso. La chiesa, di impianto contadino, è stata eretta a testimonianza di un ritorno “da pellegrini” degli ortodossi in siti d’antichissimo culto greco. In essa si si trovano tantissime icone e alcuni recenti affreschi, che rappresentano scene della vita di Gesù ma anche santi la cui memoria si è persa nel tempo e oggi recuperata. Una piccola curiosità: prima di entrare nella chiesa il signor Domenico vi inviterà a suonare tre volte la campana come segno di saluto.

Ovviamente, in tutti i viaggi che si rispettano, anche a Gallicianò non può mancare la nota culinaria. Quando arrivate chiedete della signora Carmela che nella sua piccola, ma molto accogliente, taverna vi delizierà con piatti genuini freschi (consiglio di assaggiare la peperonata), preparati con materie prime locali che vi permetteranno di ritemprare anche il corpo. E se volessi passare qualche giorno in più nel borgo? Nessun problema perché grazie alla resilienza di una persona del luogo, Gallicianò è dotato anche di un comodo b&b diffuso, dove potrete rilassarvi con una splendida vista sul borgo. Ancora una volta la Calabria non finisce di stupire. Il patrimonio storico, umano, paesaggistico, linguistico che abbiamo è così sconfinato che non basterebbe una vita per visitarlo. Tante sono le perle preziose che lo compongono e Gallicianò è sicuramente una di queste.  

di Domenico Lo Duca

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