Il Santuario di Cerchiara che nacque da una pietra miracolosa

Si narra che a metà del 1400, due cacciatori provenienti dalla città di Rossano si recarono a caccia in un’area ricca di querce ai piedi del Monte Sellaro, nel territorio di Cerchiara di Calabria. Durante la battuta videro una cerva che, impaurita, cercò riparo in una grotta. I due la seguirono, ma appena entrati nella cavità apparve loro in un fascio di luce la Madonna con in braccio il Bambino.
Dopo questa visione, i cacciatori trovarono sul pavimento della grotta due icone in legno su cui erano raffigurati i quattro evangelisti. Di ritorno al loro paese, portarono le tavole rinvenute al vescovo. Misteriosamente, tuttavia, queste scomparvero. Fu chiesto quindi ai cacciatori di indicare il posto del loro ritrovamento e lì riapparvero le icone scomparse, che furono riportare a Rossano.

Per tre volte scomparvero e riapparvero sempre all’interno della grotta. Questa venne interpretata come la volontà divina che le icone rimanessero nel posto dove erano state trovate. Si decise quindi di realizzare una piccola cappella per custodirle.
Durante i lavori, il discepolo passò al maestro una pietra tonda, che venne scartata poiché per redigere in muro ne erano necessarie di squadrate. Dopo poco, al maestro capitò nuovamente tra le mani la stessa pietra. Decise allora di squadrarla colpendola con il martello, ma al primo tocco la pietra si aprì mostrando in una delle due facce interne l’immagine della Madonna con il Bambino. Questa pietra miracolosa è quella che ancora oggi si può ammirare all’interno del Santuario. Dell’altra metà si è persa traccia. Pare vi fosse impressa l’immagine di San Giovanni Battista e che sia stata custodita nei secoli dai Cavalieri di Malta.

A distanza di anni il Principe Pignatelli conobbe la storia di questa pietra meravigliosa e ne rimase affascinato, tanto da donare ai monaci che custodivano quella piccola cappella i fondi per ingrandirla ed abbellirla con ornamenti di pregio, contribuendo così allo splendore di cui ora gode il Santuario di Santa Maria delle Armi. Tale nome particolare deriva dal genitivo greco “ton armon”, ossia “delle grotte”.
Come tanti altri luoghi in Calabria, questo si nutre di una leggenda che ha sicuramente contribuito ad alimentare il suo fascino.
Dall’alto della sua posizione, il santuario della Madonna delle armi, assicura una vista panoramica che va dalla pianura di Sibari al Golfo di Taranto.

Il santuario, testimonianza dell’arte rinascimentale, ha un portone di legno intagliato da Silvestro Schifino, artista di Morano Calabro. Entrando, a stupire i visitatori e la cappella della Madonna scavata nella roccia, ha pianta circolare e una volta naturale ad arco schiacciato. L’interno della Chiesa ha una pianta a croce Latina.
Nel corpo principale troviamo la navata, una piccola cappella absidale posta di fronte all’altare maggiore, una grande cappella a sinistra e un altro corpo a destra da cui si accede alla sacrestia.
Sul lato destro dell’altare maggiore due rampe di quattro scalini conducono alla grotta in cui sarebbero state ritrovate dai cacciatori le tavolette delle icone bizantine.

La grotta è rivestita di marmi bianchi e impreziosita da intarsi policromi. All’interno di una teca d’argento vi è l’immagine della Madonna col bambino, ritenuta achiropita, non dipinta da mano umana. Nella storia di questo santuario troviamo una fase in cui accolse orfani e persone indigenti. Oggi è meta di pellegrinaggi, in particolare il 25 aprile si tiene la celebrazione religiosa in onore della Madonna delle armi, in quell’occasione arrivano numerosissimi fedeli da ogni parte della regione. La caratteristica processione si snoda lungo i sentieri montuosi e poi rientra all’interno del santuario. Si tratta di una festività istituita nel 1846, voluta dagli abitanti di Cerchiara come segno di riconoscimento nei confronti della Madonna, che in quell’anno avrebbe salvato il raccolto.
Un’occasione per visitare questo paese alle falde del monte Sèllaro, che si affaccia su un panorama mozzafiato. Merita una visita anche la Grotta delle Ninfe, ricca di acque sulfuree. Qui è possibile immergersi in una piscina calda e sperimentare le preziose proprietà terapeutiche dei fanghi. Prima di andare via, non si può non acquistare il profumatissimo pane di Cerchiara, che viene fatto raffreddare lentamente nel forno, conosciuto e apprezzato anche oltre i confini regionali. Per scoprirne i segreti e le origini, si può visitare il Museo del pane e della civiltà contadina, dove sono esposti attrezzi d’epoca e fotografie che documentano le fasi della lavorazione, dalla trebbiatura alla cottura. (Luca D’Adda)
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