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Il Rendano sarà presto monumento nazionale

Il Rendano sarà presto monumento nazionale

Il Teatro “Alfonso Rendano” di Cosenza potrà fregiarsi presto del titolo di monumento nazionale. La Commissione Cultura della Camera ha inserito lo storico teatro bruzio tra i siti che avranno questo riconoscimento. Il Rendano, infatti, è entrato nel testo di legge che riconosce questo titolo a diversi prestigiosi teatri italiani, tra cui il Teatro Argentina e il Teatro Valle di Roma.
Il riconoscimento di “monumento nazionale” rappresenta un importante passo avanti per la tutela e la valorizzazione di questa storica istituzione culturale.

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La decisione è arrivata al termine dell’ultima seduta della Commissione parlamentare che ha deciso di assorbire in un unico testo i vari progetti di legge giunti all’esame dei membri dell’organismo della Camera dei deputati, tra cui quello presentato dai parlamentari Simona Loizzo, Domenico Furgiuele, Giorgia Latini, Giovanna Miele e Rossano Sasso che chiedevano il riconoscimento del Rendano quale monumento nazionale. Ora dopo il via libera della Commissione, il testo approderà in Aula alla Camera per la discussione l’eventuale l’approvazione in prima lettura.

La storia del Rendano

La storia del Teatro “Alfonso Rendano” di Cosenza affonda le sue radici nel Rinascimento, epoca che vide nascere nella città le prime opere teatrali e le prime esperienze musicali, ed è preceduta dalle vicende di tre teatri cosentini dei quali oggi non è quasi rimasta traccia, ma che sono testimonianza del fermento culturale che ha sempre caratterizzato la città di Cosenza sino all’ottocento.
Infatti, con decreto reale dell’8 giugno 1810, Gioacchino Murat dispose che l’amministrazione cittadina provvedesse alla costruzione di un teatro, ma soltanto nel 1819 il Re Ferdinando di Borbone ne ordinò ufficialmente la costruzione, e nel 1830 sorse il Teatro Real Ferdinando, sul sito di un’antica chiesa annessa al soppresso collegio dei Gesuiti, area oggi occupata dal liceo-ginnasio “Bernardino Telesio”.

Nel 1853 il Teatro Real Ferdinando venne demolito, tranne il pronao templare con quattro colonne doriche e il frontone in stile neoclassico. L’edificio demolito restò per anni un rudere, finché non venne destinato a sede del liceo classico.
Intanto nel 1857 per iniziativa di alcuni cittadini amanti dell’arte, di fronte al palazzo della prefettura venne eretto un teatro in legno, chiamato “Baraccone ligneo”, utilizzando gli arredi provenienti dallo smantellamento del vecchio Real Ferdinando.

Nel 1877 il comune decise la costruzione del Teatro comunale sull’area occupata dal Baraccone, su progetto dell’ingegner Nicola Zumpano, dell’ufficio tecnico comunale. I lavori procedettero a fatica e furono sospesi più volte. Finalmente, il 20 novembre 1909, con la rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi, eseguita dalla compagnia Corsi-Bruno-Areson-Minolfi e accompagnata dall’orchestra diretta dal maestro Perosio, il Teatro comunale (o Teatro Massimo) aprì le sue porte alla città.

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Il Teatro comunale presentava una vasta sala con tre ordini di palchi rivestiti in velluto rosso cremisi, aveva belle decorazioni pittoriche e in stucco realizzate da Giovanni Diana di Napoli nella sala e da Enrico Salfi nel soffitto, che presentava in distinti gruppi di figure l’allegoria delle arti.
Il sipario storico disegnato da Domenico Morelli ed eseguito dal napoletano Paolo Vetri nel 1901, che si conserva ancora oggi, illustra il festoso arrivo a Cosenza, nel 1433, di Luigi III d’Angiò, duca di Calabria, e della sua giovane sposa Margherita di Savoia.

Nel periodo che va dal 1916 al 1920 l’attività teatrale venne notevolmente ridimensionata a causa della prima guerra mondiale, quando il teatro fu temporaneamente adibito a caserma militare.
Le attività teatrali ripresero nel 1920 e nel 1935, e fu proprio in quegli anni che il Teatro comunale venne intitolato al pianista e compositore Alfonso Rendano.
Nel 1943, una bomba destinata al vicino castello normanno-svevo, base dell’artiglieria contraerea, colpì in pieno il teatro distruggendone il soffitto e danneggiando gravemente tutte le suppellettili.

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I lavori di ricostruzione iniziarono nel 1953 e furono affidati dal comune all’architetto partenopeo Ezio Gentile. Il nuovo teatro fu ricostruito in stile neoclassico, ricalcando quasi fedelmente lo schema originario, impreziosito da stucchi e decorazioni che adornano tutti gli spazi interni.
Fu ricavato, in corrispondenza dell’ultimo piano dell’edificio, un ampio foyer, più tardi intitolato al maestro e compositore cosentino Maurizio Quintieri. Il 7 gennaio 1967 i cosentini assistettero all’inaugurazione del nuovo teatro con la rappresentazione della Traviata di Verdi, diretta dal maestro Armando La Rosa Parodi e interpretata da Virginia Zeani, Luciano Saldari e Lino Puglisi.

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Il 16 novembre 1976 il Teatro comunale “Alfonso Rendano” venne riconosciuto teatro di tradizione «per la qualificata attività culturale e artistica svolta» e per il particolare impulso dato alle locali tradizioni artistiche e musicali. Ancora oggi il Teatro Rendano è il fulcro delle attività artistiche dell’intera regione. Da qui l’importanza che viene assegnata al Teatro e il giusto riconoscimento che deriverebbe dal titolo di “monumento nazionale” a seguito dall’introduzione della legge specifica.

info@meravigliedicalabria.it

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