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Il Pathirion di Rossano, simbolo dell’alto livello culturale della Calabria medioevale

Il Pathirion di Rossano, simbolo dell’alto livello culturale della Calabria medioevale

di Roberto De Santo

La Calabria non è stata solo terra di conquiste o luogo dove esodi si rifugiarono per trovare riparo o ancora meta di asceti ed eremiti per sfuggire alle tentazioni del tempo. Per secoli questi territori hanno rappresentato anche o soprattutto un luogo di confronto culturale, sito eletto per trarre l’ispirazione migliore per elaborare concetti filosofici, matematici e teologici di elevato spessore mondiale. Meta di intellettuali e terra natia di fini pensatori, la Calabria fu al centro di elaborazioni e confronti di altissimo livello. E le testimonianze di quell’importanza che rivestiva si raccolgono in diversi luoghi della regione. Fasti che si percepiscono ad esempio nel basso Medioevo quando la Calabria era un crogiolo di popolazioni provenienti da diversi luoghi non solo del Mediterraneo.

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In quel periodo sorsero in diversi luoghi del territorio edifici importanti che divennero veri e propri centri culturali e di divulgazione scientifica. È l’epoca normanna in cui i funzionari governativi erano per lo più calabresi di origine bizantina capaci di realizzare trattati giuridici di elevatissimo spessore.
Ma è il tempo in cui furono erette chiese, monasteri e soprattutto abbazie benedettine.

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Luoghi questi ultimi che custodivano immensi tesori culturali, biblioteche con rari volumi. Non si può non citare tra queste gemme che rappresentarono l’antenna culturale per secoli, il complesso monastico di Santa Maria Nuova Odigìtria a Rossano. Fondato in contrada Ronconiate grazie al sostegno dell’ammiraglio normanno Cristòdulo da un frate divenuto poi San Bartolomeo di Sìmeri, nel XI secolo d.C., questo complesso divenne presto un fervente centro culturale che travalicò i confini regionali.

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Divenuto poi Santa Maria del patir (da greco πατήρ: padre) in onore del fondatore San Bartolomeo, qui grazie alla nascita dello scriptorum, l’abazia, infatti, si tramutò nel luogo dove amanuensi trascrissero codici e manoscritti di assoluto pregio letterario che vennero custoditi e consultati da centinaia di intellettuali del tempo. Centinaia di manoscritti usciti da Rossano si diffusero su tutto il mondo cristiano, molti scritti sono tutt’ora conservati nella biblioteca vaticana. D’altronde la vocazione culturale e di ricerca scientifica del Pathirion (altro nome con cui venne battezzato il monastero) era già insita nella volontà del suo fondatore che qui la volle far sorgere come “scuola delle anime” per dare una regola ai tanti monaci eremiti che lo seguivano.

L’imponenza dell’Abazia che domina il pianoro tra la valle del Cino e il vallone degli Aranci dimostra tutt’ora quell’importanza che rivestiva nell’epoca medioevale per volere di una politica – normanna appunto – che intendeva dimostrare così il primato culturale dell’epoca. A 602 metri di altezza, il complesso di Santa Maria del Patir esercita in questo un fascino immutato. Custode di quei fasti e del suo enorme contributo nel processo di civilizzazione non solo del Meridione, quel monumento conserva intatti tante preziose gemme che elevarono il sito ad emblema del modello culturale che i basiliani diffusero per tutta la Calabria.

Furono loro, infatti, i principali custodi e vettori di agiografia ed innografia. Ma anche fini cultori di arti, di letteratura e studi filosofici. Con loro la regione divenne un vero e proprio propulsore di civilizzazione e di innovazione culturale per il mondo dell’epoca. E a Rossano in quel santuario della cultura se ne respirano ancora i fasti.

info@meravigliedicalabria.it

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