I riti magnogreci di passaggio nella “Grotta Caruso” di Locri

Nulla si distrugge e si perde per sempre, tutto si trasforma nella Storia. Ce lo dice anche la Magna Grecia, la storia della Calabria di 2500 anni addietro.
Prendiamo i riti, le celebrazioni, le occasioni in cui si festeggiava qualcosa. Nello specifico, pensiamo a come i coloni greci intendessero celebrare i passaggi fondamentali della loro vita.

I riti di passaggio, antropologicamente parlando. La maggiore età, un matrimonio, la nascita di un bambino. Bene, non avevano una forma mentis così diversa dalla nostra. Le feste di addio al celibato/nubilato? Esistevano anche al tempo della Magna Grecia. Ne trovate una esemplificazione se vi fate una passeggiata nei musei dedicati alle colonie.
I reperti della “Grotta Caruso”
A Locri (come anche a Reggio) trovate i reperti di “Grotta Caruso”, che sono modellini riproducenti la grotta e la sua sorgente d’acqua, ma anche tablet di terracotta con una triade di teste femminili, oppure suonatrici di flauto, o il suonatore di flauto di Pan (a più canne).
Sono ex voto, che i festeggiati e le persone coinvolte portavano al santuario in segno di buon augurio. In quel santuario, l’atmosfera non si discostava tanto dai ritrovi odierni per gli addii al nubilato (eccessi a parte).

In quelle acque, canalizzate in un laghetto, le future spose si cimentavano in una sorta di sacra abluzione e poi in una spensierata danza prematrimoniale. Ballo, gioia, musica, convivialità, offerta di doni alle divinità che tutelavano il santuario e le donne in procinto di sposarsi. La festeggiata, contornata dalle amiche, forse sul finale si atteggiava a dea seduta in trono. Era un momento sacro, ma vissuto con leggerezza. (Antonello Zaccaria, guida turistica)