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I Rabbini a Santa Maria del Cedro: un filo sacro con la Calabria

I Rabbini a Santa Maria del Cedro: un filo sacro con la Calabria

Se sei a Santa Maria del Cedro (CS), in giro c’è aria di festa e intorno vedi teste coperte da zucchetti, vuol dire che è iniziata la raccolta dei cedri per i rabbini, un rito che li lega al nostro territorio con un filo sacro. Ogni anno, infatti, vengono dalle nostre parti alla ricerca del diamante perfetto. No, non l’anello! Per quanto parliamo sempre di oggetti preziosi: “diamante liscio” è la qualità di cedro che si coltiva in questa zona e che corrisponde agli elevati standard richiesti dalle comunità ebraiche, le quali vedono in esso un elemento di profonda sacralità. I cedri selezionati, infatti, sono indispensabili per la festa delle capanne, “Sukkoth”, che ricorre nel mese di ottobre e che rappresenta per loro l’avvenimento religioso più importante dell’anno. È un po’ come il nostro Natale e porta con sé la magia dell’attesa, della scelta dei “doni”, delle famiglie riunite e della celebrazione. Solo qui il cedro presenta caratteristiche organolettiche ed estetiche che lo differenziano da altri esemplari della stessa specie coltivati al di fuori di questa zona di produzione. Quello destinato al Sukkoth, infatti, deve essere privo di imperfezioni perché il suo aspetto è il riflesso di una storia carica di significato da leggere tra le righe di Yahweh quando prescrisse a Mosé: «Prenderete i frutti dell’albero più bello, dei rami di palma e dell’albero più frondoso, dei salici del torrente e vi rallegrerete dinnanzi al Signore Dio Vostro».

Il Mediterraneo Cedro Festival

1ph. Consorzio del Cedro di Calabria 1 - Meraviglie di Calabria - 2

Ha sempre un’aria strana settembre: nel giro di un paio di giorni passi da costume da bagno e sdraio a scarpe chiuse e cartella da ufficio mentre i profili social sono un continuo “summer memories” e “si stava meglio quando si stava al mare”. Invece a Santa Maria del Cedro si respira ancora festa insieme al profumo intenso e pungente del cedro appena raccolto. Dal calendario non si direbbe perché i feriali continuano ad essere feriali, ma qui succede sempre una piccola magia e il paese diventa un contenitore che mette insieme le eccellenze del Mediterraneo. È iniziato proprio giovedì 14 settembre il Mediterraneo Cedro Festival e si protrarrà fino a domenica 17, l’evento a cura del Consorzio del Cedro di Calabria, in collaborazione con la presidenza e il dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, il Comune di Santa Maria del Cedro e il Gal Riviera dei Cedri, che trasforma il lungomare in un party sotto le stelle. L’obiettivo è valorizzare la coltura-cultura del cedro, la sua storia e le origini attraverso la musica, l’enogastronomia e l’intrattenimento.

Una tradizione senza tempo

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Perché un cedro non è mai solo un cedro. È la meraviglia di questa terra: i suoi frutti, letteralmente, non sono semplicemente cibo da mettere in tavola a fine pasto. Succede quando le radici sono profonde e si alimentano di impegno tramandato di generazione in generazione. E poi le tradizioni non cadono mai troppo lontane dall’albero (non era così?). La coltivazione del cedro ha origini antichissime: la new generation di agricoltori ha ereditato dai nonni passione e terreni e oggi lavora nel segno del ricordo ma con un mood 4.0. Chissà se quei nonni avrebbero mai immaginato che i cedri che consentivano loro di portare il pane a casa un giorno sarebbero diventati un prodotto a marchio DOP capace di portare la Calabria in giro per il mondo? Chissà se avrebbero immaginato che anche i nipoti sarebbero stati protagonisti del rito secolare dei rabbini? Le tradizioni, alla fine, fanno questo: vivono senza tempo e mettono nello stesso spazio passato e futuro. Mondi lontani che s’incontrano, insomma.

Una terra due anime

3 ph. Consorzio del Cedro di Calabria 2 - Meraviglie di Calabria - 6

In fondo, il cedro ha una doppia anima: una glamour e sofisticata e una agricola che si pulisce le scarpe prima di entrare in casa perché sono sporche di terra. Perché è tra gli agrumi prediletti dall’industria cosmetica che lo trasforma in prodotti e eau de parfum per le più grandi maison e perché continua ad essere quello stesso frutto da portare alla famiglia alla fine di una dura giornata di lavoro. Anche la Calabria è così: ci credono relegati nel passato e invece, a volte, siamo così avanti da proiettarci nel futuro con il ritorno alla terra.

Rachele Grandinetti

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