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I misteri della “Grotta du’ scuru” ad Amantea

I misteri della “Grotta du’ scuru” ad Amantea

di Roberto De Santo

C’è un luogo mistico ed affascinante ad Amantea. Un sito sconosciuto ai più che porta indietro le lancette di molti millenni. Si tratta delle grotte ubicate al di sopra del centro abitato di Coreca. Due cavità carsiche – Grotta du’ Scuru e Gruttuni – nate nei fondali marini ed ora poste a circa 25 metri sul livello del mare. Qui almeno fino dall’età del bronzo trovavano rifugio le popolazioni che vivevano nella zona.

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Un tempo remoto e lontano dall’arrivo dei primi coloni greci che giunsero lungo le coste del Tirreno cosentino ribattezzando la località con il nome di Κόρακας (Korakas) per via della somiglianza alla natia Corinzia luogo da cui arrivarono gli ellenici.
Le due grotte – le cui entrate sono molto vicine l’una dall’altra – per le difficoltà di accesso sono rimaste praticamente immutate con il passare dei secoli e hanno così permesso di salvaguardare alcuni tesori archeologici contenuti al loro interno.

La spedizione negli anni ’90 per individuare il sito

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Fu una spedizione di un gruppo di speleologi – “Gruppo Grotte Cai Novara” – alla metà degli anni Novanta a segnalare la presenza delle cavità. Soltanto in una campagna più approfondita condotta tra il 2012 e il 2014 fece emergere le caratteristiche proprie delle grotte.
Non solo, nel corso delle indagini condotte nel 2014 dal Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”, ha evidenziato nella Grotta du’ Scuru antiche frequentazione umane.
Qui sono stati rinvenuti manufatti ceramici e litici ma anche resti ossei umani. «Questi ultimi, pertinenti a diversi distretti anatomici – si legge nel dettaglio della scheda “Evidenze archeo-antropologiche dalla grotta du’ Scuru ad Amantea” – giacevano sparsi e in cattivo stato di conservazione alla superficie del deposito della sala interna. Sulla base dei dati in nostro possesso la frequentazione umana del sito si colloca tra una fase tarda dell’età del Bronzo e l’Alto Medioevo».

Le ossa rinvenute

I risultati di quella campagna permise di comprendere che le parti anatomiche recuperate appartenevano a due individui: un adolescente ed un adulto di sesso maschile. Gli esami al radiocarbonio evidenziarono che vissero in quell’area tra l’VIII e IX secondo d.C.
Nel convegno che si tenne a settembre del 2017 a Monteporzio Catone, in provincia di Roma, si sottolineò come la grotta potesse essere utilizzata in quell’epoca come sito funerario.
«Questi risultati, del tutto preliminari – si concluse nel corso del convegno – mettono in evidenza l’interesse archeo-antropologico del sito di “Grotta du’ Scuru” e suggeriscono la presenza di possibili altre sepolture, indiziate da una zona perimetrale della sala interna, caratterizzata da una forte concentrazione di macigni (coperture artificiali di fosse funerarie?)».
Da qui un auspicio: «Le future campagne di ricerca speleo-archeologica nella cavità – le precedenti sono state sostenute dalla locale Amministrazione Comunale – chiariranno meglio le attuali ipotesi, permettendo di acquisire maggiori dati sulla presenza umana nel territorio durante un’età per la quale si posseggono finora poche informazioni».
Aspetti tutti che segnalano l’importanza di questo sito per ricostruire la storia dell’intero comprensorio.

info@meravigliedicalabria.it

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