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Guardia Piemontese, il fascino della Calabria occitana

Guardia Piemontese, il fascino della Calabria occitana

Se mi chiedessero qual è una delle tante particolarità che caratterizzano la mia Calabria, la prima cosa che risponderei è che è una commistione di popoli e culture che si sono abbracciati fin da tempi remoti. Questi abbracci hanno dato vita a comunità che parlano la loro lingua e mi riferisco a quella albanese, alla grecanica e all’occitana, le tre minoranze linguistiche della regione.

E a proposito di occitani, l’unico posto del Meridione in cui ancora si parla “la lingua d’OC” è Guardia Piemontese, paese in provincia di Cosenza che si affaccia sulla Riviera dei Cedri orgoglioso della sua triste ma ricca storia.

La storia dei Valdesi e la lingua occitana
Guardia Piemontese è stata fondata proprio dai Valdesi, i fedeli di confessione evangelica della Francia che, a causa delle persecuzioni della Chiesa Cattolica, scapparono prima in Piemonte e poi arrivarono in Calabria intorno al XII. Quella dei Valdesi di Calabria, in particolare di Guardia Piemontese arrivati da Bobbio Pellice in provincia di Torino, non è certo una vicenda felice, ma è carica di cultura, di frammenti di storia da non dimenticare, di testimonianze visibili e palpabili, di lasciti che fanno della comunità occitana odierna una delle cose più interessanti della Calabria da conoscere e toccare con mano.

Cosa fare e vedere a Guardia Piemontese
Andiamo a Guardia Piemontese, a scoprire un luogo meraviglioso con affacci sul Mar Tirreno da un’altezza sufficiente per far sentire addosso i brividi, a camminare tra le viuzze del silenzioso centro storico con le insegne in doppia lingua italiana/occitana, a conoscere il lascito culturale di questa comunità attraverso il suo abito tipico nel Laboratorio tessile o nella Casa della Cultura. E se vogliamo, concludiamo con un’escursione sui sentieri valdesi che si snodano da Guardia Piemontese fino agli altri paesini dell’entroterra.

Il centro storico
Shhh…a Guardia Piemontese il silenzio è importante quanto quello che ci racconta. Ci sta dicendo che qui il popolo dei Valdesi ha dato vita alle meraviglie che oggi vediamo ma che, nel 1561, ha visto colare il suo sangue per queste stesse viuzze a causa dell’attentato teso loro con un tranello da Chiesa e uomini di Stato; ci sussurra che i pochi rimasti vivi dopo la strage sono stati sottoposti a controlli pesanti per assicurarsi che non parlassero la loro lingua e non professassero la loro fede; ci indica che questa storia non deve essere dimenticata e che la cultura che i valdesi hanno lasciato in questo luogo non deve cadere nell’oblio. Passeggiamo tra le case dalle quali si sentono voci in lingua occitana mentre i panni stesi si agitano al vento, fermiamoci davanti i luoghi più significativi e dai nomi eloquenti come la Porta del Sangue, la Torre di Guardia, le vecchie Porte con Spioncino, la Chiesa di Sant’Andrea apostolo, la Chiesa del Santissimo Rosario, l’ex convento dei Domenicani, le terrazze panoramiche, il Museo Multimediale, la Porta Carruggio, il Portale Palazzo Spinelli, la Roccia di Val Pellice e il Bassorilievo. E se un anziano signore dallo sguardo languido di ricordi si ferma a parlare con noi, approfittiamo del momento e facciamoci raccontare qualcosa che non è scritto su nessun libro se non quello della sua vita.

Guardia Piemontese

Il Museo Valdese e la Casa della Cultura, Il laboratorio tessile e l’abito guardiolo
Dall’esterno ora passiamo all’interno per approfondire la storia di Guardia Piemontese e dei Valdesi nel Centro Culturale Gian Luigi Pascale, in memoria dell’omonimo eroe della storia valdese che pagò la sua attività evangelica con il rogo. Qui facciamo una passeggiata al coperto tra la storia della cultura occitana, incastro fondamentale di quella più ampia calabrese, attraversando le tre sale del Museo: ecco le porte con spioncino, usate dai frati domenicani per conto della Chiesa per spiare i Valdesi nella loro intimità dopo la strage del 1561 a seguito della quale furono costretti ad abiurare; l’originale abito da sposa guardiolo del 1800 che, insieme agli altri abiti, rappresentano la rinomata arte tessile valdese; la lingua occitana, tramandata con coraggio dal valdesi nonostante i divieti. Concludiamo la visita interna con un salto nel Laboratorio tessile, il cuore del recupero moderno delle complesse tecniche sartoriali guardiole, fatte di stoffe, ricami, strati, fibre naturali e intrecci preziosi.

Escursione sugli antichi sentieri valdesi
Come ciliegina sulla torta di questa visita, torniamo all’aperto ma immergiamoci con piedi e anima in mezzo al verde della natura, percorrendo uno dei 4 itinerari escursionistici lunghi circa 60 Km e che attraversano la Catena Costiera, ideati e realizzati dal Centro di cultura Gian Luigi Pascale insieme al prezioso aiuto della Guida Ambientale Escursionistica guardiola Paola Lentini e ai fondi della Tavola Valdese. Questi sentieri ripercorrono le strade utilizzate dai valdesi per comunicare da Guardia Piemontese con i paesini dell’entroterra cosentino: due si collegano con Cetraro, il mio vicinissimo paese natio, uno con Fuscaldo e uno con Montalto. Un’esperienza, questa, che permette di camminare su luoghi storici guardando al contempo la ricca biodiversità che ci circonda.

Benvènhut a la Gàrdia!
Se siete in Calabria, quindi, ritagliatevi una giornata per visitare questo scrigno di cultura calabra mischiata al mondo che riposa in un paese dove, se il tempo sembra essersi fermato, non si è di certo fermata la voglia dei guardioli di urlare al mondo le loro radici e il loro patrimonio culturale.

di Laura Cipolla

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