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Gli alberi, tra fede, mito e leggenda

Gli alberi, tra fede, mito e leggenda

Riassumere i valori simbolici legati all’albero sarebbe opera immane.

Partiamo dal caso più noto, l’albero della vita che Dio stesso mette nel Giardino dell’Eden (Libro della Genesi) e che ritroviamo anche “in mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume (…) Esso dà dodici raccolti all’anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni”. (Libro dell’Apocalisse 22:2).
Nel mondo greco-romano le stesse divinità univano il loro profilo alla sacralità di un albero: per Atena è l’ulivo, Artemide era la dea del cedro, per Dioniso la vite ed il fico, il melograno simboleggia la discesa agli Inferi di Persefone, Poseidone era legato al frassino, Attis al pino silvestre. La quercia era l’albero sacro di Zeus che interpellato rispondeva attraverso il fruscio del vento fra le foglie dell’albero. Dafne è trasformata in un alloro che poi diventa la pianta sacra di Apollo; Leuke, rapita da Ade, ottenne di essere trasformata in un pioppo bianco e di rimanere negli inferi per l’eternità.

In Grecia per Socrate l’albero era il riparo dove nascevano i pensieri, all’ombra di un mango meditava Buddha, Fratelli Saggi è la definizione degli alberi per gli indiani in America. E’ un elenco forzatamente breve ma che rende evidente come ogni cultura, religione e popolo aveva ed ha storie, miti e leggende che nascono, si sviluppano o semplicemente girano intorno agli alberi.

“Credi a chi ne ha esperienza: troverai qualcosa di più grande nei boschi che nei libri. I tronchi e le rocce ti insegneranno ciò che non puoi apprendere dai maestri”.
S. Bernardo di Chiaravalle – Epistole, CVI, 2

A ‘Ntinna
Riti celebrati con ed attorno agli alberi sono diffusi in tutta Italia e soprattutto al Sud dove molte feste solo collegate a Santi e ricorrenze liturgiche. Sebbene vi siano delle varianti locali, il cerimoniale si sviluppa attraverso un percorso più o meno simile che parte dalla scelta dell’albero, prosegue con il taglio ed il trasporto, per finire con l’allestimento e, laddove previsto dalla tradizione, anche con la scalata dell’albero. Si tratta di un antico retaggio culturale.

«In Europa, il culto degli alberi ha avuto un ruolo di primo piano. Nulla di più naturale. Agli albori della storia, infatti, l’Europa era ammantata di gigantesche foreste primordiali, le cui poche radure dovevano apparire come isolotti in un oceano verde (…) In primavera, al principio dell’estate, e perfino a ferragosto esisteva, e ancora esiste in molte zone d’Europa, l’usanza di andare nel bosco a tagliare un albero da portare al villaggio, dove viene innalzato, fra il giubilo generale… »

James G. Frazer

La festa della ’Ntinna di Martone, in provincia di Reggio Calabria, risponde a questo schema, dedicata a San Giorgio, patrono del paese, si svolge il secondo sabato e la seconda domenica di agosto ma, come straordinariamente raccontato e documentato dall’autore e regista Nino Cannatà, fino ai primi anni ‘70 del Novecento la festa ricorreva la terza domenica di giugno. I preparativi iniziano la domenica precedente, un gruppo di persone si mette alla ricerca dell’albero, un lungo tronco di faggio alto circa 25 metri la cui qualità riguarda l’essere “na candila” (una candela).

Cercato, valutato, identificato, tagliato e trasportato in paese il fusto è issato nel centro della piazza e adibito come un albero della cuccagna per essere poi scalato e conquistato dai più abili. Prima di essere eretta, la ‘Ntinna passa per un matrimonio arboreo celebrato con un suggestivo rituale tradizionale: alla “testa” del fusto di faggio viene unita la cima di un pino, e tutto viene tenuto insieme da legacci fatti di rami di castagno (ligari i castagnara). Un’unione simbolica, propiziatoria, costruita con la lentezza e con la cura di piccoli e devoti gesti.

La Ntinna è culto della tradizione, si celebra il rapporto tra l’uomo e l’albero, l’intreccio tra la sacralità della religione e quella della natura. Oltre a Martone (r)esistono in Calabria altri riti simili ad Albidona e Alessandria del Carretto.

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