Giraldi&Giraldi, quando l’amore per la Calabria vale doppio

RENDE Non ci vedi doppio, sono due: Giraldi&Giraldi, Pierfrancesco e Alessandro, gemelli e partner in wine. Classe 1985, sono titolari dell’azienda delle Terre di Cosenza che sta per tagliare il nastro delle 100mila bottiglie. Siamo in contrada Don Onofrio a Rende (Cs): a due passi dalla città, una cantina che ti fa sentire a casa, e pure in vacanza. La terrazza con vista vigne dove godere di un calice e la sala degustazione con forno a legna non sono tutto ciò che si potrebbe desiderare? Soprattutto quando le pareti sono tappezzate da bottiglie: Giraldi&Giraldi tutto intorno a te. Con loro sei sempre in famiglia: la mamma ti accoglie e ti offre il caffè per scambiare due chiacchiere, il papà si ferma ad ascoltare e fa da memoria storica quando c’è da ricordare come era un tempo il casolare appartenuto a suo padre, com’erano i terreni intorno quando ancora nessuno pensava che un giorno quel posto sarebbe diventata un’azienda vitivinicola che avrebbe fatto parlare di Calabria anche oltreconfine.



Una continua voglia di sperimentare
Quattro etichette a marchio DOP e IGP, infiniti profumi: Pierfrancesco e Alessandro coltivano autoctoni ed internazionali per mettere in bottiglia un racconto fedele al terroir ma con una vision da imprenditori globali. Ogni etichetta è un omaggio ad un luogo, fisico o del cuore. Donna Giuliana, rosé da Magliocco e Greco Nero, è la dedica alla mamma; Arintha, bianco da Greco e Chardonnay, porta l’antico nome di Rende; I Monaci, Magliocco in purezza, è la strada che conduce alle vigne; Don Onofrio, rosso barricato da Magliocco e Cabernet Sauvignon, la contrada dove sorge l’azienda. Ma il 2022 si è chiuso con alcune novità: ci sono due nuovi nati in casa che vedranno la luce e gli scaffali proprio quest’anno. Tiratura limitata per entrambi (ne verranno prodotte solo mille bottiglie), voglia di sperimentare e mettersi alla prova una costante comune. Si tratta di un bianco barricato in rovere francese (la scelta è caduta su una tostatura molto morbida per non essere, poi, troppo invadente al naso) e un Magliocco in purezza che aspira ad essere il rosso di punta della cantina: a settembre 2023, un omaggio barricato al papà. Ancora nessuno spoiler sul nome, ci stanno riflettendo, ma sappiamo che la promessa di casa fa 18 mesi in botte.
Di legno. In quella di ferro, invece, ci stai ogni volta che bevi Giraldi. Non ti daranno mai alla testa: i vini dei gemelli vanno dritti al cuore. Basta conoscerli per capirlo e vedere quando per strada c’è sempre qualcuno che li ferma con un enorme sorriso al grido di: “Ciao geme’!”. La cantina è un meraviglioso via vai di “bevitori di passaggio”, ovvero quel traffico umano che viaggia in Calabria – per lavoro o per diletto – e fa tappa obbligata in contrada Don Onofrio per un saluto e una scorta di bottiglie. D’estate, poi, solo posti in piedi. Faticoso per chi non va mai in vacanza (in azienda c’è sempre qualcuno), però che meraviglia la gente che ti cerca ed è curiosa di vedere di persona, calpestare le vigne, bere insieme un calice. È anche così che nascono legami profondi. Donna Giuliana (la mamma dei fratelli, non il rosé!) ha la chat piena di messaggi di persone conosciute in occasione delle visite e poi diventate amiche. È il potere del vino. È il potere di chi lavora con dedizione.



Dal nonno astemio ai nipoti produttori
Una dedizione che parte da lontano. I gemelli frequentavano il secondo anno dell’Istituto Tecnico per Geometri quando è scattata la scintilla grazie al prof. di viticultura che li faceva sognare ad occhi aperti. Galeotto fu il libro, insomma. Da quel momento, Pierfrancesco e Alessandro decidono di recuperare i terreni del nonno paterno, un tempo coltivati a grano. Era la loro fonte di sostentamento: i nonni avevano l’orto, le caprette, facevano i fichi infornati e li vendevano. Nemmeno l’ombra di un chicco d’uva: “Nonno e papà, in realtà, erano praticamente astemi!”, raccontano oggi i Giraldi junior. 3mila metri di terreno impiantati a Magliocco e Greco Nero sono la loro “numero uno”, un investimento sulla terra e su un sogno. Da sempre, Pierfrancesco e Alessandro si occupano di tutto, dai filari alla cantina (l’enologo toscano, poi, dà il placet sulle scelte). E pure se gli antichi sostenevano che vale più la pratica che la grammatica, non hanno mai smesso di formarsi e aggiornarsi. È così che si diventa grandi, in vigna e nella vita. Quei 3mila metri oggi sono 18 ettari coltivati a vite e i primi vini imbottigliati (che vendevano a 5mila lire a nonno Antonio, il nonno materno) oggi stanno per raggiungere la cifra tonda delle 100mila bottiglie in produzione. E chi si è sempre affacciato in cantina li ha letteralmente visti crescere insieme all’azienda, portare migliorie, allargare gli spazi dedicati all’accoglienza, rendere sempre più bello un posto che non è solo un luogo di lavoro. È per questo che adesso c’è il cartello work in progress: l’antico casolare del nonno (una struttura con oltre cento anni sulle spalle) sta per diventare una barricaia e un caveau.
Giraldi&Giraldi esportano in Canada, Brasile, Germania, Danimarca, Albania e Inghilterra (post Brexit, meno che negli altri Paesi). Roma e Milano sono grandi bevitrici di Terre di Cosenza ma la forza del loro business è la Calabria: “Il territorio – dicono – ci ha dato tanto negli anni passati e non possiamo dimenticarlo. Anzi. Ne siamo profondamente grati. Se oggi siamo così conosciuti è solo grazie ai nostri ristoratori che hanno creduto in questa azienda. Potremmo esportare di più, anche in Italia, ma non vogliamo limitare le risorse proprio alle attività locali”.
Fuor di retorica: a volte è più semplice andar via che restare. Ed è più semplice esportare che affrontare qualche ostacolo in più e puntare sull’economia nostrana.


L’amore torna sempre indietro
La 2022 è stata un’ottima annata. L’eccessivo caldo dell’estate aveva destato qualche preoccupazione ma la natura sa e alla fine le piogge di settembre sono state una vera manna dal cielo per le vigne. Serve anche un pizzico di speranza a volte. Soprattutto, bisogna crederci. È il loro mantra da sempre, il motivetto che hanno continuato a ripetersi sin all’inizio quando gli esperimenti si sono rivelati degli errori da buttare nel lavello: “L’aiuto dei nostri genitori in questo è stato fondamentale”. Ma la ruota gira e l’amore torna sempre indietro. Come quando con i primi incassi regalarono al padre i biglietti aerei per andare a trovare i fratelli in Canada che non vedeva da un paio di decenni.
L’azienda cresce e i gemelli pure. E quando l’impegno è tutto per la nostra terra vale esattamente il doppio.
di Rachele Grandinetti