Frati innovatori: a Paola una mostra esperienziale tra arte, scienza e fede

È possibile tenere insieme un severo metodo scientifico e una profonda spiritualità? È possibile coniugare rigore matematico e gusto per il meraviglioso e lo stupefacente? È possibile guardare la natura con gli occhi dello scienziato e intravederne le divine leggi che la governano? Sì, è possibile, e la conferma si trova in “Jean François Niceron e Emmanuel Maignan: due padri Minimi, tra scienza e fede”, una mostra a cura Alessio Bortot, Agostino De Rosa e Imago rerum, che sarà inaugurata il prossimo 7 ottobre, nella Sala delle Esposizioni del Santuario di San Francesco di Paola a Paola. Apriranno l’inaugurazione padre Antonio Casciaro, amministratore delegato Fondazione, e padre Francesco Maria Trebisonda, presidente Fondazione. Gli interventi, di prestigio: Alessio Bortot, università degli studi di Trieste, e Agostino De Rosa, università Iuav di Venezia. La mostra regala un’esperienza inedita che, attraverso opere fisiche e ricostruzioni digitali, consentirà ai visitatori di fare un viaggio tra scienza, arte e fede.
I Protagonisti


La mostra è dedicata a Jean François Niceron (1613‐1646) e Emmanuel Maignan (1601-1676), due Padri Minimi, ovvero appartenenti all’ordine dei Minimi, fondato nel XV secolo da San Francesco di Paola. I due frati vissero tra la Francia e l’Italia, e furono protagonisti attivi del contesto artistico e culturale del loro tempo. Furono sì uomini di fede, però sottoposero la fede al vaglio della ragione. Disinteressati al potere temporale, ebbero sempre un approccio intellettualmente onesto, basti pensare che nei loro testi citavano esplicitamente Galileo Galilei, riconoscendogli un valore scientifico che, al tempo, il potere (anche ecclesiastico) criticava.
Le opere

Per comunicare i loro studi, ad esempio sull’ottica e sulla prospettiva, oltre ai trattati, i due frati realizzarono vere e proprie opere d’arte. Qual era il senso privilegiato del Barocco? La vista. Da qui l’idea di creare giochi ottici che coinvolgessero lo spettatore raccontando concetti oltre le parole. Le parole chiave delle loro opere? Prospettiva, uso degli specchi, lenti: strumenti che potevano esaltare la capacità del discernimento, ovvero la capacità di comprendere le differenze tra finzione e realtà. Un impegno estremamente attuale oggi, mentre il cittadino è bombardato quotidianamente da immagini e non è più in grado di discernere ciò che è reale e ciò che è finzione.
Una curiosità
Alla mostra sarà possibile vedere anche un gioco ottico realizzato da Jean François Niceron: guardando in una scatola si possono vedere, grazie al sapiente uso delle lenti, alcune parti del viso di dieci sultani ottomani. L’orecchio di un sultano, il naso di un altro, e via dicendo. Quando si arriva però all’immagine finale, complessiva, si scopre che il volto è quello dell’imperatore cattolico Luigi XIII. Con quest’opera, ottica e politica, Niceron voleva dimostrare che servivano ben dieci sultani ottomani per fare il grande imperatore francese. Una strategia comunicativa brillante che sarebbe stata utilizzata secoli dopo dal cinema e dalla pubblicità per trasmettere messaggi con più livelli di lettura. La mostra sarà allestita a Paola, nella Sala delle Esposizioni del Santuario di San Francesco di Paola. L’inaugurazione si terrà sabato 7 ottobre, e rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2024 per riaprire dal 27 Marzo 2024 al 8 Settembre 2024. Ingresso libero.
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