Dracma, Andrea Naso: abbiamo formato una “comunità teatrale consapevole”
Si avvia alla conclusione la stagione teatrale 2022 / 2023 di DRACMA – Centro Sperimentale d’Arti Sceniche. “Il Teatro in Tutti i Sensi”, questo il nome della rassegna, ha visto avvicendarsi negli ultimi sei mesi sul palcoscenico dell’Auditorium Comunale di Polistena (RC) protagonisti del teatro contemporaneo, della danza e della musica, per una programmazione che si è rivelata come una tra le più interessanti di tutto il territorio regionale e non solo, ricevendo attestati di stima dal pubblico, dalla critica e dagli addetti ai lavori, che ne hanno rimarcato la capacità di regalare al territorio un respiro nuovo.
Venerdì 28 aprile l’ultimo atto con “Don Chisciotte – Tragicommedia dell’Arte”, di Marco Zoppello e Carlo Boso, interpretato e diretto da Marco Zoppello e Michele Mori, una produzione firmata Stivalaccio Teatro / Teatro Stabile del Veneto.
Prima della conclusione della rassegna abbiamo voluto tracciare un’analisi approfondita della stagione appena trascorsa ospitando nuovamente sulla nostra testata Andrea Naso, direttore artistico di DRACMA.
– Una programmazione teatrale all’insegna del contemporaneo e della ricerca. Qual è il bilancio della stagione teatrale 22/23 per Dracma?
Un bilancio oltremodo positivo che ci restituisce soddisfazione su più fronti: sul fronte della quantità prendiamo atto di una crescita importante del pubblico di quasi il 30% rispetto agli anni pre-pandemia (circa 6.500 presenze nel 2022) nonostante l’ampiezza dell’offerta in un lasso di tempo ristretto (da ottobre ad aprile), ma anche di un abbassamento dell’età media in sala, il che lascia ben sperare sul futuro del teatro professionale su questo territorio e che conferma l’efficacia della proposta artistica; soddisfazione anche sul fronte dell’apprezzamento generale della qualità della stagione anche oltre i confini regionali e sulla visibilità e attenzione che ne è scaturita su scala nazionale sia da operatori e artisti sia dalla critica teatrale, aspetto importantissimo per un organismo come il nostro che è stato appena riconosciuto dal Ministero della Cultura. Se su questi risultati ci aggiungiamo i vari gap infrastrutturali, economici e culturali da cui partiamo come territorio, direi che la soddisfazione non può non arrivare alle stelle. Polistena oggi è conosciuta e molto apprezzata nel sistema teatrale italiano come una piazza importante del sud Italia negli ambiti della programmazione, della ricerca e nel sostegno alla produzione teatrale.
– Quattordici spettacoli serali, otto spettacoli pomeridiani dedicati a famiglie e bambini, nove appuntamenti di danza contemporanea, tre di musica: una proposta ricca e variegata. Ripercorriamola.
È risaputo che la stagione teatrale di Polistena è stata la più ricca e varia in termini di qualità e quantità dell’intera Calabria. Con mia soddisfazione, anche gli stessi artisti ospitati, che girano tutti i teatri d’Italia, hanno confermato con stupore l’eccezionalità della nostra offerta artistica, che ultimamente non si vede neanche nei grandi teatri di città: parliamo di 34 titoli da ottobre ad aprile con alcune tra le eccellenze del teatro contemporaneo nazionale e della danza internazionale (alcune mai venute in Calabria), a cui si aggiungono anche altri spettacoli a valenza didattica rappresentati solo per le scuole, per un totale di circa 55 appuntamenti. Non è stato facile armonizzare bisogno d’ innovazione e contemporaneità e quello di attrazione di nuovo pubblico, ma ho cercato di farlo con un’offerta molto varia sia in termini di linguaggi che di contenuti ma anche attraverso la scelta di artisti con maggiore appeal rispetto agli altri anni per via della loro riconoscibilità mediatica: nomi internazionali del teatro e della danza come Peppe Barra, Virgilio Sieni, Compagnia Abbondanza Bertoni, volti noti del cinema oltre che del teatro che si sono cimentati su drammaturgie contemporanee come Francesco Montanari, Paolo Triestino, Edy Angelillo, Gianmarco Tognazzi, o mostri sacri del teatro italiano come Elena Bucci, con cui abbiamo celebrato il centenario pasoliniano, Massimo Verdastro che da solo ha trascinato il pubblico nell’invettiva antifascista di Carlo Emilio Gadda, il grande Peppe Barra, che arriva a Polistena dopo una tournée europea da sold out ; abbiamo celebrato il trentennale della morte di Falcone e Borsellino portando a teatro circa 1000 studenti per lo spettacolo “L’ultima estate” di Claudio Fava; abbiamo avuto giovani eccellenze tra le più premiate e riconosciute dalla critica nazionale (Compagnia Dammacco, Marco Ceccotti, Maragoni/Fettarappa,etc) e tra queste anche un’ importante rappresentanza calabrese (Teatro del Carro, Elvira Scorza, TeatroP).Chiudiamo venerdì 28 con un esilarante Don Chisciotte di Stivalaccio Teatro, la migliore compagnia di Commedia dell’Arte operante in Italia, coprodotta dallo Stabile del Veneto. Una stagione in cui abbiamo riso, abbiamo pianto, ci siamo emozionati e ci siamo arricchiti insieme.
– Dopo un biennio particolarmente difficile, qual è lo stato di salute del teatro in Calabria?
Il teatro professionale in Calabria diciamo che boccheggia da sempre, a prescindere dal biennio pandemico, e se alcune realtà si sono appena affermate su scala nazionale ed hanno avuto il tanto sudato riconoscimento ministeriale è solo grazie a capacità interne e forte spirito di resilienza. È paradossale infatti che alcuni soggetti appena riconosciuti dal MiC nel triennio 22/24 non lo siano ancora dalla Regione Calabria in quel settore specifico (penso ai settori ad esempio della Programmazione teatrale e della Danza non ancora riconosciuti e finanziati stabilmente dalla Regione Calabria), quando la regola dovrebbe essere il contrario ovvero prima arriva il sostegno regionale e poi quello ministeriale. L’assenza di una strategia pubblica di crescita e messa a sistema del teatro professionale pesa come un macigno sull’operato di ciascuna compagnia e si ripercuote a cascata anche sulla creatività giovanile che ne viene inibita e non da ultimo sull’educazione teatrale della popolazione calabrese. È chiaro che ci sono anche alcuni fattori endogeni al settore che ne impediscono la crescita ma la maggior parte dei problemi sono riconducibili agli apparati pubblici. I finanziamenti destinati al Teatro professionale sono pochi e spesso vengono spesi male proprio perché manca una visione strategica da parte degli enti locali. Se la Regione Calabria in primis non decide di “mettere a sistema” le risorse finanziarie, per far sì che i soldi spesi possono generare altre opportunità a favore del settore la Calabria, continuerà ad avere finanziamenti ministeriali esigui e non sufficienti a stimolarne la pratica tra i più giovani, che vanno fuori regione e non tornano. Manca la visione strategica purtroppo e c’è un disinteresse politico verso il nostro settore, forse perché non lo si ritiene politicamente utile. Nonostante la manifestata disponibilità alla collaborazione degli operatori calabresi e i tanti proclami politici fatti e disattesi da tutte le amministrazioni, non c’è mai stato un confronto costante tra apparato pubblico regionale e operatori teatrali, quando invece, come accade nel resto d’Italia, questo dovrebbe essere preventivo alle scelte politiche e non continuare a generare percentuali di finanziamenti ministeriali al settore nell’ordine dello zero virgola. Per rendere l’idea, comparando le regioni del Sud, gli ultimi rapporti 2021 del Dipartimento spettacolo dal vivo del MiC sui finanziamenti alle regioni del Fondo Unico Spettacolo settore Teatro, parlano di oltre € 26.000.000 alla Campania, di oltre € 16.000.000 alla Puglia, di oltre € 13.000.000 alla Sardegna, di oltre € 23.000.000 alla Sicilia, di solo € 1.700.000 alla Calabria. Perché? Perché la Regione Calabria non ha mai adottato una politica di finanziamento sistemico e di sostegno al settore professionale secondo una strategia ponderata e concertata con i più importanti operatori del settore. Cosa che invece si fa da decenni in tutte le altre regioni d’Italia. Questo è lo stato di salute del teatro in Calabria.
– Portare delle proposte dai linguaggi innovativi in un territorio periferico non è per nulla scontato, qual è stata la risposta della comunità e il loro coinvolgimento?
Non è assolutamente scontato e risulta spesso difficile sia per i gap territoriali a cui ho già accennato sia per un pregiudizio culturale che incombe sempre più sulle masse e soprattutto alle nostre latitudini per cui “ se l’artista non si vede in tv o al cinema non merita di essere visto in teatro”, ma se si persevera con l’obiettivo di dimostrare il contrario, ovvero che la riconoscibilità di un artista non sempre (quasi mai) passa dai canali mediatici di massa, allora i risultati arrivano, lentamente, ma arrivano. In nove anni di attività su questo territorio (escludendo i due anni di blocco pandemico) nell’offerta dei vari linguaggi scenici e drammaturgici del teatro contemporaneo, siamo riusciti a conquistare e formare nuovo pubblico e siamo stati ripagati dalla sua crescente soddisfazione. Oggi abbiamo un pubblico che è sempre più attento e preparato ad accogliere e condividere qualsiasi linguaggio scenico proposto. Certo, registriamo ancora qualche pregiudizio quando si usano termini come “innovativo”, “ricerca” o “contemporaneo”, perché probabilmente ancora si associano questi termini a noiosità o pesantezza, ma una volta superato il pregiudizio iniziale registriamo invece un ravvedimento che poi si evolve in un interesse specifico che va anche oltre la “rappresentazione” ma si spinge fino all’approfondimento e alla conoscenza diretta dei protagonisti: cresce infatti la curiosità verso la ricerca e i linguaggi degli artisti e degli autori ospitati e verso le attività divulgative e di laboratorio teatrale che spesso organizziamo a latere degli spettacoli. Non ci ha mai scoraggiati il fatto che qualche teatro vicino a noi potesse attrarre maggiori presenze di pubblico rispetto alle nostre, semplicemente perché non ci ha mai interessato fare programmazioni “da incasso” con nomi televisivi molto discutibili. Credo che ogni operatore culturale che gestisca finanziamenti pubblici debba assumersi una responsabilità istituzionale maggiore rispetto ad altri e fare scelte che vanno prioritariamente verso la funzione pubblica del Teatro. Dispiace invece che importanti teatri storici cittadini in Calabria, che godono anche di finanziamenti regionali, abbiano dimenticato la propria funzione pubblica piegandosi a scelte artistiche discutibili ma più comode. Per quanto ci riguarda posso dire che, rifuggendo da certe logiche da botteghino, se pur con enormi sacrifici, oggi finalmente possiamo dire con orgoglio di aver formato una “comunità teatrale consapevole” che è giovane e non è circoscritta al solo comune di Polistena ma anzi si allunga ben oltre, sull’intera piana di Gioia tauro, fino al versante jonico reggino, al vibonese e addirittura a Reggio Calabria.
– La stagione si avvia alla sua conclusione, state già lavorando alla nuova annualità?
Ho già definito parte della programmazione 23/24, dovendo inviare al MiC anticipatamente l’annualità 2023, e completerò il cartellone entro giugno per poterlo presentare alla stampa già in estate. Posso anticipare che continueremo nel solco della nostra vocazione verso la drammaturgia contemporanea, che avremo nomi noti del teatro nazionale e internazionale e molti degli appuntamenti saranno tappe esclusive per la Calabria. La stagione 23/24 vedrà nuovi importanti partenariati istituzionali per Dracma: a livello regionale siamo diventati partner della Fondazione Teatro Politeama di Catanzaro e del Teatro del Grillo di Soverato con cui condivideremo alcuni titoli e diverse strategie di formazione e servizi al pubblico; a livello nazionale invece siamo diventati partner di InBox, la più importante rete di teatro contemporaneo in Italia, che ci consentirà di avere in stagione gli spettacoli vincitori del bando InBox 2023. Il nuovo cartellone avrà ancora un’ importante sezione di danza contemporanea realizzata col partner Ramificazioni festival, la prosa avrà come sempre una suddivisione in serale e pomeridiana domenicale per le famiglie, mentre ci sarà una sezione di teatro off fuori abbonamento, che molto probabilmente presenteremo in un nuovo spazio ridotto del Teatro; ci sarà anche una sezione corposa in offerta mattutina di teatro scuola a cui sto dedicando molta cura perché è lì, nelle scuole, che il Teatro inizia ad assumere il giusto e meritato valore che dovrebbe avere come strumento di crescita culturale.