Cubasina, il monastero basiliano di Galatro e la sua leggenda

Cubasina è un luogo mistico di cui ai più non dirà nulla. Un luogo che si collocat sui monti tra Giffone e Galatro, nella Piana di Gioia Tauro.
Un posto quasi isolato, difficile da raggiungere, dove sorgono i resti di un monastero intitolato a Sant’Elia. Fu uno dei primi fondati dai monaci greco-basiliani nella zona fuggiti dalla distruzione di Taureana nell’XI secolo dopo Cristo. Una leggenda narra che fuggirono portandosi i resti di Sant’Elia lo Speleota. In particolare, la leggenda racconta che nel 1075 traslarono il corpo acefalo del santo. Abbandonato dai basiliani alla fine del 1400, qualche anno dopo il convento fu occupato dai padri Cappuccini. Danneggiato seriamente dal terremoto del 1783, fu infine soppresso nel 1808 per l’esiguità numerica dei frati che vi dimoravano al suo interno.
Nei mesi estivi è possibile ogni tanto incontrare visitatori che ancora conservano il valore della memoria e della storia.



Gente alla ricerca del silenzio e della contemplazione. Se ne stanno quasi oranti dopo ore di cammino immaginando i fasti antichi e la santità del luogo, ormai abbandonato. È la Calabria delle bellezze nascoste o dimenticate, delle pietre che raccontano i loro passato, che ancora costituiscono, come piccoli scrigni, luoghi della bellezza. Qui nel silenzio più assoluto c’è chi giura di sentire tra le vecchie e possenti mura i canti greci degli antichi monaci, in particolare in prossimità del crepuscolo.




Ricchezze e storia, fede e cultura nei monti della Calabria dimenticata che continua errante una ricerca di sé. Nel convento di Cubasina visse per un periodo di tempo anche il monaco Bernardo di Seminara, che operò sotto il nome di Baarlam (1290-1348). Fu maestro di latino e greco di Petrarca, matematico, filosofo, vescovo di Gerace, teologo e studioso della musica bizantina. Scrisse, anche, di aritmetica, musica e acustica. Il monaco è stato tra i principali fautori della riunificazione fra le Chiese d’Oriente e Occidente.
La sua figura emerge nel bisogno della ricerca di Dio anche in questi mondi, distrutti dall’incuria dell’uomo moderno e dal consumismo nel quale si è ormai adagiato. (rds) (foto di Saverio Corigliano)
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