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Conflenti, Incontri d‘Otre si conclude con presenze raddoppiate

Conflenti, Incontri d‘Otre si conclude con presenze raddoppiate

Si è conclusa con un successo oltre le aspettative “Incontri d’Otre”, l’edizione invernale di “Felici & Conflenti”. L’evento ha raddoppiato le presenze rispetto agli anni precedenti, confermando l’importanza crescente delle tradizioni come motore di rinascita sociale ed economica nelle aree interne del Sud Italia.

Dal 27 al 29 dicembre, il borgo di Conflenti ha accolto zampognari, suonatori, studiosi e appassionati provenienti da tutta la Penisola. Le giornate sono state animate da laboratori di organetto diatonico, danza del Reventino, canto tradizionale e zampogna, coinvolgendo oltre 50 partecipanti. I concerti e le feste serali hanno arricchito il programma, insieme all’ormai tradizionale raduno di zampognari al Santuario della Madonna di Visora.

La crescita dell’evento ha posto sfide logistiche, soprattutto riguardo alla disponibilità di posti letto in un periodo caratterizzato da condizioni climatiche rigide. In risposta, la comunità locale ha aperto le proprie case, accogliendo i visitatori e creando un’atmosfera di autentica ospitalità. Questo gesto riflette il profondo legame con il territorio e l’importanza attribuita alla condivisione delle tradizioni.

L’antropologo Vito Teti sottolinea come “restare significa mantenere il sentimento dei luoghi e camminare per costruire qui ed ora un mondo nuovo”. In quest’ottica, eventi come “Felici & Conflenti” rappresentano un’opportunità per riabitare i paesi, valorizzando il patrimonio culturale e promuovendo una nuova etica dell’abitare.

«Queste parole racchiudono perfettamente lo spirito che anima Felici & Conflenti – dichiarano Alessio Bressi e Antonella Stranges, fondatori dell’evento –. Ogni edizione è una dimostrazione di come sia possibile ridare vita ai nostri paesi, costruendo un futuro che affonda le radici nelle tradizioni che li caratterizzano, sapendole anche interpretare».

Giuseppe Gallo, presidente dell’APS Felici & Conflenti, aggiunge: «La forza di questo evento sta nella comunità che si crea attorno, che va aldilà del semplice atto di ospitalità. È la dimostrazione concreta di come tutto questo possa essere atto di rinascita, perché in grado di coinvolgere persone, tradizioni e territori. Felici & Conflenti non è un festival, ma un nuovo modo di appartenere».

«Abbiamo avuto ospiti da quasi tutta Italia, dal Cilento, dalla Basilicata, i calabresi da nord a sud, dalla Ciociaria e in più, tanti – commenta Christian Ferlaino, coordinatore di Felici e Conflenti – sono passati anche solo per un saluto o per suonare un pezzo e andar via. È una conferma che le tradizioni possono essere uno strumento di sviluppo del territorio gli iscritti sono tantissimi. Abbiamo avuto numeri quasi da edizione estiva, considerando che è comunque un paese di montagna che vive le difficoltà delle comunità dell’entroterra. Vedere tantissima gente in questi giorni è stato veramente un segnale forte per noi. Il lavoro di Felici e Conflenti non si ferma mai, dura tutto l’anno, non solo per l’organizzare del festival, ma anche per organizzare bene tutte le cose – continua Ferlaino – proprio per permettere ad un paesino che in parte è impreparato ad accogliere così tante persone, di farlo al meglio. Il nostro è un continuo lavoro di ricerca, di presenza sul territorio durante le feste, nelle cerimonie. Questo è un elemento di forza della nostra associazione perché, in quello che facciamo, i legami con il territorio sono fondamentali: noi non abbiamo inventato niente, abbiamo semplicemente appreso e continuiamo ad apprendere quello che c’è sul territorio».

Incontri d’Otre 2024 ha offerto anche un viaggio nella tradizione culinaria calabrese, grazie alla partecipazione di chef locali che hanno reinterpretato piatti tipici, arricchendo l’esperienza dei partecipanti. Le “strine” itineranti, canti tradizionali natalizi, hanno animato le serate, creando momenti di festa condivisa nelle piazze di Conflenti.

Il successo di questa edizione invernale ha confermato l’importanza di mettere al centro la valorizzazione di tutte le tradizioni come buona pratica per lo sviluppo sostenibile delle aree interne, creando occasioni di incontro e scambio che rafforzano il tessuto sociale e promuovono una cultura dell’ospitalità e della condivisione.

Ph. Francesco Cristiano

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