Celico Città Celeste, il futuro nel nome di Gioacchino

E ci sarà pure una ragione se la chiamano Città Celeste, sospesa com’è tra terra e cielo. Tra le colline presilane, Celico è infatti la tessera di un racconto antico e bellissimo, scritto e vissuto per dare un senso alla vita degli uomini. Fu proprio Gioacchino da Fiore (1135 circa -1202), che a Celico ebbe i natali, che definì la sua idea di storia secondo una nuova visione di Cristo, “centro dei tempi”. Fu colui che contrappose la “Chiesa di carne”, quella temporale dei “tiepidi” – com’è indicata nell’Apocalisse – a una “Chiesa dello spirito” che si aprisse in concreto e con umiltà alle sofferenze del mondo.


Attorno alla sua figura, Celico ha costruito la sua identità e, per questo, mantiene il legame con la storia in modo così forte. Il pensiero mistico e teologico di Gioacchino da Fiore ha inevitabilmente segnato quel tempo, il suo tempo. Lo stesso Dante si era avvicinato alla filosofia gioachimita mentre frequentava la scuola fiorentina del Convento francescano di Santa Croce. Filosofia che influenzerà la stesura di molti passi della Divina Commedia, in cui lo stesso Abate verrà collocato, nel Paradiso, tra gli Spiriti Sapienti, nel IV Cielo del Sole.

La sua casa natale, sul cui perimetro nacque la Chiesa dell’Assunta, è un luogo incredibilmente simbolico. La sagrestia coincide infatti con l’antica stanza in cui Gioacchino venne alla luce. E non è l’unico segno del suo passaggio. Ne è testimonianza anche il “Sentiero dell’Abate”, un percorso naturale che collega luoghi emblematici come il Ponte di Orlando, un’antica struttura a schiena d’asino sul fiume Cannavino, citato anche nel poema gioachimita “De Gloria Paradisi”. Il ponte è la metafora di un tema centrale nella visione di Gioacchino, e cioè il passaggio dalla vita terrena alla contemplazione mistica. Così come lo sono le località di Margherita, Castelluzzi e Pietra del Gigante che, con le loro sorgenti e altipiani, sono state fonte di ispirazione del suo pensiero, tanto da collocarvi la sua “sede celeste”.




Tutto a Celico ricorda Gioacchino. Tra i tanti murales che si trovano ovunque in paese, anche il più recente realizzato da Agostino Cirimele che mostra Dante e l’Abate, l’uno di fronte all’altro. L’importanza di Gioacchino e il legame con Celico si sono fatti spazio per la prima volta anche nel Cinema. Uscito alla fine del 2024, il film “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”, diretto da Jordan River, esplora infatti il pensiero visionario del mistico, mettendo in luce la sua rilevanza storica e spirituale. Girato in alta definizione e premiato a livello internazionale, è già il film dell’anno giubilare appena iniziato.


Ma il bel centro storico di Celico è custode di altri tesori artistici. La chiesa di San Michele Arcangelo, dove Gioacchino fu battezzato, conserva la preziosa pala dell’altare maggiore “Madonna con il Bambino tra i Santi Giacomo Apostolo e Giovanni Battista” (1582) di Dirk Hendricksz, pittore olandese conosciuto anche come Teodoro D’Errico. Quest’opera manierista rappresenta l’influenza del pittore, che lavorò principalmente a Napoli, anche nei contesti provinciali. La scelta di un artista fiammingo per una chiesa calabrese dimostra la capacità di Celico, già a metà del ‘500, di accogliere artisti di grande talento e di mantenere viva un’alta tradizione culturale.



Un centro storico bello, curato e soprattutto vissuto, così come l’ampio territorio comunale (circa 100 km²) che si estende fin dentro il Parco Nazionale della Sila e include parte del Cecita, il lago più grande della Calabria. Una visione spettacolare, sempre, in ogni stagione, poiché oltre alla bellezza di uno specchio d’acqua circondato per buona parte da boschi fittissimi, c’è una vastità di campi coltivati a patate, quelle uniche e inimitabili della Sila. In particolare, due delle tre frazioni montane di Celico, Salerni e Lagarò sono vocate a questo settore agricolo, ma anche agli allevamenti di suini e bovini. La trasformazione casearia offre una quantità, e soprattutto varietà, di prodotti freschi e genuini da poter gustare in ogni stagione.





Alle patate spetta invece un posto d’onore. Sono protagoniste assolute della cucina calabrese, ma bisogna ricordare che la pataticoltura è la maggiore risorsa economica e culturale per l’agricoltura silana e, per le loro ottime caratteristiche, le patate hanno ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Patata della Sila”. Il Comune di Celico, guidato dal sindaco Matteo Francesco Lettieri, dà il suo costante contributo anche alla valorizzazione di un ortaggio così identitario attraverso l’organizzazione della Sagra della Patata che annualmente, e sempre con maggiore successo, si tiene proprio nella frazione di Lagarò.


La terza frazione montana di Celico è Fago del Soldato. Il nome, per chi conosce bene la Sila, è sinonimo di boschi, foreste rigogliose di pini larici e faggete in cui piacevolmente addentrarsi in percorsi di escursionismo estivo e invernale. È una meta importante, e gli appassionati lo sanno. Qui è facile trovare piccoli produttori che vendono i loro prodotti alla domenica, quando è buona stagione. Patate sicuramente, ma anche formaggi, salumi e sottoli come da tradizione. E poi, d’autunno, è il posto dove poter trovare in vendita i profumati e gustosi funghi porcini, e i rositi, appena raccolti.


La Città di Celico è anche protagonista di eventi che contribuiscono a rafforzare il senso di comunità e a promuovere il territorio. Il Festival dell’Effimero, per esempio, è uno dei più rilevanti. Organizzato dal Comune e dall’Associazione Culturale Sila Antica, nel 2024 ha festeggiato la 14ª edizione richiamando non solo grandi nomi del panorama musicale italiano, ma creando dei panel in cui, come ogni anno, trovano spazio personalità della società civile impegnate nel quotidiano, in realtà non sempre facili, e che a Celico portano la loro testimonianza.




Così come si creano, puntualmente, i momenti di accoglienza dedicati ai sindaci dei comuni vicini con i quali costruire percorsi di crescita collettiva. E poi lo spazio dedicato alle risorse locali, che siano artistiche, sociali, sportive, ognuno porta il suo bagaglio di cose buone da condividere.




Il lavoro dell’Amministrazione comunale ha portato i suoi frutti, anche in termini economici. Il Comune di Celico, infatti, è beneficiario di un bando del Ministero del Turismo, per 2.250.000,000 euro. Una somma destinata, oltre che a iniziative culturali come il Festival dell’Effimero, anche a interventi infrastrutturali nel territorio celichese, presilano e silano, che riguardano il progetto di più ampio respiro ‘Celico città celeste’. È così che il borgo guarda al futuro e cerca diverse e nuove opportunità, con l’obiettivo di consolidare il proprio ruolo come punto di riferimento per il turismo lento, che abbia valenza culturale per tenere in vita la sua storia più bella, e che sia soprattutto, sempre, sostenibile.
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)