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Cantine Ippolito “Taste the art”, responsabilità sociale a colori

Cantine Ippolito “Taste the art”, responsabilità sociale a colori

“Tutti possono raccontare una storia ma le storie meritano di essere raccontate dall’inizio e la nostra è di certo la più lunga”. Parola di Paolo Ippolito che, insieme a Gianluca e Vincenzo (fratelli e cugini di Paolo), rappresenta la quinta generazione di un’azienda di famiglia che parla di Cirò e vino calabrese nel mondo.
Eppure mi piace partire dalla fine perché proprio lo scorso 28 gennaio Ippolito1845 ha portato a casa un nuovo, importante riconoscimento: “Wine in Venice”, la manifestazione che premia una cantina per ogni regione sui principi dell’etica, della sostenibilità e dell’innovazione, ha scelto proprio loro: “Ogni azienda è stata selezionata in base ad un progetto. Noi ci siamo presentati con “Taste the Art”, una iniziativa di responsabilità sociale nata per restituire al territorio quello che il territorio ci ha dato, cerchiamo di essere virtuosi e valorizzare il patrimonio culturale ed enoturistico di Cirò”. Si tratta di una box in limited edition: mille pezzi di un cofanetto che racchiude un mondo a colori. All’interno, sei bottiglie – quelle iconiche – vestite ad hoc dall’illustratore Enrico Focarelli Barone, in arte Frelly: “Ci piaceva il suo modo onirico e scanzonato, leggiadro e colorato di rappresentare il mondo e, come per tutte le cose belle della vita, il nostro è stato un incontro casuale”. Ci si è messo il destino, insomma, racconta Paolo: “Frelly vestiva bene la filosofia Ippolito, quando poi abbiamo scoperto le sue origini calabresi (Frelly vive a Roma ma è di Catanzaro) cosa potevamo chiedere di più?”. Il ricavato è destinato al restauro della Fontana del Principe di Cirò: “Iniziamo da qui ma la progettualità è ripetere negli anni la stessa operazione con altri artisti e altri beni culturali”.

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Paolo Ippolito

Il vino motore di benessere economico

È la risposta all’etica richiesta dalla giuria di “Wine in Venice”. Ma non solo. Perché l’azienda fa anche eticonomia: “L’imprenditore – spiega Paolo – ha un ruolo in una regione come la Calabria afflitta da problematiche che vanno dalla delinquenza alla disoccupazione. Noi, e con “noi” intendo tutte le aziende di Cirò, ci impegniamo a creare anticorpi economici che creino benessere”. “Noi” sono 53 aziende e oltre duemila coltivatori diretti: Cirò è una realtà fiorente e questo fa sì che le persone si dedichino al lavoro onesto. Al lavoro più bello del mondo dice Paolo mentre si allarga in un sorriso. Si fa impresa per migliorare la società in cui si vive, insomma.
Pure l’innovazione e la sostenibilità ci sono e si vedono. L’azienda è da sempre tesa alla salvaguardia ambientale e all’abbattimento delle emissioni con monitoraggi in vigna: “Abbiamo montato un campo sperimentale finanziato dalla “Deloitte” di Londra e impiantato un centro di ricerche e raccolta dati con sonde nel sottosuolo, rilevatori, stazioni, centraline. “È un sistema che, insieme alla Deloitte, ci aiuterà a rilevare e analizzare una serie di dati storici e capire come meglio affrontare l’agricoltura del 2000”.

Un anno da incorniciare

Tre Bicchieri Gambero Rosso, 4 Viti Ais, Tastevin Ais, 5 Grappoli Bibenda, Corona d’oro Touring Club, 5 premi al Merano Wine Festival: “È davvero un anno da incorniciare!”, ammette Paolo facendo un breve rewind degli ultimi mesi. “Quello che ci fa maggiormente piacere è che i premi arrivino da vini diversi a dimostrazione della alta qualità nella media aziendale”. E potremmo continuare a dare i numeri insieme: tre tenute su 100 ettari, 12 etichette e 800mila bottiglie hanno fatto nel tempo di una cantina cirotana Ippolito1845! Il portfolio aziendale è stato diviso equamente in tre aree, Calabria, Italia, estero: “Siamo fortemente radicati al territorio ma perché limitarsi ai nostri confini quando hai un prodotto capace di parlare a tutto il mondo?”.

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In autoctono we trust

Oltre 170 anni di storia: è Vincenzo Ippolito (nonno del nonno di Paolo, Gianluca e Vincenzo) che nel 1845 imprime le sue iniziali su una pietra all’ingresso del casolare di campagna. Oggi è la soglia della cantina in cui convivono passato e futuro, tradizione e tecnologia, orizzonti lontani e senso di appartenenza e tutto all’insegna dell’identità. Non a caso Ippolito1845 punta sull’autoctono e sul monovitigno (parliamo di Gaglioppo – principe di Cirò – Greco Bianco, Greco Nero, Calabrese): è una scelta di rispetto nei confronti del consumatore finale, dice Paolo, perché possa ritrovare in bottiglia profumi e sensazioni che prova quando mastica un acino in vigna: “Il vino non è una bevanda qualunque, è un’emozione in grado di raccontare l’identità di un territorio” e Mare Chiaro, Mabilia, Liber Pater, Pecorello, Pescanera, Colli del Mancuso, 160 Anni, Ripe del Falco, I Mori, Calabrise, Chrysòs e Gemma del Sole sono i grandi protagonisti di questa narrazione su un set che lascia a bocca aperta.

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Il tour in cantina

Siamo a Punta Alice, una lingua di terra che si insinua nel mare dove le vigne godono di vista e brezza. Ma la bellezza non è la meta: è il viaggio. Perché per arrivare in vigna si cammina attraverso un bosco: avrai l’impressione di andare a fare un picnic in stile “Déjeuner sur l’herbee alla fine ti ritroverai in mezzo a filari a perdita d’occhio. Sono le tenute di Ippolito e chi non vede non può credere alla meraviglia e alla grandezza di quanto, generazione dopo generazione, gli Ippolito siano riusciti a costruire. E a rinnovare: il tour in cantina è un vero viaggio tra impianti di ultima generazione e barrique che scandiscono il tempo. Le degustazioni nella wine gallery sono sempre attive dal lunedì al sabato, è sufficiente chiamare in azienda o inviare una email e prenotare. A breve verrà pubblicato anche un calendario dedicato ad open day nei mesi di aprile e maggio. Nella stagione estiva, poi, la wine experience Ippolito1845 ha in cantiere percorsi ad hoc per essere protagonisti dell’enoturismo nostrano. Stay tuned. “In un’azienda vinicola non ci si annoia mai”, dice Paolo, perché il vino abbraccia tanti mondi ed ha un potere: ovunque ti trovi, con un calice di calabrese ti sentirai sempre a casa.

di Rachele Grandinetti

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