Skip to main content
Notizie

Bennato canta Mongiana “che non sarà mai storia né leggenda”

Bennato canta Mongiana “che non sarà mai storia né leggenda”

Un manifesto di denuncia contro l’oblio, gli occhi aperti sulle bugie storiche e sulla questione meridionale, tanto che per un attimo sembra quasi possibile il ritorno alla verità. Eugenio Bennato ha scritto e inciso Mongiana, una canzone dirompente che scava nella memoria della Calabria per restituire luce su un pezzo di passato spesso taciuto o deformato, quello delle Reali Ferriere di Mongiana, una delle più grandi fabbriche dell’Italia preunitaria. La sua musica di anima popolare diventa strumento di ricostruzione storica, di quel “grande sogno di metà ’800” spazzato via dall’unità d’Italia, quando “Mongiana diventa una fabbrica chiusa” e si cancella la traccia di un primato industriale che avrebbe potuto riscrivere l’immagine del Meridione. C’è il luogo e ci sono i personaggi marginali, i 2800 lavoratori rimasti fuori dal lavoro, e dalla storia stessa. Nel testo semplice e tagliente si susseguono domande che suonano come un’eterna richiesta di un perché che non troverà risposte, ma che sono uno schiaffo sonoro, mollato a chi sospese per sempre l’illusione di “Mongiana che fabbrica, Mongiana che sogna che le sue rotaie vanno fino a Bologna”.

«Fra le tante storie che il mio sud mi ha raccontato – spiega Bennato – quella di Mongiana è forse la più clamorosa, perché va a ribaltare un’immagine consolidata da decenni e da secoli, l’immagine di una Calabria arroccata nelle sue antiche tradizioni e incapace da sempre di interpretare e affrontare la modernità. Eppure, le splendide case operaie costruite a metà Ottocento sono lì e ci rimandano alla presenza di 2800 operai e tecnici che curavano la produzione siderurgica della più grande fabbrica dell’Italia preunitaria, sfornando l’acciaio utilizzato per il ponte sul Garigliano e per le rotaie della ferrovia che da Napoli saliva a Bologna. Con l’Unità quella fabbrica fu dismessa e gli altoforni furono trasportati a Terni e a Lumezzane. A parte la dissennata dismissione, mi ha scosso la totale rimozione del nome Mongiana da tutti i libri di storia, da tutti i pensieri, da tutti i ricordi. Al punto che oggi quel racconto appare come un sogno lontanissimo dalla realtà. E allora mi viene incontro la realtà della musica popolare calabrese, per provare a infrangere con il suo ritmo quel tabù impenetrabile, quella storia incredibile».

Su un bellissimo video di animazione, Bennato canta la storia con lo stile musicale ed un parlato che appartengono solo a lui, sui ritmi familiari della musica popolare del Sud. Per Mongiana, rilasciato il 22 novembre e che anticipa il nuovo disco di inediti che sarà pubblicato il prossimo 10 gennaio 2025, il cantautore si è avvalso della collaborazione dell’Orchestra Sinfonica Brutia di Cosenza diretta dal Maestro Francesco Perri; primo violino, Manuel Arlìa.

Mongiana – testo e musica Eugenio Bennato

Che fine ha fatto quel grande sogno che era il grande sogno di metà 800?

Che fine ha fatto il nome di Mongiana che era la più grande fabbrica d’Italia?

Che fine ha fatto quella produzione che era il grande primato del Meridione?

Che produceva acciaio, produceva ghisa, quando ancora l’Italia era Italia divisa.

Ma nel ‘60 senza neanche una scusa, Mongiana diventa una fabbrica chiusa.

E da quel giorno la parola Mongiana diventa per l’Italia una parola strana.

L’Italia unita deve andare avanti e quella fabbrica che aveva cent’anni

diventerà in poco più di un mese archeologia industriale calabrese.

Che fine ha fatto quella fabbrica viva che fabbricò la prima ferrovia?

Che fine ha fatto quella fabbrica spenta che non sarà mai storia né leggenda?

E com’è possibile che sia esistita se la sua canzone non si è mai più sentita?

Esiste un’unica risposta che quadra: Mongiana non c’è perché non c’è mai stata.

Non c’è mai stata ma si lascia fuori 2800 lavoratori.

E la parola d’ordine che arriva dall’alto è che non si sappia che fine ha fatto.

Mongiana che fabbrica, Mongiana che sogna che le sue rotaie vanno fino a Bologna

che c’era una volta e adesso non c’è più. Mongiana Calabria profondo Sud.

Ed anche il suo nome si perda nel buio della sua fabbrica

così nessuno all’idea di Calabria assocerà mai l’idea di ingegneri e di operai

ma alla Calabria assocerà sempre l’idea di briganti o di povera gente

vediamo già lascerà l’Italia per Svizzera, America e Germania.

E ormai questa storia è una storia lontana

ma almeno qualcuno ricordi Mongiana

qualcuno che pensi qualcuno che scriva qualcuno che canti qualcuno che dica

che fine ha fatto quel grande sogno che era il grande sogno di metà 800

che fine ha fatto il nome di Mongiana che era la più grande fabbrica d’Italia.

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)

Foto di copertina Amedeo Gioia

Tag correlati
Condividi
Carrello0
Non ci sono prodotti
Continua a fare acquisti
Search
×