Archeologia di un abitare, la Villa Romana di S. Aloe
Uno stile di vita, un modo di vivere e di abitare, in luoghi ritenuti meravigliosi e privilegiati. L’età dello splendore. È quello che ha caratterizzato un quartiere romano esistito nella Calabria del II e III sec. d.C. Affiora dal passato, dal suolo archeologico nella zona di S. Aloe a Vibo Valentia. Appartiene all’area del Parco Archeologico Hipponion e di questo sito ne è evidentemente il settore urbano più grande: lascia intravedere infatti la preesistenza di una serie di domus romane che testimonierebbero come, in questa zona, ci sia stata persistenza dell’abitare.
Qui le domus erano quasi tutte pavimentate con mosaici policromi, quello più antico è databile nel II sec. d.C. ed è decorato da un emblema centrale che illustra una Nereide nuda che si lascia trasportare da un ippocampo in un mare pieno di delfini stilizzati, mentre un velo aperto a conchiglia incornicia in alto le figure. Tre fasce concentriche si dipartono dal centro verso l’esterno, decorate, la prima, con anatre e trampoliere in ambiente lacustre, la successiva con motivi geometrici in bianco e nero, e l’ultima con tralci vegetali ed uccelli che si dipartono da kantharoi centrali. Più recente è poi il mosaico che arredava l’atrio di un complesso termale, quindi decorato con pesci, pavoni, e le quattro stagioni. Curioso il rimando di alcuni di questi mosaici e di alcune ceramiche, tra cui molte stoviglie, al paesaggio africano, una nota dovuta probabilmente alla stretta relazione commerciale con l’Africa che, in epoca romana, interessava tutta la regione. Le terme pubbliche, così come le domus nobiliari, le strade lastricate e gli artistici mosaici riaffiorano per sottolineare la magnificenza del periodo romano in terra vibonese. Alcuni ritrovamenti infatti, lasciano definire l’esistenza di quelle che sono state le mura di cinta della città custodita nel tempo nel quartiere di S. Aloe. Mura di cinta che delimitano la zona come una città più piccola rispetto a quelle di derivazione greca, ma espressione di un modus vivendi che tra paesaggio e complessi termali sapeva cogliere tutte le sfumature di una terra bellissima, che dalla collina si affacciava sul mare con il suo porto. Ancora oggi questi luoghi sono capaci di restituire testimonianze di tutte le epoche, di leggere nei modi di vivere e di svilupparsi, di comprendere in che modo il territorio veniva valorizzato. Una lettura considerevole se si pensa che in quella che fu Veipuna, Hipponion, Vibona e poi Monteleone vi giunsero Pirro e Giulio Cesare, così come Cicerone ed Ottaviano.
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