A Scolacium le iscrizioni che rivelano usanze romane

Quando si cammina per Scolacium (Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro), dapprima nel parco e poi nel museo, l’immaginazione ti catapulta nella colonia romana di 2000 anni fa.
Delle aree coloniali fortemente caratterizzate dal modus vivendi dell’antica Roma, forse Scolacium è in Calabria la realtà più rappresentativa.
Il lavoro degli archeologi e quello di chi ha allestito le vetrine museali consentono di capire la quotidianità della Minervia Nervia Augusta Scolacium di I-II secolo d.C. (ma fondata nel II a.C.).

Tra i vari reperti studiati spiccano alcune iscrizioni, una presente sulla pavimentazione della strada principale (iscrizione prelevata dal sito ed esposta nel museo), l’altra ripescata tra le murature del teatro, un blocco di pietra calcarea posizionato nelle prime sale del museo. Entrambe le due iscrizioni ci dicono una cosa molto significativa sulla volontà dei privati di incidere nelle politiche pubbliche.
Nelle antiche colonie romane, spesso, durante i lavori di pubblica utilità e tutti quelli che erano i lavori inerenti il decoro urbano e l’urbanistica, erano proprio i privati a farsi avanti per migliorare e completare i lavori che riguardavano la collettività.

Ed è così che leggiamo l’iscrizione che ci spiega come sia stato Lucio Decimio Secundione ad aver realizzato degli scalini che collegavano il foro (la piazza) con il decumano (l’arteria stradale principale paragonabile alla statale106). Allo stesso modo leggiamo di un tale Lucio Gavio, magnanimo donatore, autore probabilmente di un intervento su qualche monumento dedicato a una dea (oggi diremmo alla statua di un santo), chiamata Fors Fortuna. La grandezza (anche economica) di Roma si vedeva proprio da questi particolari.
Difficile immaginare oggi un privato che impegna una somma per completare un’opera pubblica, abituati come siamo ad aspettare l’esclusivo intervento delle istituzioni statali, regionali o comunali. (Antonello Zaccaria, guida turistica)
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